Author Archives: Cesare Bianchi

Coldiretti: ecco la black list dei prodotti alimentari più contaminati 

È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti, condotta sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf), e diffusa in occasione dell’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione: alcuni cibi contaminati e pericolosi per la sicurezza alimentare rischiano di finire nel carrello degli italiani in cerca di risparmio.

Nel 2022, sul totale dei 317 allarmi rilevati, 106 riguardavano importazioni da stati dell’Unione Europea (33%), 167 da Paesi extracomunitari (53%) e solo 44 (14%) erano prodotti con origine nazionale.
In pratica, oltre otto prodotti contaminati su dieci provengono dall’estero (86%), in particolare, fichi turchi, pistacchi iraniani, spezie indiane e litchi cinesi.

Dai fichi secchi turchi al pollo polacco: attenti a tossine, batteri e pesticidi

I pericoli maggiori per la salute dei consumatori italiani provengono dai fichi secchi della Turchia, contaminati dalle aflatossine, dal pesce spagnolo, per l’alto contenuto di mercurio, dalla carne di pollo polacca, contaminata da salmonella, e da cozze e vongole spagnole, sempre con salmonella insieme al batterio dell’escherichia coli.

Molto pericolosi anche i pistacchi di Turchia, Iran e Stati Uniti per l’elevato contenuto di aflatossine cancerogene, erbe e spezie indiane e litchi cinesi, per la presenza di pesticidi oltre i limiti consentiti, e anche ostriche francesi al norovirus, che provoca violente gastroenteriti.
È un’emergenza che non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo, ma che si estende anche a quelli più ricchi.

Cibi stranieri oltre dieci volte più pericolosi di quelli italiani

Insomma, cibi e bevande straniere sono oltre dieci volte più pericolosi di quelli Made in Italy, con il numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari oltre i limiti di legge pari al 6,4% del totale, rispetto alla media dello 0,6% dei campioni di origine nazionale.

In caso di allarme alimentare le maggiori preoccupazioni sono però determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio. Con il rischio di generare un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi, e che spesso mette in difficoltà interi comparti economici.

Indicare la provenienza anche di vegetali, semi e funghi in busta

Grazie alla battaglia della Coldiretti arriva l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine anche per frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole e altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano.

Un risultato ottenuto con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’UE del regolamento delegato 2023/2429, che avrà piena attuazione a partire dal 1° gennaio 2025.
Tuttavia, la provenienza resta sconosciuta in diversi casi: dai succhi di frutta alle marmellate, dai legumi in scatola al pane fino ai biscotti, senza dimenticare l’esigenza di arrivare anche nei ristoranti a indicare la provenienza della carne e del pesce serviti a tavola.

Sostenibilità e obiettivi ESG, italiani ancora poco preparati 

La sostenibilità è un concetto noto a tutti, ma solo poco più della metà degli italiani ha familiarità con l’Agenda 2030, mentre in pochissimi conoscono gli obiettivi ESG.
Questa è la rivelazione anticipata del Rapporto Annuale dell’Esg Culture Lab, intitolato ‘La cultura della sostenibilità in Italia’, a cura di Eikon Strategic Consulting Italia Società Benefit. 

Solo il 24% conosce il significato di ESG

Il 97% degli italiani ha sentito parlare almeno una volta di sostenibilità, ma solo il 24% sa cosa significhi ESG, acronimo di Environmental, Social, Governance, criteri fondamentali per valutare la governance ambientale, sociale e aziendale di un’impresa o di un’organizzazione.

Il dato sulla consapevolezza degli ESG si accompagna ai numeri sulla diffusione di questi temi sui social network delle principali 300 aziende italiane. Secondo l’Esg Social Channel Tracker, focus mensile dell’Esg Culture Lab di Eikon Italia Società Benefit, su circa 146.000 contenuti pubblicati da queste aziende sui propri account social da gennaio a ottobre, solo l’11% riguarda temi ESG.
Tuttavia, tali post attirano maggiormente l’attenzione degli utenti, ottenendo un tasso di coinvolgimento del 0,48%, superiore al 0,31% dei contenuti non legati agli ESG.

Sui social le aziende puntano sui temi ambientali 

Per quanto riguarda i criteri ESG, emerge dal Tracker che le aziende si concentrano principalmente sulla comunicazione dei temi ambientali (62% dei post), mentre l’area sociale è marginale (36%). Solo il 2% dei post è dedicato a progetti o iniziative legati a donne o giovani, nonostante i post su questi temi raggiungano un alto tasso di coinvolgimento (0,64%), il doppio rispetto agli altri e anche superiore alle tematiche ESG.

Paola Aragno, vicepresidente di Eikon Italia Società Benefit e docente di Metriche della Comunicazione all’Università Lumsa, commenta l’importanza di queste analisi, considerando che i social sono una delle principali fonti di informazione sugli obiettivi ESG per gli italiani.
Secondo il Rapporto Annuale dell’Esg Culture Lab, oltre il 30% degli italiani apprende degli obiettivi di sostenibilità tramite i social network, alla pari con i giornali, mentre la televisione rimane la principale fonte di informazione (59%).

Le nuove sfide della sostenibilità 

Il Rapporto Annuale dell’Esg Culture Lab viene presentato nella sua versione definitiva il 29 novembre a Palazzo dell’Informazione durante l’evento “Le nuove sfide della sostenibilità”, organizzato da Eikon Italia Società Benefit in collaborazione con il Gruppo Adnkronos.
All’evento partecipano figure di spicco come il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e la Presidente Popolari Europeisti Riformatori ed ex ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti, tra gli altri. 

Big Data: in Italia un mercato da 2,85 miliardi di euro

In Italia nel 2023 la spesa delle aziende in infrastrutture, software e servizi per la gestione e l’analisi dei dati cresce del +18%, raggiungendo il valore di 2,85 miliardi di euro. L’83% è imputabile a grandi imprese, il 17% a microimprese e Pmi.

La crescita è trainata dalla componente Cloud (27% del mercato), particolarmente marcata nel settore manifatturiero e nel comparto Telco e media. GDO/Retail, PA e Sanità registrano una crescita in linea con la media di mercato, mentre il settore bancario è primo per spesa in ambito gestione e analisi dati in relazione al budget ICT.
Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Big Data & Business Analytics della School of Management del Politecnico di Milano.

Migliora la maturità delle grandi aziende

Secondo il Data Strategy Index cresce la percentuale di grandi aziende italiane di livello avanzato (20% vs 15% nel 2022), ma un terzo (32%) è ancora immaturo o ai primi passi.
All’interno delle organizzazioni sono ormai diffuse figure professionali per la valorizzazione dei dati. Il 77% delle grandi aziende ha già un Data Analyst, il 49% un Data Scientist e il 59% un Data Engineer. Tuttavia, il 77% ha difficoltà a trovare le figure richieste.

Sul fronte delle Pmi, 4 su 10 non hanno alcuna figura dedicata, neanche parzialmente, all’analisi dei dati.
Il 57% si è dotata di un software di data Visualization & Reporting (+8% sul 2022), ma si tratta per lo più di un utilizzo sporadico, con investimenti molto contenuti. Il foglio elettronico rimane ancora estremamente diffuso.

Cresce la spesa per gli Analytics

“Nel 2023 cresce la spesa per gli Analytics, e il livello di maturità delle imprese italiane nella gestione dei dati – spiega Alessandro Piva, responsabile della ricerca dell’Osservatorio -. Tuttavia, il forte interesse non corrisponde sempre a un cambio di rotta decisivo: sono ancora una minoranza le organizzazioni con una Data Strategy di livello corporate. Serve un ulteriore salto per cogliere le opportunità offerte dalle nuove frontiere tecnologiche, tra tutte l’Intelligenza artificiale generativa. Le aziende più mature stanno già sperimentando nell’ambito gestione e analisi dei dati con la Generative AI, alla ricerca di nuove strade per estrarre insight di valore da dati non strutturati o migliorare il processo di gestione e analisi”.

Obiettivo: costruire una buona data experience

“Il grande interesse suscitato nel 2023 per la Generative AI ha contribuito ad accendere i riflettori sull’importanza di avere a disposizione dati di buona qualità, fondamenta per rendere affidabili, e dunque utilizzabili, i risultati degli algoritmi – aggiunge Carlo Vercellis, responsabile scientifico -. Mentre l’innovazione avanza, però, la situazione di incertezza economica e geopolitica rischia di far ritardare gli investimenti, non tecnologici, ma soprattutto organizzativi e culturali, per proseguire nel percorso di valorizzazione dei dati. L’obiettivo delle imprese deve essere quello di costruire una buona data experience, intesa come l’esperienza complessiva di un utente in ogni fase di relazione con i dati, capace di fare la differenza nell’impatto di soluzioni di Analytics”.

Mutui: dalla BCE stop ai rialzi. Rate ferme a +294 euro 

I dati arrivano dall’analisi di Facile.it e Mutui.it: con la decisione da parte della Bce di arrestare il rialzo ai tassi di interesse, l’aumento sulle rate dei mutui variabili italiani dovrebbe fermarsi a +294 euro rispetto a gennaio 2022.
L’analisi è stata realizzata sulla simulazione di un finanziamento a tasso variabile di 126.000 euro in 25 anni, LTV 70%, Tan iniziale 0,67% (Euribor3m+1,25%).
Analizzando un mutuo medio variabile la rata mensile è infatti passata da 456 euro di gennaio 2022 ai 750 euro di oggi, in aumento del 64%.
Sommando i rincari mensili, l’esborso aggiuntivo per i mutuatari è stato addirittura superiore ai 2.850 euro.
Con la fine degli aumenti i mutuatari potranno quindi tirare un parziale sospiro di sollievo, ma la pressione sulle famiglie resta elevata, e prima di vedere un calo bisognerà aspettare il 2024.

Dal 2024 inizia il calo?

Guardando alle aspettative di mercato (Futures sugli Euribor a 3 mesi aggiornate al 23 ottobre 2023) bisognerà aspettare il 2024 per vedere i primi segnali di calo.
A ottobre l’indice Euribor a 3 mesi si è mosso intorno al 3,95%, e secondo le previsioni, a marzo 2024 dovrebbe scendere a 3,93%, per poi arrivare a 3,75% a giugno, e 3,35% a dicembre 2024.
Se ciò avvenisse, la rata del mutuo medio presa in esame a marzo 2024 resterebbe uguale a quella di oggi (750 euro), per poi scendere a 737 euro a giugno e a 708 euro a dicembre 2024.

Fisso o variabile, quale scegliere oggi?

Ma per chi è alle prese con l’acquisto della casa e alla ricerca di un mutuo, quale tasso conviene sottoscrivere?
Secondo le simulazioni di Facile.it, prendendo in considerazione il mutuo standard utilizzato nell’analisi, i migliori tassi fissi (TAN) disponibili oggi online partono dal 3,79%, corrispondenti a una rata di 651 euro, mentre per un mutuo variabile la migliore offerta parte da un TAN di 4,71%, con una rata di 709 euro.

“Bisogna avere le spalle larghe per i momenti di difficoltà dei mercati”

“Non esiste in assoluto una scelta migliore di un’altra riguardo alla tipologia di tasso e le variabili da tenere in considerazione sono molte e soggettive – spiegano gli esperti di Facile.it -. Per chi non vuole rischiare la soluzione più adatta è il tasso fisso, che a oggi non solo garantisce la stabilità della rata, ma risulta anche più conveniente rispetto alla cedola di partenza un mutuo variabile. Chi, invece, è più incline al rischio e dispone di una maggiore capacità reddituale potrebbe optare per un tasso variabile. Si tratta di fare una piccola scommessa, ovvero che a partire dal nuovo anno le rate comincino a frenare la loro ascesa e poi a inizino scendere. Sul lungo periodo, in effetti, i tassi variabili si sono dimostrati nella maggior parte dei casi più convenienti, ma bisogna avere le spalle larghe per i momenti di difficoltà dei mercati”.

Generazione Z e il cibo: un rapporto sano e giusto

Una recente ricerca condotta da Ipsos per l’Osservatorio Cirfood District ha esaminato il rapporto delle giovani generazioni con il cibo e la ristorazione.
I risultati, considerato che il campione era composta da ragazzi e ragazze fra i 16 e i 26 anni, sono per certi versi sorprendente e indicano una grande maturità da parte delle nuove generazioni in tema anche di benessere, salute e sostenibilità.

Benessere fisico e alimentazione

La ricerca sottolinea che il 73% dei giovani è soddisfatto del proprio peso, mentre il 67% è contento della forma fisica. Questi risultati sono attribuiti all’attività sportiva e al rapporto con l’alimentazione.
Tuttavia, emerge una certa difficoltà nel bilanciare l’alimentazione e la salute, con il 27% dei ragazzi che reputa questo equilibrio spesso difficile.  La ricerca ha identificato quattro comunità di sentimenti tra i giovani e il cibo: i pacificati (44%), gli sregolati (25%), i compiaciuti (16%), e gli esigenti (15%). Queste categorie riflettono le diverse relazioni dei giovani con il cibo, dal rapporto sereno a quello conflittuale.

Il menù perfetto per la Generazione Z

Per la Generazione Z, il cibo ideale è semplice (36%) senza  ingredienti complessi o troppe lavorazioni. Ma mangiare è anche un momento di svago (24%) per imparare nuove ricette, tradizioni e culture, oltre a essere un mezzo per migliorare la salute (22%) e ricaricare le energie (20%). Per quanto riguarda la qualità, i giovani privilegiano i prodotti Made in Italy (38%), gli alimenti sostenibili (27%), quelli privi di antibiotici o ormoni (27%) e provenienti da allevamenti rispettosi del benessere animale (26%).
Questi risultati rivelano una chiara consapevolezza tra i giovani dell’importanza di modelli alimentari responsabili e sostenibili.

Sostenibilità nel sistema alimentare

Il 91% degli intervistati concorda sulla necessità di ripensare il modo in cui il cibo viene prodotto e consumato. Questo favorisce un sistema alimentare globale più sostenibile, a discapito di modelli che accelerano la deforestazione, il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità.

Mangiare fuori, cosa piace di più?  

I pasti preferiti dalle nuove generazioni includono pizza (50%), pasta (42%), frutta fresca (42%), carne bianca (39%), riso e cereali (38%).
Uscire piace, e molto: il 66% dei ragazzi cena fuori casa almeno una volta a settimana, in ristoranti italiani, fast food e pub. Questi pasti rappresentano un’importante occasione di socialità per i giovani.

Mercato Cloud: si consolida nel panorama aziendale italiano

Il mercato Cloud italiano nel 2023 ha registrato una crescita significativa, raggiungendo un valore complessivo di 5,51 miliardi di euro, in aumento del 19% rispetto al 2022. Questo segnala un consolidamento della presenza del Cloud nel panorama aziendale italiano, nonostante alcune sfide legate alla situazione geopolitica, alla crisi energetica e all’inflazione crescente che potrebbero influenzare il settore.

Il comparto Public & Hybrid Cloud cresce del 24%

Tra le componenti del mercato Cloud, il Public & Hybrid Cloud, che comprende servizi forniti da provider esterni e l’interconnessione tra Cloud pubblici e privati, ha evidenziato la crescita più significativa, raggiungendo una spesa di 3,729 miliardi di euro, con un aumento del 24% rispetto all’anno precedente. Questa componente sta diventando sempre più rilevante, evidenziando l’importanza della flessibilità nell’ambiente Cloud.

Le grandi imprese concentrano l’87% della spesa totale

La spesa Cloud in Italia è principalmente rappresentata dalle grandi imprese, che contribuiscono all’87% della spesa totale. Tuttavia, anche le piccole e medie imprese (PMI) stanno adottando servizi in Public Cloud in modo crescente, con una crescita del 34% rispetto al 2022, raggiungendo un totale di 478 milioni di euro.
Nel dettaglio, i servizi infrastrutturali (IaaS) sono cresciuti del 29% raggiungendo 1,511 miliardi di euro, equiparando la quota rappresentata dai servizi Software (SaaS). Questo aumento è stato sostenuto dagli investimenti delle grandi imprese in progetti strategici pluriennali, con contratti a tariffe bloccate, che hanno contribuito a mitigare gli effetti dell’inflazione. Il settore del Public & Hybrid Cloud è trainato principalmente dallo IaaS, che ora rappresenta il 41% del mix complessivo.

Inoltre, il Platform as a Service (PaaS) ha registrato un aumento del 27% raggiungendo 686 milioni di euro, grazie alle opportunità legate all’Intelligenza Artificiale e all’analisi dati. Il Software as a Service (SaaS) ha registrato un aumento del 19%, raggiungendo un valore complessivo di 1,532 miliardi di euro.

La trasformazione? Passa da una nuova cultura organizzativa 

Nonostante il successo del Cloud tra le grandi imprese, le sfide principali per una vera trasformazione digitale rimangono. Inoltre, esiste ancora una cultura organizzativa diffusa che misura l’efficacia del Cloud principalmente in base al risparmio sui costi rispetto a una configurazione on-premise, invece di considerarlo come un abilitatore dell’innovazione.

Questo aspetto ostacola la vera trasformazione. Infine, la gestione finanziaria del Cloud è diventata una sfida per molte organizzazioni, con il 74% che continua a gestire risorse e costi del Cloud secondo le logiche tradizionali dei sistemi on-premise. Ciò comporta difficoltà gestionali e può portare alla riduzione di servizi. Pertanto, per affrontare questa sfida, è necessario adottare approcci innovativi come il FinOps e sviluppare una maggiore maturità nella gestione dinamica delle risorse economiche dedicate al Cloud.

Quali sono oggi le professioni più desiderate?

La società cambia rapidamente e, con essa, anche l’appeal delle varie professioni. Quali sono quelle che oggi attirano di più? A questa domanda risponde una ricerca condotta da Adecco, società del gruppo The Adecco Group focalizzata sullo sviluppo e la valorizzazione delle risorse umane, cha evidenziato come le opinioni degli italiani sulle professioni più ambite siano cambiate notevolmente rispetto a dieci anni fa.

Le professioni in ambito sanitario conquistano punti

I risultati dello studio mostrano un aumento significativo dell’interesse per le professioni nel campo sanitario e del benessere psico-fisico. Questo cambiamento è in parte dovuto al ruolo cruciale che i professionisti di questi settori hanno svolto nel superare le sfide della pandemia degli ultimi anni. Ad esempio, l’interesse per la professione di Medico è cresciuto del 85%, mentre quello per l’Infermiere è aumentato del 39%. Le professioni legate al benessere mentale e fisico hanno registrato un vero e proprio boom, con un aumento del 148% per lo Psicologo e del 349% per il Nutrizionista. Tali incrementi riflettono una maggiore sensibilità verso la salute mentale e l’importanza di una dieta equilibrata per uno stile di vita sano. Tuttavia, l’interesse per la professione di Personal Trainer è diminuito del 5%.

Formazione umanistica sì, ma unita alla tecnologia

Le professioni umanistiche, invece, si trovano in una situazione altalenante. Nonostante le preoccupazioni riguardo all’effetto della tecnologia e dell’Intelligenza Artificiale sulla domanda di queste professioni, c’è ancora un forte interesse in Italia per tali carriere. L’innovazione tecnologica ha spinto le aziende a cercare professionisti con competenze umanistiche arricchite da conoscenze digitali. Rispetto a dieci anni fa, c’è stato un notevole aumento nell’interesse per le carriere legate alla diffusione della conoscenza e alla narrazione, con un aumento del 75% per gli aspiranti Scrittori, del 78% per coloro che vogliono diventare Professori e addirittura del 123% per chi aspira a diventare Insegnante. Tuttavia, l’interesse per la professione di Archeologo è diminuito del 51%, mentre quello per il Giornalista è sceso del 9%, probabilmente a causa delle sfide e delle opportunità ridotte in questi settori.

Lo spettacolo piace solo se è social

Il settore dello Spettacolo e dell’Intrattenimento è uno dei più influenzati dai cambiamenti degli ultimi dieci anni. L’ascesa dei social network e la diffusione delle piattaforme di streaming hanno ridefinito completamente il panorama. L’interesse per diventare Cantanti è diminuito del 50%, mentre quello per diventare Youtuber è sceso del 13%. In compenso, la professione di Influencer ha registrato un aumento impressionante del 505%, sebbene fosse ancora in fase embrionale nel 2013. Inoltre, ci sono differenze di genere evidenti, con un aumento del 41% nell’interesse maschile per la professione di Modello e una diminuzione del 39% per quella di Attore, mentre per le donne è il contrario, con una diminuzione del 17% per la professione di Modella e un aumento del 5% per quella di Attrice.

Avvocato ni, sportivo sì, carabiniere no

Le professioni giuridiche sembrano non esercitare più lo stesso fascino di un tempo. L’interesse per diventare Giudice è diminuito del 20%, mentre per l’Avvocato è sceso del 28%, con l’unica eccezione del Notaio, che ha registrato un aumento del 116% nell’interesse rispetto a dieci anni fa.
Nel campo delle professioni sportive, il Calcio rimane una professione attraente in Italia, con un aumento del 27% nell’interesse, ma il Pilota è la professione in maggiore crescita, con un aumento del 44%. L’interesse per la professione di Allenatore è invece diminuito del 9%. Infine, c’è un calo significativo dell’interesse verso le professioni legate alla sicurezza e alle Forze dell’Ordine. L’interesse per la carriera di Poliziotto è diminuito del 21%, quello di Pompiere del 32% e quello di Carabiniere addirittura del 42%. Questo trend solleva questioni importanti riguardo alla necessità di rendere queste professioni più attraenti per garantire la sicurezza pubblica.

Cybersecurity: aumentano i furti di dati e gli alert sul dark web

Nel primo semestre dell’anno il numero di account che in tutto il mondo hanno visto compromesse le proprie credenziali è aumentato significativamente, spesso in combinazione con altri dati estremamente preziosi per gli hacker. Continuano quindi ad aumentare le attività fraudolente degli hacker, con il conseguente aumento anche del numero degli alert inviati sul dark web, arrivato a 911.960, per una crescita del +17,9% rispetto al secondo semestre 2022. Sull’open web, invece, il numero degli alert inviati è stato di oltre 45.600, segnando però una decrescita del -26,9% rispetto allo stesso periodo. Sono alcune delle evidenze principali emerse dall’ultima edizione dell’Osservatorio Cyber realizzato da CRIF.

“Le credenziali di account sono sempre più appetibili per i frodatori”

“Le evidenze dell’Osservatorio Cyber ci fanno riflettere sui rischi relativi alla circolazione dei nostri dati online – commenta Beatrice Rubini, Executive Director di CRIF -. In particolare, le informazioni di contatto e le credenziali di account diventano sempre più appetibili per i frodatori, rendendo possibili truffe e furti di identità. Infatti, se i criminali riescono a entrare in possesso di molteplici dati personali che aiutano a completare il profilo della vittima, riescono a progettare meglio gli attacchi, sfruttando anche tecniche di social engineering”.
Ma un’altra minaccia in forte crescita soprattutto per le aziende è il ransomware. Attraverso la double extortion, la duplice estorsione, oltre a subire il furto e la compromissione di informazioni sensibili, aumenta anche il rischio che queste vengano diffuse sul dark web. 

Il fenomeno in Italia

Per quanto riguarda l’Italia nel primo semestre 2023 oltre il 40% degli utenti ha ricevuto un alert relativo ai propri dati. Più in particolare, si rileva un aumento complessivo degli alert inviati relativamente a furto di dati monitorati sul dark web: praticamente 4 utenti su 5 hanno ricevuto avvisi di questo tipo. Sul web pubblico, invece, dove i dati sono praticamente accessibili a chiunque, gli utenti allertati sono stati il 20,5%. Qui i dati più frequentemente rilevati sono stati il codice fiscale (55,1%) e l’indirizzo email (32,3%), seguiti da numero di telefono (7,6%), username (2%) e indirizzo postale (3%).

Cosa fare?

“Bisogna prestare particolare attenzione alle e-mail e ai messaggi che riceviamo ogni giorno, allenandosi a riconoscere i tentativi di truffe e phishing – consiglia Beatrice Rubini -. È importante non cliccare sui link contenuti nelle email o negli sms sospetti, e soprattutto, non rispondere fornendo dati personali a messaggi apparentemente inviati dalla nostra banca o da un’altra azienda, controllando sempre il numero di telefono o l’indirizzo email del mittente. Diventa quindi sempre più importante per aziende pubbliche e private sviluppare sistemi di vulnerability assessment e fare campagne di sensibilizzazione interna dei propri dipendenti. Dall’altro lato, è consigliabile per i consumatori gestire i propri dati in maniera scrupolosa, affidandosi anche a strumenti che oggi permettono di proteggere i dispositivi e monitorare i nostri dati”. 

Riaprono le scuole e aumentano le truffe on-line

Gli studenti di tutto il mondo si preparano per il rientro a scuola, ma gli esperti di cybersecurity Kaspersky hanno scoperto un aumento allarmante delle attività fraudolente. Una delle tecniche di truffa più utilizzate è la creazione di giveaway che promettono agli studenti la possibilità di vincere un laptop, ma per ottenerlo devono fornire informazioni personali e indicare il modello di notebook preferito. Un’altra versione di questa truffa invita a condividere con 15 contatti, via WhatsApp, un link specifico che rimanda alla pagina di un’estrazione a premi, ma per poter partecipare è richiesta la registrazione con un SMS. Insomma, sfruttando l’entusiasmo che caratterizza i preparativi e gli acquisti per il nuovo anno scolastico, i cyber criminali lanciano sofisticate campagne di phishing. Obiettivo, colpire non solo gli studenti, ma anche insegnanti e dirigenti. 

Notebook e laptop in palio usati come esche 

Vincere un laptop o un altro oggetto di valore rappresenta l’esca, ma ovviamente c’è una sorpresa: i vincitori scoprono di dover sostenere le spese di consegna dei presunti premi. Questa richiesta di un pagamento aggiuntivo indica chiaramente uno schema fraudolento.
“Con l’avvicinarsi dell’inizio del nuovo anno scolastico e con milioni di studenti che comprano libri, pagano le tasse scolastiche e acquistano il materiale necessario, si registra un’intensificazione delle minacce informatiche – ha dichiarato Noura Afaneh, Privacy Expert di Kaspersky -. I truffatori approfittano di questo periodo facendo leva sull’entusiasmo degli studenti nel procurarsi nuovi dispositivi per gli studi”.

Ma anche finte borse di studio

“La possibilità di ottenere gratuitamente un computer portatile si rivela un’efficace copertura dei pericoli associati – aggiunge Noura Afaneh -, esponendo le persone a un rischio maggiore di essere coinvolte in queste truffe”. 
Un’altra forma di inganno riguarda finte borse di studio: i truffatori sfruttano la speranza degli studenti di ricevere aiuti finanziari per attirarli nei loro schemi fraudolenti. Le vittime sono attirate dall’offerta di borse di studio apparentemente autentiche che promettono appunto un supporto finanziario.

Obiettivo: impossessarsi di dati sensibili

Per usufruire di questi sussidi, gli studenti devono fornire informazioni personali, compresi anche dati sensibili, come il numero di previdenza sociale e le coordinate bancarie, che vengono poi utilizzati per furti di identità e frodi finanziarie.
“Le borse di studio false possono avere un impatto negativo su studenti inconsapevoli – prosegue la Privacy Expert di Kaspersky -. Truffe simili non causano solamente perdite finanziarie, ma anche furti d’identità a lungo termine. È quindi importante che gli studenti siano attenti e cauti quando trovano offerte insolite di borse di studi”.

Imprese: frena ancora la domanda di credito, -4,2%

Emerge dall’analisi delle istruttorie di finanziamento registrate su EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF: nel secondo trimestre del 2023 il numero di richieste di credito presentate dalle imprese italiane cala quasi del -5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, portando nel primo semestre il dato complessivo a -4,2%.
L’ultimo aggiornamento del Barometro CRIF evidenzia inoltre come l’importo medio nel primo semestre 2023 sia in crescita del +17,6% rispetto al medesimo periodo 2022, attestandosi a 141.581 euro, ma risulti in rallentamento nel secondo trimestre (+8,3%).
La frenata delle richieste di credito riguarda sia le Società di capitali, che nel primo semestre hanno registrato un -3%, sia le Imprese individuali, per le quali la flessione è stata del -6,6%. 

Imprese individuali: importo medio richiesto 47.561 euro

Quanto alla distribuzione e al ranking per classe di importo, la fascia sotto i 5mila euro cresce di quasi 1 punto percentuale, e si attesta al 30,7% del totale delle richieste, aumentando leggermente il distacco dalla seconda classe di importo, quella oltre i 50mila euro, che al contempo perde l’1%, calando dal 29,2% al 28,2%. Per quanto riguarda le Imprese individuali, le richieste di credito hanno registrato un importo medio pari a 47.561 euro (+14,7% rispetto al corrispondente periodo 2022), con l’incidenza dello scaglione al di sotto dei 5mila euro che raccoglie il 35,7% del totale.

Società di Capitali: il 33,3% delle richieste supera 50mila euro

Per quanto riguarda le Società di Capitali l’importo medio richiesto ammonta a 185.670 euro, segnando un incremento del +16,9% rispetto alla corrispondente rilevazione dell’anno scorso.
In dettaglio, il 33,3% delle richieste di questo segmento di imprese presenta un importo superiore ai 50mila euro.
A livello regionale nel I semestre 2023 si registra un andamento ‘fotocopia’ di quanto accade a livello nazionale. Rispetto al 2022 infatti la domanda di finanziamento è in contrazione in 16 regioni su 20, con un’unica regione in crescita, ovvero la Sicilia (+3,5%). Viceversa, l’importo medio cresce a doppia cifra in 14 regioni su 20. La variazione rimane invece più contenuta in Basilicata e Umbria, mentre si contrae per Trentino-Alto Adige, Molise e Calabria.

Turismo, ristorazione e tempo libero: rischiosità creditizia in aumento

Il settore del turismo, ristorazione e tempo libero è indubbiamente quello più colpito dagli effetti della pandemia e dei lockdown, anche dal punto di vista economico finanziario. Grazie però agli interventi governativi a supporto delle attività colpite il tasso di default, inteso come default pubblici e bancari, delle imprese del settore leisure è rimasto sui livelli minimi storici per l’intero periodo 2020-2021, con un valore intorno al 2,5%, rispetto al 5%-6% del pre-pandemia.
Tuttavia, a partire dal 2022, il tasso di default ha fatto segnare un progressivo incremento, fino ad attestarsi intorno al 4% già a fine 2022, caratterizzando il liesure come uno dei settori ad aumento di rischiosità creditizia in più rapida crescita.