Author Archives: Cesare Bianchi

A giugno 560mila assunzioni, ma permane la difficoltà di reperimento

A giugno le opportunità di lavoro offerte dalle imprese sono circa 560mila, soprattutto nei settori commercio, turismo e servizi alle persone. In crescita, però, è anche la difficoltà di reperimento, che si attesta al 39,2%, circa +9% rispetto a giugno 2021.
A delineare questo scenario è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, che elabora le previsioni occupazionali di giugno. Secondo il Bollettino, l’industria programma a giugno 131mila entrate, +32mila assunzioni rispetto maggio e 328mila nel trimestre giugno-agosto, ma -32mila rispetto a quanto previsto a giugno 2021.

Circa 428mila contratti nei servizi

Nel settore dei servizi sono circa 428mila i contratti di lavoro che si intendono attivare (+83mila rispetto a maggio) e oltre 1milione quelli previsti per il trimestre giugno-agosto. Si conferma il prevalente ricorso ai contratti a tempo determinato (oltre il 60% dei casi), mentre i contratti a tempo indeterminato raggiungono il 14,2%, di somministrazione il 9,6%, di apprendistato il 5% e le altre tipologie contrattuali l’11%. A guidare la domanda di lavoro sono i principali comparti dei servizi: la filiera turistica ha programmato per l’inizio del periodo estivo 157mila assunzioni (+50,1% su maggio), i servizi alle persone 74mila (+10,2%), e il commercio 70mila (+34,6%).

Mismatch più elevato tra gli operai specializzati

Previsioni positive anche per i servizi dei media e comunicazione (+77,5%) e assicurativi e finanziari (+51,5%). Per quanto riguarda i settori manifatturieri, i flussi di assunzione più elevati sono previsti dalle industrie meccaniche ed elettroniche (21mila), le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (17mila) e le industrie alimentari (13mila), con variazioni positive rispetto al mese scorso, ma negative rispetto ai livelli segnalati un anno fa. Dinamica simile anche per le costruzioni, con 46mila assunzioni programmate (+39,3% su maggio, ma -19,7% rispetto al 2021). In crescita anche a quota di assunzioni per cui le imprese dichiarano difficoltà di reperimento. Il mismatch si conferma più elevato tra gli operai specializzati (53,1%), le professioni tecniche (48,3%), e tra i dirigenti e le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (46,9%).

Difficoltà di reperimento: si conferma il ranking da Nord a Sud

Tra i profili più difficili da reperire, specialisti in scienze della vita (76,1%), in scienze matematiche, informatiche e scientifiche (55,2%), tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (64,2%), informatici, telematici e delle telecomunicazioni (58,9%), della salute (57,1%) e tecnici in campo ingegneristico (56,0%). Tra gli operai specializzati, difficoltà di reperimento soprattutto per fonditori e saldatori (67,0%), fabbri ferrai e costruttori di utensili (63,1%), operai addetti alle rifiniture delle costruzioni (62,9%) e meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili (62,1%).
A livello territoriale si conferma il ranking da Nord a Sud: per le imprese del Nord-Est sono difficili da reperire il 44,5% delle figure ricercate, seguite dal Nord-Ovest (41,2%), Centro (37,7%) e Sud-Isole (33,8%).

Basta chiamate “noiose” dai call center, arriva lo scudo

Le chiamate degli operatori del telemarketing sono ormai una “scocciatura” a cui quasi tutti noi siamo abituati. Ma non per questo siamo contenti: anche bloccando i numeri frequenti, queste chiamate sono spesso inopportune o insistenti. Potrebbe esserci la parola fine a questo fenomeno: l’Autorità garante della Privacy sta elaborando un codice di condotta per gli operatori del telemarketing. Uno strumento che andrà a sommarsi al Registro pubblico delle opposizioni, che entrerà in vigore il 27 luglio 2022 e che ha come scopo quello di indicare agli operatori telefonici il recapito di chi ha espresso la volontà di non essere più contattato telefonicamente per ricevere proposte di telemarketing, come riporta laleggepertutti.it.

Le aziende del settore riunite intorno a un tavolo

I rappresentanti delle maggiori aziende commerciali che usano il telemarketing per promuovere i loro prodotti o servizi, così come le società che si occupano di banche dati dei contatti e le associazioni dei consumatori si sono trovati intorno a un tavolo di lavoro virtuale per definire le modalità. Insieme hanno  deciso di costituire un codice di condotta das ottoporre al Garante per l’approvazione, al fine di tutelare tutte le parti in causa e mettere in luce gli operatori che non rispettano le regole del gioco. I lavori di stesura partiranno prendendo spunto da linee guida che già alcuni operatori utilizzano e, naturalmente, dalle regole dettate dall’Autorità garante della Privacy negli ultimi anni, sempre più specifiche e puntuali.

Lo scopo dell’accordo

Come riferisce Adnkronos, l’obiettivo di questa intesa è quello di stabilire regole uniche e uguali per tutti da rispettare (per gli operatori) e far rispettare (per gli utenti),andando a regolamentare anche gli operatori irregolari. Questi, infatti, operando al di fuori dalla legalità, non rispettano le norme in vigore penalizzando l’intera categoria e andando a esasperare chi riceve telefonate incontrollate e moleste. Ad esempio, per quanto riguarda il Registro delle opposizioni, così come è concepito potrebbe non riuscire a contrastare gli operatori illegali poiché non sono iscritti al Registro degli operatori di comunicazione. Tra i testi che verranno utilizzati come base da cui partire per stilare il Codice di condotta ci sono quelli già utilizzati dall’associazione nazionale dei business process outsourcer (Assocontact) e dall’osservatorio imprese e consumatori (Oic). Secondo quanto spiegato dal presidente di Assocontact, Lelio Borgherese, che già dal 2016 applica un codice di autoregolamentazione, la redazione del Codice di condotta con il coinvolgimento delle aziende committenti, voluto dal Garante, è la strada giusta per coordinare l’azione di tutti gli stakeholder e mettere fuori gioco chi viola le regole.

Sos autonomi: in due anni persi 215mila micro imprenditori

Gli effetti economici provocati dal Covid sono stati pesantissimi per il mondo del lavoro autonomo, che negli ultimi due anni sta vivendo una lenta agonia. Secondo l’ultima rilevazione Istat, da febbraio 2020 a marzo 2022 i lavoratori indipendenti, coloro che svolgono la propria attività lavorativa senza vincoli formali di subordinazione, sono diminuiti di 215mila unità. Se 2 anni fa erano 5.192.000, al termine del primo trimestre di quest’anno sono scesi a 4.977.000 (-4,1%). Dati che dimostrano come il deterioramento del quadro economico causato dal Covid abbia colpito i lavoratori più fragili, senza tutela, privi di qualsiasi ammortizzatore sociale. La parte più debole del nostro mercato del lavoro, ovvero, artigiani, piccoli commercianti, partite Iva, e tanti giovani liberi professionisti, rileva l’Ufficio studi della CGIA.

Negozi e botteghe abbassano le saracinesche

Sembra che anche la guerra in Ucraina abbia peggiorato ulteriormente la situazione. Se a febbraio di quest’anno i lavoratori indipendenti in Italia erano tornati sopra la soglia dei 5 milioni (5.018.000), alla fine di marzo sono scesi a 4.977.000.
Inoltre, la chiusura di tantissime piccole attività economiche è riscontrabile anche a occhio nudo: sono sempre più numerosi i negozi e le botteghe con le saracinesche abbassate 24 ore su 24. Un fenomeno che sta interessando centri storici e periferie delle nostre città, gettando nell’abbandono interi isolati, provocando un senso di vuoto e un pericoloso peggioramento della qualità della vita. Meno visibile, ma altrettanto preoccupante, sono però anche le chiusure che hanno interessato anche i liberi professionisti, gli avvocati, i commercialisti e i consulenti.

Gli aumenti di prezzi, carburante e bollette peggiorano la situazione

L’aumento esponenziale dei prezzi, del carburante e delle bollette potrebbero peggiorare notevolmente la situazione. E se il 70% circa di artigiani e commercianti lavora senza dipendenti né collaboratori familiari, molti di loro stanno pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi 6 mesi dalle bollette di luce e gas, sia come utenti domestici sia come piccoli imprenditori per riscaldare/raffrescare e illuminare botteghe e negozi. Senza aspettare Bruxelles, pertanto, bisogna che il Governo intervenga subito, introducendo a livello nazionale un tetto temporaneo al prezzo del gas, così come hanno già fatto Spagna e Francia.

Il Covid ha contribuito a incrementare il lavoro nero

Dati ufficiali ancora non ce ne sono, ma la sensazione è che il Covid abbia contribuito a incrementare sensibilmente il numero degli irregolari, coloro che prestano la propria attività abusivamente. È il caso di tanti abusivi che si spacciano per edili, dipintori, parrucchieri/estetiste, falegnami, idraulici ed elettricisti, che in questi ultimi 2 anni hanno provocato una concorrenza sleale nei confronti di coloro che esercitano regolarmente. Secondo l’Istat, l’esercito dei lavoratori ‘invisibili’ in Italia è costituito da 3,5 milioni di persone, che ogni giorno si recano nei campi, nei cantieri, nei capannoni o nelle case degli italiani per prestare la propria attività lavorativa irregolare. Nel 2019 il valore aggiunto prodotto dal lavoro irregolare ha sfiorato i 77 miliardi di euro. 

I comuni italiani investono nella Città Intelligente

Cresce l’interesse per le Smart City da parte dei comuni italiani. Quasi un comune su tre, il 28%, ha avviato almeno un progetto nell’ultimo triennio, percentuale che sale al 50% in quelli con oltre 15mila abitanti. Una percentuale destinata a crescere ancora nel prossimo triennio, con il 33% dei comuni che vuole investire nelle città intelligenti entro il 2024. Anche sulla spinta del PNRR, che prevede oltre 10 miliardi di finanziamenti dedicati all’interno delle diverse missioni. Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano.

Metà dei progetti smart è in fase esecutiva

Metà dei progetti di Smart City in Italia si trova in fase esecutiva: nel 2020 erano solo 1 su 4, segnale di un consolidamento delle soluzioni, che non sono più semplici sperimentazioni. I progetti attivi riguardano in maggioranza la sicurezza e il controllo del territorio (58% di quelli censiti), la smart mobility (57%) e l’illuminazione pubblica (56%). A fronte di questo aumento di interesse, restano però barriere che fanno sì che il potenziale di questa rivoluzione sia colto solo in parte. I principali ostacoli riscontrati nella realizzazione di progetti smart per la città sono la mancanza di competenze, che interessa il 47% dei comuni italiani, e la mancanza di risorse economiche (43%), mentre hanno un peso inferiore le complessità burocratiche (24%), le difficoltà di coordinamento con altri attori (14%), e le resistenze interne al comune (9%).

Il ruolo del PNRR

La maggioranza delle amministrazioni comunali (69%) è pronta a ricorrere ai fondi del PNRR per la Smart City, investendo soprattutto in interventi di digitalizzazione e innovazione (76%), infrastrutture sostenibili (61%) e transizione ecologica (56%). I fondi di certo non mancano. Secondo la stima dall’Osservatorio, i finanziamenti dedicati alle città intelligenti superano i 10 miliardi di euro. In dettaglio, nella Missione 2 sono previsti interventi per lo sviluppo di un trasporto pubblico locale più sostenibile, il rafforzamento della mobilità ciclistica, il trasporto rapido di massa e le infrastrutture di ricarica elettrica.

Trasformare territori vulnerabili in città sostenibili 

Progetti di Smart City, in particolare di smart building, rientrano anche nei fondi stanziati per l’efficienza energetica e la riqualificazione di edifici pubblici, come scuole, sedi giudiziarie e unità abitative pubbliche, in cui tecnologie IoT e di Smart Metering saranno impiegate per ridurre i relativi consumi energetici. La Missione 5 prevede inoltre lo sviluppo di piani urbani integrati, che prevedono progetti di rigenerazione urbana con l’obiettivo di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili.

Gli italiani “bocciano” le autostrade

Gli italiani dicono “no” alle autostrade italiane. o meglio, bocciano in gran parte quello che sono le vie più importanti del Paese. ma perchè questo giudizio così severo, che riguarda moltissimi aspetti del servizio autostradale, dal costo dei pedaggi fino alla manutenzione dell’asfalto? Pare che siano diversi gli aspetti che no piacciono agli utilizzatori, ameno secondo un recente sondaggio condotto da SWG su un campione rappresentativo di persone che viaggiano in autostrada almeno una volta l’anno.

Differenze nella percezione da Nord a Sud

Oltre a un generale scontento, fatta eccezione per alcuni aspetti come i limiti di velocità attualmente in vigore e il sistema di controllo della velocità, quello che appare dal report è che le valutazioni non sono omogenee fra i rispondenti, ma variano in base all’area geografica. Si scopre quindi che la percentuale di chi non è soddisfatto è decisamente significativa, dato che il 63% degli italiani si dichiara poco contento con una votazione media pari a 5,7 su una scala da 1 a 10. Tale insoddisfazione emerge soprattutto nelle isole, dove il giudizio medio scende a 5,1, ma anche nel Nord-Ovest, con un punteggio di 5,5. La situazione si fa un po’ più rosea un al Sud, dove il punteggio sale a 5,8, e al Centro, con una valutazione che arriva a 5,9. La sufficienza piena si registra solo nell’area del Nord Est, dove chi utilizza l’autostrada almeno una volta all’anno assegna una valutazione pari a 6,1. Per quanto riguarda gli aspetti considerati più critici, in prima posizione si piazza il costo dei pedaggi, che registra un voto medio pari a 3,7 con l’88% degli automobilisti che dà un giudizio negativo. Pareti decisamente negativi anche per la percorribilità e la manutenzione delle infrastrutture autostradali. Giudizi ancora sotto la sufficienza pure per modernità (5,2) e sicurezza (5,5). Raggiungono invece la sufficienza la distribuzione delle stazioni di rifornimento e di servizio, la segnaletica e la copertura del territorio, quest’ultima voce non condivisa per da chi abita nelle Isole.

Passano l’esame i limiti di velocità

In termini di velocità, più della metà degli italiani ritiene che i limiti imposti in autostrada siano adeguati. A pensarla così sono soprattutto i più giovani, mentre il 42% degli uomini considera necessario un aumento dei limiti. Anche per quanto riguarda i sistemi di controllo della velocità quali autovelox e tutor, una parte consistente degli utenti delle autostrade crede che siano distribuiti correttamente. Meno di 1 rispondente su 3 ritiene che siano troppi, mentre solo il 22% li considera insufficienti, percentuale che però sale al 38% nelle isole.

Cosa chiedono gli utenti italiani ad Alexa?

Quante cose fa Alexa tutti i giorni con il solo utilizzo della voce? Semplifica l’organizzazione delle giornate, scioglie molti dubbi, aggiorna su quello che succede nel mondo. Amazon conosce l’importanza della voce, per questo l’ha resa il cuore di Alexa, uno dei suoi servizi principali. 
Gli ingegneri linguistici di Amazon lavorano costantemente affinché la voce di Alexa risulti sempre più naturale, piacevole e amichevole. In questi 3 anni e mezzo dal suo arrivo in Italia, Alexa ha infatti imparato a parlare la nostra lingua rispettandone ritmo, punteggiatura, e imparando a riconoscere gli accenti e i dialetti delle varie regioni. Ma quali sono le domande più frequenti poste dagli utenti italiani a cui Alexa ha risposto nei primi mesi del 2022?

“Quanti anni ha la regina Elisabetta?”

Tra le domande più gettonate ci sono quelle di stampo storico, come ad esempio, “Alexa, quando è stata distrutta Pompei?”, oppure “quanti anni ha la regina Elisabetta?”.
Sanremo è stato tra i topic più discussi, e la domanda più frequente è stata chi ha vinto Sanremo, ma anche qual è l’età di Gianni Morandi, Blanco e Ornella Muti. Molte le domande anche su eventi di attualità e politica, come ad esempio in occasione della rielezione del Presidente della Repubblica, quando tanti utenti hanno chiesto quanti anni ha Mattarella. Più di recente, molti hanno chiesto ad Alexa cosa sta succedendo in Ucraina, chi è Putin e cosa ne pensa Alexa di questa situazione.

“Alexa, smonta l’albero di Natale’’

Molte richieste degli utenti in Italia hanno riguardato gli eventi in calendario e le vacanze. Tra le domande più comuni, “quanto manca all’estate”, “quando è Pasqua?” e “quando è la Festa della Mamma?”.
Anche gli eventi sportivi hanno suscitato molta curiosità: gli utenti hanno chiesto infatti come sono andate le Olimpiadi, “quando gioca la Juve? e “quando gioca il Napoli?”.
Ma Alexa è riuscita ad accontentare anche le richieste dei più piccoli, tra imitazioni di leoni e coccodrilli e la riproduzione di canzoni per bambini. Tra le richieste più curiose c’è sicuramente “Alexa, smonta l’albero di Natale’, l’unica a non essere stata esaudita.

Nel 2021 oltre 5 miliardi di interazioni

“Alexa è entrata nelle case dei clienti in Italia poco più di 3 anni fa, diventando giorno dopo giorno un vero e proprio membro aggiuntivo della famiglia – spiega Giacomo Costantini, Business Development Manager di Amazon Alexa -. Lo dimostrano le interazioni, oltre 5 miliardi nel 2021 in Italia, e il numero di utenti attivi, cresciuto dell’80% anno su anno. I clienti si affidano ad Alexa per rispondere ad alcune loro curiosità, ma anche per tenersi aggiornati su ciò che accade in tema di attualità. Sanremo, la rielezione del Presidente Mattarella, quanto sta accadendo in Ucraina, sono sicuramente tra le più ricorrenti nell’ultimo periodo”.

Valori post pandemia, dal senso civico all’impegno collettivo

Quali sono i valori del post pandemia? Salute, famiglia, amore e vita affettiva, qualità dell’ambiente in cui si vive, sicurezza per il futuro, lavoro, ordine e rispetto delle leggi, amicizia e impegno in favore dell’ambiente. Sono questi gli aspetti importanti della vita nel post pandemia, illustrati per l’edizione 2022 di Civicness, l’appuntamento biennale con l’Osservatorio sul senso civico degli italiani di Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica), in collaborazione con Ipsos. Questa edizione dell’Osservatorio restituisce l’immagine di una società che dopo due anni di emergenza sanitaria torna a rivolgersi alle certezze della sfera privata. Ma ciò che preoccupa dell’eredità del Covid è un peggioramento generalizzato di alcuni indicatori del senso civico, con un calo di fiducia nella classe politica e della tolleranza.

Sensibilità verso l’ambiente e rispetto delle restrizioni

A bilanciare il fenomeno, l’Osservatorio da un lato conferma una stabile sensibilità verso l’ambiente, dall’altro, mostra una maggiore consapevolezza dell’impegno collettivo, che passa dal 49% pre-pandemia al 62%. È significativo, inoltre, che le violazioni del distanziamento sociale siano ai primi posti nella lista dei comportamenti considerati inaccettabili, ma che allo stesso tempo, al rispetto delle restrizioni si accompagni la convinzione che le altre persone le rispettino solo perché obbligate e non perché autenticamente persuase della loro utilità.

Torna a crescere il familismo amorale

“Ai primi posti dei comportamenti ritenuti inaccettabili – ha spiegato il presidente di Ipsos, Nando Pagnoncelli – sono stati rilevati l’abbandonare i rifiuti in un luogo pubblico, danneggiare i beni pubblici, utilizzare un Green pass falsificato, uscire di casa quando si è positivi al Covid”.
Nel gradino più accettabile dei comportamenti si colloca invece avere rapporti sessuali senza essere sposati. Al contempo, torna a crescere il cosiddetto familismo amorale: per il 26% degli intervistati la principale responsabilità della persona è verso la propria famiglia e i propri figli, e non verso la collettività.

I punti di riferimento del senso civico

La famiglia si conferma come il principale contesto formativo del senso civico degli italiani, riporta Ansa. Ma se gli italiani vedono una matrice individuale nel proprio senso civico, nella loro visione è parimenti importante anche l’appartenenza territoriale, che li definisce a livello valoriale.
Per quanto riguarda l’influenza delle istituzioni, la scuola resta saldamente al primo posto nell’alimentare la civicness.
Rispetto al 2020 emergono la rivalutazione della figura del Presidente della Repubblica (per il 53% un’istituzione fondamentale per lo stimolo al senso civico degli italiani), e il contemporaneo arretramento dei mezzi di informazione (radio, televisione) e del governo.

Pagamenti digitali: +22% rispetto al 2020

Sono sempre più gli italiani che li utilizzano, ma quanto valgono i pagamenti digitali in Italia? Secondo i dati dell’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2021 crescono complessivamente del +22% rispetto al 2020, e raggiungono 327 miliardi di euro. Il secondo semestre 2021 ha però perso uno dei driver della crescita rilevata nei primi sei mesi dell’anno: l’iniziativa del Cashback, adottata da quasi 9 milioni di italiani, circa il 18% della popolazione maggiorenne. Il Cashback è infatti stato inizialmente sospeso e poi definitivamente cancellato dal governo, a favore di misure di incentivo per i commercianti. In ogni caso, protagonisti della dinamica del comparto si confermano i pagamenti tramite carte contactless, e quelli effettuati in negozio tramite smartphone e altri oggetti indossabili.

Un cambio di passo definitivo
Proprio in questo contesto, però, gli italiani hanno dimostrato il cambio di passo definitivo nei confronti della digitalizzazione dei pagamenti. E quelli con carte contactless (126,5 miliardi di euro nel 2021) si confermano i preferiti dagli italiani per effettuare acquisti nei negozi fisici.

Una tendenza resa possibile dalla diffusione delle carte e dei POS abilitati, spinta dall’innalzamento del limite per i pagamenti senza PIN dai 25 euro ai 50 euro, e acuita nel corso del 2020 e del 2021 dai timori legati al possibile contagio dovuto al ‘contatto’. A rappresentare la maggiore crescita del comparto sono però i Mobile e i Wearable Payments in negozio (ovvero pagamenti da smartphone o da oggetti indossabili, come gli smartwatch), che superano 7 miliardi di euro, raddoppiando il loro valore rispetto al 2020 (+106%).

Sostituire il portafoglio fisico con lo smartphone

Il successo dei pagamenti da smartphone è da ricondursi alla combinazione di una serie di fattori percepiti nell’uso quotidiano: semplicità, velocità e utilità, che portano gli utilizzatori di questi strumenti a preferirli rispetto ad altri metodi. Al concetto di Mobile Wallet, ovvero lo smartphone che va a sostituire il portafoglio fisico in molti dei suoi scopi, si stanno affiancando i wearable, utilizzati in maniera più specifica per il pagamento contactless, e capaci di rendere l’esperienza di pagamento in alcune situazioni ancora più veloce e semplice per il consumatore.

Il futuro sarà ancora più innovativo

Tra i trend più interessanti del 2021 anno c’è il Buy Now, Pay Later, cresciuto con un ritmo senza precedenti non solo negli USA, ma anche in Europa.

“Sono però diverse le novità che stanno cambiando e arricchendo il mondo dei pagamenti – commenta Ivano Asaro, Direttore dell’Osservatorio -: nel prossimo futuro le direttrici di innovazione già presenti sul mercato, come la Strong Customer Authentication (SCA), il paradigma dell’Open API e la Request To Pay (RTP), avranno un ruolo sempre più importante”.

Senza dimenticare le innovazioni che probabilmente vivremo più profondamente tra qualche anno, basate su tecnologie rivoluzionarie quali blockchain e distributed ledger, come il Digital Euro e le altre Central Bank Digital Currency (CBDC).

Per gli italiani la lingua inglese è un “motore mentale”

Chi conosce l’inglese oggi probabilmente non sarebbe la stessa persona se non l’avesse studiato, non avrebbe avuto la stessa apertura verso le culture straniere, e probabilmente non avrebbe fatto le stesse esperienze in tema di viaggi. Per non parlare del lavoro e delle relazioni: secondo i risultati della ricerca commissionata da Novakid, la scuola di inglese online, all’Istituto AstraRicerche, per oltre quattro persone su dieci la conoscenza dell’inglese è stata l’arma per stringere rapporti più stimolanti.
In sintesi, grazie alla spinta ricevuta dal “motore mentale” rappresentato dalla lingua inglese gli italiani si definiscono persone diverse. Una spinta ancora più importante per i giovani, per i quali la padronanza della lingua può cambiare le future opportunità sociali (87%) e lavorative (80%).

Il grado di conoscenza da parte degli adulti

Più della metà del campione afferma di avere un livello di conoscenze adeguato sia a livello professionale sia privato. Se l’importanza dell’inglese sembra indiscutibile è altrettanto vero che per buona parte del campione intervistato il livello raggiunto è buono o almeno coerente con le proprie necessità. Pensando al proprio livello di competenza, infatti, quasi il 40% afferma che non ha intenzione di migliorare il proprio livello di conoscenza, e c’è una buona percentuale che si sente addirittura di poter trascurare la lingua. Quanto al mondo lavorativo, il 67% degli intervistati è convinto che la padronanza della lingua inglese incida in una certa misura nell’occupazione e nel percorso di carriera, e il 28% pensa addirittura che faccia la differenza. La percentuale più alta di chi lo ritiene fondamentale è composta principalmente da giovani dai 18-24 anni, e dal range più senior, dai 55-65 anni.

L’utilità per la vita sociale e di relazione

Ma l’inglese non è considerato utile solo per la vita lavorativa: il 49% degli intervistati dichiara che la conoscenza di questa lingua è stata più che utile anche nella vita sociale e di relazione. In particolare, la conoscenza dell’inglese ha aiutato gli intervistati ad ‘aprirsi’ al mondo, alle culture straniere (56%), a viaggi ed esperienze (54%), e ai rapporti di amicizia (41%). È proprio questa funzione sociale e culturale dell’inglese che spinge molte persone a prediligere un metodo di apprendimento autonomo e personale, fatto di azioni quotidiane.

Imparare con la musica e viaggi

Tanto che il 52% afferma di avere migliorato le proprie competenze grazie alla visione di contenuti multimediali in lingua, il 49% dà il merito a viaggi in paesi anglofoni, il 43% alla lettura di libri in inglese e il 40% all’ascolto di musica internazionale.  Quanto agli aspetti della lingua che la popolazione italiana ritiene più difficili e ostici è la ‘conversazione’ l’elemento che più mette alla prova gli intervistati. Il 61% ritiene infatti difficile conseguire un buon livello di confidenza nel parlare, mentre il 59% ha difficoltà nell’ascolto e nella comprensione. A mettere in crisi gli italiani è soprattutto la pronuncia (difficile per il 69%), ma anche il vocabolario e la grammatica (rispettivamente 58% e 57%).

Turismo e ristorazione, il 2021 si chiude in rallentamento

Il settore dei servizi, in linea con quanto era già emerso da altri indicatori, ha chiuso il 2021 in forte rallentamento. I dati testimoniano i ritardi nel recupero dei livelli di attività pre-crisi sia dei servizi di alloggio che di ristorazione, le cui dinamiche appaiono decrescenti anche rispetto al terzo trimestre del 2021. Lo riferisce Confcommercio in base ai dati appena diffusi dall’Istat.

Crescita congiunturale nel quarto trimestre

I dati diffusi dall’Istituto di Statistica evidenziano per il quarto trimestre 2021 una crescita del 2,1% sul trimestre precedente per l’indice destagionalizzato del fatturato dei servizi. L’indice generale grezzo registra un aumento, in termini tendenziali, del 13,6%. Nel quarto trimestre 2021 si evidenzia una crescita congiunturale in quasi tutti i settori. Incrementi si registrano per le Agenzie di viaggio e i servizi di supporto alle imprese (+4,7%), per i Servizi di informazione e comunicazione (+3,4%), per il Commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+2,3%), per il Trasporto e magazzinaggio (+1,4%) e per le Attività professionali, scientifiche e tecniche (+0,8%). Si registra una diminuzione solo per le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (-1,0%). L’indice del fatturato dei servizi nel quarto trimestre 2021 registra variazioni tendenziali positive in tutti i settori. Aumenti consistenti contraddistinguono le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione, con una crescita dell’81,3%, il Trasporto e magazzinaggio (+25,6%), le Agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+12,7%) e il Commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+10,0%). L’incremento è più contenuto per i Servizi di informazione e comunicazione (+8,1%) e per le Attività professionali, scientifiche e tecniche (+5,3%).

Ritardi nel recupero dei livelli di attività pre-crisi

Secondo l’Ufficio Studi Confcommercio, i dati diffusi dall’Istat testimoniano i ritardi nel recupero dei livelli di attività pre-crisi sia dei servizi di alloggio che di ristorazione, le cui dinamiche appaiono decrescenti anche rispetto al terzo trimestre del 2021. Nel complesso, lo scorso anno ha mostrato un’inaspettata capacità di reazione del tessuto produttivo nel complesso, le cui dinamiche aggregate hanno superato ogni più rosea previsione. Tuttavia, resta l’elemento di debolezza costituito dalle differenti performance settoriali, conseguenza della diversa distribuzione degli shock della pandemia e delle restrizioni tra i diversi comparti produttivi. I più colpiti nel terziario di mercato sono quelli che manifestano a tutt’oggi difficoltà che rischiano di essere prolungate e acuite tanto dalla crisi energetica quanto dalle tensioni geopolitiche, i cui potenziali riflessi negativi sul nostro turismo non devono essere sottovalutati.