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Per fare un figlio bastano da 500 a 1.000 euro al mese

Qual è secondo gli italiani la misura di sostegno più convincente, che farebbe, decidere alle coppie di allargare la famiglia? Tra bonus vigenti, detassazione, rafforzamento degli attuali sostegni sociali, come ad esempio, per l’acquisto di libri, rate degli asili, o congedi parentali, e un contributo di 500-1.000 euro a figlio le coppie italiane non hanno dubbi. Per fare un figlio vorrebbero avere un’entrata mensile tra i 500 e i 1.000 euro al mese, a seconda del reddito, almeno fino al termine della scuola primaria del bambino. Non servono quindi meccanismi fiscali o sostegni complessi. È quanto è emerso da un sondaggio realizzato dalla Società di diagnosi prenatale e medicina materno fetale a 425 persone, di cui 270 donne in età fertile e 155 coppie, durante consulenze cliniche ginecologiche avvenute da gennaio 2023 a oggi.

Bonus vigenti, detassazione e sostegni sociali sono irrilevanti

Secondo il sondaggio, i bonus vigenti sono stati considerati assolutamente insufficienti, come insufficiente è considerata la detassazione e irrilevanti i sostegni sociali. Il contributo di 500-1.000 euro a figlio ha avuto invece il 100% dei consensi.
“È apparso evidente che le giovani coppie hanno le idee chiare su cosa permetterebbe loro di decidere di mettere al mondo un bambino – ha commentato Claudio Giorlandino, ginecologo e presidente della Società di diagnosi prenatale e medicina materno fetale -: ovvero un sostegno economico serio per ogni figlio”. 

Le coppie si dovrebbero sostenere con denaro nelle “tasche”

Invece di erogare euro a pioggia, “si dovrebbero sostenere con denaro nelle tasche per ogni figlio quelle 50.000, 100.000 coppie che, per oggettivi limiti reddituali, non si possono permettere un bambino – ha aggiunto Giorlandino -. I figli sono una ricchezza, oltre a garantire il futuro, muovono l’economia. Si comincerebbero a vedere, di nuovo, per le strade le pubblicità dei prodotti dell’infanzia che stanno scomparendo, sostituite da una pletora di cartelloni gallows humor, macabri e imbarazzanti richiami per agenzie di pompe funebri”.

Un grave problema di natalità insufficiente

Giorlandino ha invitato quindi a “non dimenticare che nascono solo 300.000 italiani a fronte di circa 800.000 decessi: stiamo perdendo oltre 500.000 connazionali all’anno. Tra pochi decenni non ci saranno più italiani. Si perderà quel meraviglioso popolo che da oltre 2.000 anni è un faro di civiltà, cultura e progresso per tutta l’umanità. Qui non si tratta di evocare una complottistica ‘sostituzione etnica’, ma è evidente che stiamo scomparendo”.

La casa del futuro? Sarà green, indipendente, tecnologica e sicura 

Come sarà nei prossimi 10 anni la casa degli italiani? Secondo una ricerca condotta da BVA-Doxa per la III edizione dell’Osservatorio Change Lab Italia 2030, realizzato da Groupama Assicurazioni, sarà green, indipendente, tecnologica e sicura. Se durante la pandemia la casa era divenuta una ‘prigione’ oggi è percepita come un luogo polifunzionale dove condividere momenti felici con familiari e amici (73%) e in cui trascorrere il proprio tempo libero (38%). Ma rappresenta anche una garanzia per il futuro: un’eredità per i figli, un capitale utile in caso di necessità (46%), e un investimento sicuro (35%). Il crescente legame al mattone è confermato anche dai numeri: oggi chi possiede una casa di proprietà è il 79%, a cui si aggiunge un 15% che prevede di acquistarla in futuro.

Più terrazzi e più sostenibil
ità

Il 44% immagina la casa del futuro con un ampio spazio esterno (giardino, terrazza), ma anche indipendente (27%), con una grande zona living (26%) e una grande cucina (20%). Sulla sostenibilità della futura abitazione gli intervistati non hanno dubbi: per 6 su 10 dovrà essere ad alta efficienza energetica, come confermano i dati che attestano la propensione ad attuare interventi per rendere le abitazioni più ‘green’, attraverso lavori di isolamento termico/acustico (56%), ricorso a fonti rinnovabili per riscaldamento/illuminazione (56%), o l’adozione di dispositivi di domotica ed elettrodomestici a basso consumo (35%).

Sì all’orto, no alla vasca

I giovani di 18-34 anni sognano uno spazio verde per fare l’orto (39%) e il 13% degli italiani sarebbe propenso ad ammobiliare la propria abitazione con arredi ecosostenibili, o vorrebbe colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici sul piano strada (14%). Inoltre, per contenere i consumi idrici nei prossimi 10 anni sparirà la vasca da bagno (35%), soprattutto per i più giovani (42%). Inoltre, a scomparire potrebbe essere anche la libreria (13%), dal momento che in futuro si leggerà sempre più su supporti digitali. E anche se solo in minima percentuale (8%), gli italiani immaginano un futuro in cui la casa non avrà più un garage, perché spariranno le auto di proprietà, così come la cucina (6%), perché si mangerà sempre fuori.

Parola d’ordine: sicurezza 

Nei prossimi 10 anni gli italiani prevedono di acquistare in media 3,8 dispositivi digitali in più, a testimonianza della volontà di rendere le proprie case sempre più tecnologiche e connesse. Tuttavia, emerge una scarsa percezione dell’importanza della cybersecurity tra le mura domestiche: il 45% non conosce questa tipologia di rischio, e un 35% pensa di non doversi preoccupare di fronte a questo tipo di minacce. Eppure, gli italiani sono fortemente attenti alla sicurezza, soprattutto quando si parla di dispositivi ‘tradizionali’. Il 38% ha dotato le proprie abitazioni di luci di emergenza in caso di blackout, il 22% ha dispositivi antiscivolo nella doccia e per le scale, il 20% copri prese elettriche, il 18% ha installato rilevatori di fughe di gas, e il 13% in casa ha anche un estintore.

Italia, cresce il numero di persone con mutuo o prestiti

Secondo l’ultima analisi di Mister Credit, la divisione del gruppo CRIF specializzata nello sviluppo di soluzioni e strumenti educational per i consumatori, il numero di cittadini maggiorenni con un mutuo o un prestito è aumentato del 6,5% rispetto all’anno precedente, raggiungendo il 47,4%. Nel 2022, la rata mensile pro-capite media pagata dagli italiani è stata di 307 Euro, registrando una diminuzione del 2,5% rispetto al 2021. Tuttavia, l’importo residuo dei finanziamenti, ovvero la somma ancora da rimborsare per estinguere i contratti in essere, è aumentato del 3,1%, raggiungendo i 33.183 Euro. Questo è dovuto principalmente alla presenza significativa di mutui ipotecari nel portafoglio delle famiglie italiane.

Il prestito finalizzato è la tipologia più diffusa

La tipologia di finanziamento più diffusa tra le famiglie italiane rimane il prestito finalizzato, che rappresenta oltre il 50% dei finanziamenti totali (51,1%) e ha una rata media di 140 Euro, in diminuzione del 6,4% rispetto all’anno precedente. Al secondo posto ci sono i prestiti personali, con una quota del 29% e una rata media di 271 Euro (-0,7%). Infine, i mutui per l’acquisto di abitazioni rappresentano il 19,9% dei finanziamenti totali, con una rata media di 786 Euro (+1,5%). Questo dato riflette l’importanza della proprietà della casa in Italia.

La rata mensile più elevata? Si paga al Nord

L’analisi territoriale della Mappa del Credito mostra che le regioni in cui i cittadini pagano la rata mensile media più elevata sono il Trentino-Alto Adige, la Lombardia e il Veneto, dove si registra anche una maggiore incidenza dei mutui. Al contrario, le rate mensili più leggere si trovano al Sud e nelle Isole, dove l’incidenza dei mutui è più modesta. Nel complesso, nel 2022 la rata media rimborsata ogni mese è risultata in calo rispetto all’anno precedente in quasi tutte le regioni del Paese, con uniche eccezioni il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia.

Il debito residuo da rimborsare

Analogamente a quanto evidenziato a proposito della rata media mensile, anche per quanto riguarda il debito residuo ancora da rimborsare, i dati evidenziano come il Trentino-Alto Adige sia al primo posto del ranking nazionale con 42.442 euro pro capite, seguito dalla Lombardia, con 42.141 euro. Anche Emilia-Romagna e Veneto si caratterizzano per un’esposizione residua intorno ai 39.000 euro. Nel complesso, in tutte queste regioni si evidenzia una elevata incidenza dei mutui nel portafoglio. All’estremo opposto della classifica, con 21.201 euro, i cittadini della Calabria risultano avere un debito residuo pari circa alla metà di quello dei lombardi. Per altro, solamente in Calabria, Sicilia e Molise il valore che rimane ancora da rimborsare per estinguere i finanziamenti in corso risulta inferiore ai 25.000 euro. Nel complesso, rispetto all’anno precedente si registra un incremento del debito residuo in tutte le regioni.

Indagine globale, cosa rende felici le persone nel mondo?

Felici? Tutto sommato abbastanza, almeno a livello globale. L’indagine Ipsos condotta in occasione della Giornata internazionale della felicità 2023 (ricorrenza che cade il 20 marzo) in 32 paesi del mondo rivela che la maggioranza degli intervistati, pari al 73%, si dichiara felice. La buona notizia è che il dato è in aumento rispetto all’anno precedente: è di sei punti superiore a quella di un anno fa e di 10 punti superiore a quella registrata ad agosto 2020, quando il Covid aveva da pochi mesi  dell’agosto 2020, pochi mesi sconvolto la vita delle persone in tutto il mondo. Si scopre anche che i livelli di felicità salgono soprattutto in America Latina, ma con numerose variazioni a livello regionale. Tra i paesi più “contenti” si collocano Cina, Arabia Saudita e Paesi Bassi, mentre i livelli più bassi di felicità si registrano in Polonia, Corea del Sud e Ungheria. E l’Italia)? SI piazza al 25° posto della classifica, nonostante il 68% degli intervistati dichiari di essere felice.

Promossi i rapporti interpersonali, bocciata la situazione economica

Le persone sono più soddisfatte dei rapporti con amici e familiari e meno soddisfatte della situazione economica e politica del proprio paese. In particolare, cinque degli aspetti più importanti della vita sono i rapporti familiari, la possibilità di vivere la natura, l’istruzione e le relazioni sociali. Al contrario, gli aspetti di cui gli intervistati sono meno soddisfatti sono la situazione sociale e politica del paese, la propria situazione finanziaria, la vita sentimentale e sessuale e l’esercizio fisico.

Il senso della vita

La ricerca ha anche analizzato la relazione tra il livello di felicità generale dichiarato e il livello di soddisfazione per i vari aspetti della vita, rivelando che i primi cinque fattori di felicità sono il senso di significato nella propria vita, il controllo sulla stessa, la salute mentale e il benessere, la vita sociale e le condizioni di vita. Inoltre, sebbene la famiglia e gli amici siano tra le fonti di felicità più diffuse, un adulto su cinque non dispone di un sistema di supporto di amici o parenti su cui poter contare in situazioni difficili.

Il valore delle relazioni

L’indagine conferma l’importanza dei legami sociali e delle relazioni nella felicità delle persone, che tendono ad essere più soddisfatte dei rapporti con amici e familiari rispetto ad altri aspetti della vita. Inoltre, i risultati mostrano come la felicità sia strettamente correlata alla percezione del controllo sulla propria vita e al senso di significato che le persone attribuiscono alla propria esistenza. 

Novel food, entro il 2030 consumeremo 260mila tonnellate di cibo a base di insetti

Anche se oggi può fare un certo effetto, il futuro della nostra alimentazione è già segnato. Consumeremo alimenti a base di insetti e carne prodotta in vitro. E il futuro di cui parliamo non è certo remoto, ma vicinissimo. Entro il 203o l’aumento dei prodotti a base di insetti in Europa toccherà le 260 mila tonnellate per oltre 390 milioni di consumatori. Da capogiro i numeri attuali della carne in vitro, che già oggi è un mercato che a livello mondiale ha registrato investimenti pari a 1,3 miliardi. Sono alcuni dei dati emersi, sul fronte delle tendenze alimentari, dal report Nomisma per la IX Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani.

In Italia al via la farina di grillo

Certo, non mancano le perplessità specie sul cibo sintetico, che potrebbero minare una corretta alimentazione e il Made in Italy agroalimentare. Appena sdoganata dalla Commissione Ue l’immissione sul mercato di farina di grillo, si registrerà, secondo Nomisma, nel giro di poco tempo, un maggior impiego di insetti come ingredienti nei prodotti alimentari, con una produzione Ue in crescita di 180 volte a partire dal 2019 fino al 2025, passando da 500 a 90 mila tonnellate per arrivare a 260 mila nel 2030. 

La questione carne

Il via libera della Food and drug americana alla carne di pollo prodotta in laboratorio, accende poi i riflettori sulle ambizioni latenti in Europa in questo senso, con le aziende di riferimento a livello mondiale, tra laboratori e start up, passate da 13 a 117 dal 2016 al 2022 e la produzione globale di carne in vitro che si prospetta al 2030 in aumento fino a 2,1 milioni di tonnellate.

I pericoli del “sintetico”

“La carne sintetica – commenta il presidente di Cia, Cristiano Fini- va nella direzione opposta a quella che è la nostra idea di cibo, basata sulla valorizzazione delle nostre produzioni agricole e zootecniche, simbolo di alta qualità e identificative dei territori e delle tradizioni nazionali. Inoltre, si tratta di una produzione artificiale che finisce per costare di più in termini di sostenibilità ambientale e non garantisce migliore salute e nutrizione per i cittadini. Al momento -ha concluso Fini- c’è il rischio concreto che l’agricoltura venga ridimensionata con ovvie conseguenze sulle aree interne con il progressivo abbandono dei territori”.

Logistica Healthcare: nel 2022 +7,9%

Nel 2022, dopo la lieve flessione del 2021, torna a crescere in maniera sensibile il numero delle spedizioni in ambito healthcare: +7,9% rispetto all’anno precedente. Cresce dell’8,1% il numero di colli spediti e del 10,8% il peso complessivo movimentato. Nel 2022 si registra poi anche una crescita dei volumi diretti alle farmacie, che assorbono il 30% dei colli totali, in crescita del 6%. Ma il canale maggiormente servito si conferma essere quello ospedaliero (47%). Le sfide che stanno interessando la Logistica hanno innescato la ricerca di nuovi equilibri della catena di fornitura anche nel settore Healthcare. E dall’analisi dei flussi del settore emergono alcuni trend interessanti.

La Lombardia origina due terzi dei flussi

Secondo i risultati emersi dall’indagine sulla Logistica nel settore Healthcare, realizzata dell’Osservatorio Contract Logistics ‘Gino Marchet della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Consorzio Dafne, la Lombardia si conferma il punto di origine per due terzi dei flussi. Le prime cinque regioni per assorbimento restano Lombardia, Lazio, Campania, Toscana e Veneto. Sul fronte delle temperature, si arresta la crescita dei volumi gestiti a temperature più stringenti, dal 3% del 2021 all’1% del 2022 per le merci sottozero, 14% per i volumi dai 2 agli 8 gradi (-1%), mentre crescono quelli sotto i 25°, passati dal 78% del 2021 all’81% del 2022.

Aumenta la quota di spesa per l’acquisto in outsourcing

Negli ultimi 10 anni cresce sensibilmente anche la quota di spesa legata all’acquisto in outsourcing di servizi e attività di Logistica ospedaliera. Nel 2022 la spesa complessiva per la logistica delle 1045 strutture ospedaliere censite, pubbliche e private, è stimata pari a 650 milioni di euro. La quota assegnata in outsourcing è stimata attorno al 12%, mentre nel 2012 ammontava al 4%.  Dal 2009 al 2022 sono stati mappati 219 contratti stipulati con strutture sanitarie pubbliche per l’acquisto in outsourcing di servizi e attività di Logistica ospedaliera, per un valore complessivo di 585 milioni di euro. 

Oltre la metà dei contratti interessa la gestione del magazzino ospedaliero

I bandi ancora aperti a settembre 2022 sono 22, per un valore di 213 milioni di euro, pari a poco meno del 40% del valore complessivo dei contratti. Oltre la metà dei contratti interessa la gestione del magazzino ospedaliero, mentre solo il 6% prevede un servizio di Logistica integrata, dato comunque positivo che manifesta un aumento di consapevolezza e un diverso approccio rispetto al passato. Dei 22 bandi aperti individuati dall’Osservatorio, per un valore di 213 milioni di euro, il 50% riguarda la gestione del magazzino ospedaliero, il 27% la Logistica integrata, il 9% il trasporto in ospedale e il 5% l’Handling interno all’ospedale.

Il brand Amazon perde valore, ma supera Apple

Nonostante il valore di Amazon nel 2022 abbia perso il 15%, passando da 350,3 miliardi di dollari a 299,3 miliardi di dollari, secondo il rapporto della società di consulenza britannica Brand Finance questo è bastato per superare Apple, il gruppo con sede a Cupertino. Di fatto, Amazon sorpassa Apple come brand con maggior valore a livello mondiale e riconquista il primo posto. Il valore del marchio Apple perde infatti il 16% passa da 355,1 miliardi a 297,5 miliardi di dollari. Ma nell’ultimo anno il marchio del brand del gruppo fondato da Jeff Bezos è diminuito di oltre 50 miliardi di dollari, perché ora “i consumatori lo valutano più negativamente nel mondo post pandemia”, spiega la società Brand Finance.

La crisi dei marchi tecnologici

In particolare, la percezione del servizio clienti su Amazon è diminuita contemporaneamente all’allungamento dei tempi di consegna, Inoltre, con la fine della pandemia, “i consumatori stanno tornando a fare acquisti di persona riducendo leggermente la necessità di e-commerce”, rileva ancora la società. Tra i marchi tecnologici che hanno perso valore figurano anche Samsung Group, il cui valore del marchio è in calo del 7% a 99,7 miliardi di dollari) Alibaba.com (-56%, 10 miliardi dollari), Facebook (-42%, 59 miliardi di dollari) e WeChat (19%, 50,2 miliardi di dollari). Crescono invece i marchi Instagram (+42% a 47,4 miliardi di dollari) e LinkedIn (+49% a 15,5 miliardi di dollari). Tra i marchi in crescita c’è anche Tesla (+44% a 66,2 miliardi di dollari) e Byd (+57% a 10,1 miliardi di dollari).

“Una risposta ai mutevoli andamenti della domanda”

“I marchi tecnologici di tutto il mondo – commenta David Haigh, Presidente e Ceo di Brand Finance – hanno perso un valore significativo in risposta ai mutevoli andamenti della domanda. L’inflazione ha colpito i marchi in molti settori, ma poiché le abitudini dei consumatori sono parzialmente tornate ai modelli pre pandemia, la domanda di servizi dei marchi tecnologici è stata colpita in modo particolarmente duro. Inoltre, le catene di approvvigionamento interrotte, la carenza di manodopera e i maggiori ostacoli al finanziamento hanno lasciato il segno”, riferisce Adnkronos.

Si indeboliscono immagine e reputazione di molti brand tech

“Il crollo delle aziende tecnologiche – aggiunge a Forbes Massimo Pizzo managing director Italia di Brand Finance – non è solo dovuto a fattori come l’innalzamento dei tassi, l’inflazione, la guerra o l’energia: dalle nostre analisi risulta esserci un indebolimento dell’immagine e della reputazione di molti brand del comparto. Come se dopo la pandemia l’amore e l’entusiasmo per la tecnologia abbia perso vigore. Da anni non si vedono più innovazioni in grado di sedurre i clienti e i contenuti dei messaggi sono sostanzialmente sempre gli stessi. Anche la tecnologia, come le telecomunicazioni, rischia di diventare una commodity. Sembra chiaramente arrivato il momento anche per le big tech di mettere in discussione la propria strategia per non perdere ulteriormente il favore dei consumatori”.

Stare tra le piante fa bene all’umore e alla salute

Da sempre le piante hanno il potere di guarire i problemi del corpo e anche dell’anima. A tutti sarà capitato, dopo aver osservato un bel giardino, un albero frondoso o un fiore, di sentirsi subito meglio. E la scienza conferma che l’interazione con le piante – anche solo da spettatori – è benefica per la salute fisica e mentale. Sono tante le buone ragioni per inserire nel proprio appartamento – meglio ancora se si ha un balcone, un terrazzo o un giardino – delle piante verdi. Vediamo i principali motivi per cui bisogna aprire le porte alle piante.

Migliore qualità dell’aria

Le piante da interno sono bellissime in ogni casa o ufficio e aiutano anche a mantenere l’aria salubre. Secondo recenti studi, la maggior parte di chi vive in città trascorre il proprio tempo al chiuso, dove l’inquinamento atmosferico può essere di molto superiore a quello presente all’aperto. Se l’aria in casa non è pulita, possono insorgere diversi disturbi, come mal di testa, vertigini, perdita di concentrazione e irritazione alla gola. Le piante, anche quelle comuni da appartamento, sono preziose alleate nell’eliminare le tossine dall’aria che si respira.

Diminuisce il rischio di ammalarsi

Le piante d’appartamento aumentano i livelli di comfort nelle stanze e diminuiscono il rischio di ammalarsi. Ad esempio, uno studio della Washington State University ha rilevato che le piante riducono la polvere nei locali domestici fino al 20%. L’analisi  conferma che le piante possono rimuovere con successo il particolato dall’aria, oltre che regalare quel minimo di umidità che contrasta il mal di gola tipico degli ambienti secchi. Gli studi hanno anche evidenziato una relazione tra le piante da interno e la salute mentale, incluso il supporto che possono apportare ai pazienti in ospedale.  Ad esempio, uno studio del 2009 ha rilevato che i pazienti che trascorrevano la degenza in stanze d’ospedale con piante e fiori presentavano una pressione sanguigna più bassa, una maggiore tolleranza al dolore, poca ansia e minore affaticamento rispetto ai pazienti che stavano in reparti senza verde. 

Si allenta lo stress

Gli esseri umani si sentono più felici e più ottimisti in un ambiente ricco di piante e fiori. Questi evocano emozioni positive. Basta un solo vaso di verde sul davanzale della finestra di casa per creare un ambiente più rilassante. Ancora, prendersi cura di fiori e alberi ha un effetto benefico a livello fisici, perchè  il giardinaggio aumenta i livelli serotonina, che migliora l’umore e riduce l’ansia.

Lombardi, aumentano le richieste di prestiti per le vacanze

In vacanza sì, ma con il prestito. I lombardi non rinunciano alle agognate ferie, ma si fanno aiutare da un finanziamento. La voglia di viaggiare, nel 2022, è stata forte soprattutto nel periodo invernale, tanto che, secondo i calcoli fatti da Facile.it prendendo in considerazione un campione di oltre 17.000 casi, nel periodo settembre – novembre 2022, le richieste di prestiti personali compilate online per viaggi e vacanze sono aumentate del 48% rispetto al medesimo intervallo temporale del 2021. Un altro dato interessante riguarda l’età media del richiedente, che si abbassa ulteriormente. Nel periodo preso in esame, infatti, è passata da 35 a 33 anni. Grazie all’incremento delle richieste per viaggi e vacanze, il loro peso relativo rispetto al totale di quelle presentate in Lombardia passa dall’1,1% all’1,3%, (+ 22,7%). A livello complessivo, l’importo medio che i lombardi hanno richiesto alle finanziarie per i prestiti personali è passato dai 10.839 euro del periodo settembre – novembre 2021 agli 11.429 euro degli stessi mesi del 2022 (+5,4%). Si tratta di un deciso incremento per soddisfare esigenze anche diverse, come si evince dai dati sottostanti.

Per che cosa chiedono i prestiti i lombardi
Quali sono le principali finalità per le quali si chiede un prestito personale in Lombardia? Secondo l’analisi di Facile.it al primo posto resiste saldamente l’ottenimento di liquidità (che rappresenta il 32,4% del totale richieste), seguita dall’acquisto di auto usate (17,1% del totale, ma in calo del 10,3% rispetto ad un anno fa nel suo peso sul totale richieste) ed il consolidamento debiti (14,7%; +28,2% se confrontata con il valore 2021). Presentano invece percentuali negative le altre voci appena fuori dal podio, che appaiono in negativo rispetto l’anno precedente. Queste sono la ristrutturazione immobili (10,09%; -21,1%), l’acquisto di arredi (6,5%; -12,3%) e le spese mediche (4,4%; -2,7%).

Prestiti per Formazione e Università quelli con maggior crescita sul totale 

E’ interessante anche notare quali siano i finanziamenti che sono cresciuti di più per “destinazione” di utilizzo. In merito alle finalità che, dalla fine del 2021 alla fine del 2022, hanno accresciuto maggiormente il loro peso sul totale delle richieste presentate in Lombardia, al primo posto troviamo i prestiti per Formazione ed Università (+39,9%) seguiti da quelli per finanziare il consolidamento dei debiti (28,2%), l’acquisto di viaggi e vacanze (+22,7%) e quello di PC e strumenti elettronici (+16,6%).

Da guerra a siccità le parole che definiscono il mondo nel 2022

Gli eventi che hanno contraddistinto il 2022 sono stati accompagnati da terminologia ed espressioni specifiche entrate poi a far parte del dibattito pubblico. E gli esperti di Babbel propongono l’annuale retrospettiva linguistica attraverso l’analisi di alcune parole protagoniste dell’anno trascorso.
Il 2022 è stato un anno colmo di avvenimenti, le cui implicazioni si sono spesso avvertite anche a livello internazionale, dall’invasione dell’Ucraina, all’inflazione alla siccità, quest’ultima, un chiaro segnale dell’aggravarsi della crisi climatica. Termini come ‘guerra’ e ‘invasione’ sono stati utilizzati frequentemente nei giornali italiani. La parola invasione descrive l’irruzione, da parte delle forze armate di uno Stato belligerante, all’interno di un territorio non appartenente a esso. Il termine suggerisce motivazioni illegittime e attitudini violente.

Inflazione e Digital Nomads

Il termine inflazione, derivante dal latino inflatio, ‘gonfiatura’, indica in economia l’aumento prolungato e costante del livello medio generale dei prezzi in un dato lasso di tempo, determinante una diminuzione del potere d’acquisto della moneta. L’inflazione ha investito molti Paesi, inclusa l’Italia, catalizzando l’attenzione dei media e del dibattito pubblico.
E se nelle retrospettive linguistiche di Babbel degli anni passati si potevano citare termini come ‘no-vax’ e ‘green pass’, le parole che emergono quest’anno dipingono uno scenario differente, più in linea con ciò che ci si potrebbe aspettare in un mondo post-pandemico. Parole, come ad esempio, Digital Nomads, ‘nomadi digitali’, ovvero chi, rinunciando a una residenza fissa, sceglie di spostarsi di frequente e lavorare primariamente online.

Great Resignation e Sleepcation

L’insorgere della pandemia e la conseguente precarietà lavorativa hanno indotto numerosi dipendenti a riconsiderare le proprie priorità. Tale fenomeno ha assunto dimensioni macroscopiche negli Stati Uniti, dove si parla di Great Resignation, ‘grande dimissione’.
Sempre in risposta a una più diffusa tendenza a voler dare priorità alla sfera privata emergono termini come ‘sleepcation’, neologismo formato dall’unione del verbo ‘to sleep’, ’dormire’ e ‘vacation’,’ vacanza’. Chi nel 2022 si concede una sleepcation decide di trascorrere le proprie ferie in un resort o un hotel allo scopo di riposarsi e recuperare il sonno perso.

La siccità in Italia

La parola ‘siccità’ deriva dal latino siccus, ‘secco’, indica la carenza di pioggia e, in generale, di umidità per un periodo di tempo prolungato, con forti ripercussioni sull’ambiente e sull’agricoltura, non solo nell’immediato. È infatti comprovata la presenza, a lungo termine, di importanti alterazioni degli ecosistemi, con intere specie vegetali ed animali a rischio. La mancanza di precipitazioni e il rialzo delle temperature per effetto del cambiamento climatico hanno causato, nell’estate del 2022, una siccità senza precedenti nella penisola, con la portata del Po ai minimi storici, riporta Askanews.
“Il nostro impegno nell’analizzare l’anno e nell’elaborare la retrospettiva ha come scopo quello di raccogliere i termini, che registrando un incremento nella frequenza di utilizzo, fotografano un cambiamento più o meno duraturo della nostra quotidianità – commenta Gianluca Pedrotti, Principal Learning Content Editor di Babbel – e possono, quindi, servire come strumento per interpretare e comprendere la società”.