Circa 2,3 milioni di iscritti agli albi professionali

Nel 2016 si sono registrati 680mila iscritti in più rispetto al 2000, con il 62% di donne e un terzo di giovani. E un totale di 2,9 milioni di addetti, corrispondente al 12,6% del totale degli occupati in Italia nel 2016. Con un valore aggiunto complessivo di 77 miliardi di euro, quasi il 6% del Pil regolare nel corso dell’anno. E’ la fotografia del ‘mondo’ delle professioni ordinistiche scattata dal ‘Secondo rapporto sulle professioni regolamentate in Italia’, commissionato dal Comitato unitario delle professioni (Cup).

Sempre di più le donne

Secondo il Rapporto il mondo delle professioni è sempre più donna. Tra gli iscritti agli albi aderenti al Cup, infatti, la quota di donne è arrivata a circa il 62%, un ‘esercito’ di circa 749 mila professioniste che è destinato a crescere. Se si guarda la composizione degli abilitati agli esami di Stato per l’esercizio della professione, nel 2015 le donne hanno rappresentato oltre il 65% tra le professioni di area economica e sociale, una percentuale cresciuta progressivamente nel corso degli ultimi anni (era il 50% nel 2000); mentre tra le professioni sanitarie la percentuale è arrivata a oltre l’80%.

Professionisti e distribuzione per età

Incrociando i dati forniti dagli ordini è possibile calcolare la distribuzione per età dei professionisti iscritti agli albi. In generale, emerge una fotografia di un mondo non propriamente giovane. Circa il 36% ha più di 50 anni, mentre solo il 9% meno di 30; circa il 23%, infine, ha tra 30 e 40 anni, così come un altro 33% tra 40 e 50.

Autonomia professionale

Marina Calderone, presidente del Cup e del consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, precisa che “preservare l’autonomia delle professioni fa bene al Paese. L’Italia ha bisogno di lavoro autonomo, di professionisti preparati e indipendenti”. E’ pertanto “importante che venga valorizzata la prestazione professionale e che si comprenda anche che bisogna darle dignità attraverso un percorso di riconoscimento di un equo compenso” aggiunge Calderone, sottolineando la necessità che “le amministrazioni pubbliche, in particolare, comprendano che è importante investire in qualità ed è importante remunerare i professionisti”.

Il tema dell’equo compenso

Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Cominardi, sostiene che quello dell’equo compenso è un tema molto importante e che andrebbero pensati e attuati emendamenti in proposito. Il sottosegretario ritiene inoltre che vista la forte componente femminile che emerge nelle professioni occorre tener conto dei suggerimenti e delle proposte che arrivano dal mondo-donne.