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Quali strumenti di visual merchandising utilizzare per evidenziare i prodotti e stimolare gli acquisti impulsivi?

Il visual merchandising è l’insieme di quelle operazione di marketing che utilizza l’allestimento visivo dei prodotti e dell’ambiente di vendita per attirare l’attenzione dei clienti e stimolare gli acquisti.

L’utilizzo di strumenti di visual merchandising efficaci, come è facilmente intuibile, può fare una grande differenza nelle vendite di un negozio.

In particolare, ci sono strumenti di visual merchandising più efficaci di altri e che puoi utilizzare per evidenziare i prodotti del tuo negozio e stimolare gli acquisti impulsivi. Vediamo quali.

Vetrine accattivanti

Le vetrine del negozio sono la prima cosa che i clienti vedono quando passano davanti al tuo negozio, per questo sono uno degli strumenti di visual merchandising più importanti.

Una vetrina accattivante può attirare l’attenzione dei passanti e spingerli ad entrare nel tuo locale commerciale.

Puoi utilizzare manichini, luci, oggetti scenici, video e altri elementi per creare una vetrina che catturi l’attenzione e l’immaginazione dei tuoi clienti.

Manichini

I manichini sono uno strumento di visual merchandising molto efficace per mostrare abiti e accessori in modo realistico.

Puoi utilizzare manichini a grandezza naturale o a metà busto per mostrare i prodotti in modo più dettagliato. Chiaramente, puoi utilizzare manichini di diversi colori e forme per creare una presentazione più interessante.

Luci

Le luci sono uno strumento molto interessante per evidenziare i prodotti e creare un’atmosfera accogliente in negozio. Puoi utilizzare luci di diverse intensità e colori per creare effetti visivi interessanti.

Inoltre, puoi provare ad utilizzare le luci per evidenziare i prodotti in promozione o i prodotti di punta del tuo punto vendita.

Posizionamento dei prodotti

Il posizionamento dei prodotti all’interno del negozio è un altro argomento importante quando si parla di visual merchandising.

Puoi utilizzare il posizionamento strategico dei prodotti per evidenziare quelli in promozione o i prodotti che ritieni di punta. Inoltre, puoi posizionare i prodotti in modo da guidare i clienti attraverso il negozio e fargli scoprire nuovi prodotti.

Schermi LED

Puoi utilizzare schermi LED o display per evidenziare i prodotti in promozione o quelli sui quali hai maggior margine di guadagno. Gli schermi possono essere posizionati in punti strategici del negozio per attirare l’attenzione dei clienti.

Espositori

Gli espositori sono un ottimo strumento di visual merchandising per evidenziare i prodotti e stimolare gli acquisti impulsivi. Puoi utilizzarli per mostrare i prodotti in modo accattivante e per evidenziare le offerte speciali del tuo negozio.

Espositori a terra

Gli espositori a terra sono un ottimo strumento per evidenziare i prodotti in promozione o quelli in offerta. Puoi utilizzare gli espositori in cartone per creare una presentazione interessante dei prodotti e per attirare l’attenzione dei clienti.

Espositori a parete

Gli espositori a parete sono un ottimo metodo per mostrare i prodotti in modo accattivante e per risparmiare spazio in negozio. Gli espositori di questo tipo ti consentono di evidenziare i prodotti in promozione o quelli sui quali desideri spingere maggiormente.

Musica e profumi

Anche musica e i profumi sono strumenti di visual merchandising, dato che concorrono a creare un’atmosfera più accogliente in negozio e favorire gli acquisti.

Puoi utilizzare la musica per creare un’atmosfera rilassante o energizzante a seconda del genere di prodotti che vendi. Inoltre, puoi utilizzare i profumi per associare un’emozione positiva ai tuoi prodotti.

In breve

Il visual merchandising è una importante strategia di marketing che consente di attirare l’attenzione dei clienti e stimolare gli acquisti impulsivi.

Ricorda chiaramente che ogni negozio è diverso dagli altri e che fai bene a scegliere gli strumenti di visual merchandising sia in base alle tue esigenze specifiche che in relazione al tipo di attività commerciale e prodotti proposti.

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Meglio la vasca con sportello o la doccia per disabili?

Nel momento in cui in casa è presente una persona anziana o che presenta una disabilità motoria, solitamente si pensa a quali soluzioni sia possibile adottare per rendergli la vita più semplice.

Certamente uno dei primi accorgimenti è quello che riguarda il bagno ed in particolare il sistema con il quale è possibile effettuare le operazioni di igiene personale.

Il dubbio che principalmente riguarda chi si occupa di dare assistenza in casa ad una persona con difficoltà motorie è se sia meglio optare per una vasca con sportello o direttamente per una doccia con disabili.

Per sciogliere questo dubbio è sufficiente effettuare un paio di considerazioni pratiche. Vediamo allora di seguito di chiarire e cercare di capire quale tra le due soluzioni potrebbe essere quella più appropriata.

Le vasche con sportello

Le vasche con sportello per anziani sono delle particolari vasche da bagno il cui accesso è reso davvero semplice grazie ad un apposito sportello (in fase d’acquisto è possibile scegliere se il movimento di apertura debba avvenire verso l’interno o verso l’esterno).

Si tratta di una soluzione che offre grande sicurezza, grazie agli appositi maniglione di sostegno, e la comodità extra di potersi adagiare sulla seduta integrata senza necessità di doversi sedere sul fondo della vasca, come avviene in quelle tradizionali.

Tra l’altro la particolare inclinazione della seduta integrata fa sì che lo scivolamento involontario in avanti non possa avvenire, aumentando dunque il livello di sicurezza.

Esiste inoltre la possibilità di richiedere determinati optional che aumentano il livello di comfort,  tra questi l’idromassaggio e al cromoterapia.

I box doccia

I box doccia di tipo tradizionale non offrono un adeguato livello di sicurezza.

Il primo pericolo è costituito certamente dal gradino che bisogna superare per poter accedere alla doccia, mentre la seconda insidia è rappresentata dal pericolo scivolamento.

Per questo motivo i box doccia per anziani devono essere realizzati a filo pavimento, evitando così qualsiasi possibilità di inciampare o scivolare.

Anche in questo caso possibile per vedere delle apposite maniglie di sostegno.

Cosa scegliere dunque?

Bisogna dire che la scelta è soprattutto personale, sulla base delle specifiche esigenze dell’individuo interessato da difficoltà a deambulare.

Ad ogni modo, le vasche con sportello per anziani probabilmente rappresentano l’opzione più comoda e sicura anche per quanti si trovano sulla carrozzina.

Dunque si tratta di una soluzione che offre maggiore autonomia e che per questo potrebbe essere preferibile alla doccia, soprattutto nel caso di persone non autosufficienti.

Tra l’altro, nel caso in cui le operazioni di pulizia necessitino dell’aiuto da parte di un assistente, in una vasca da bagno non ci saranno i getti d’acqua tipici di una doccia e per questo motivo la persona eviterà di bagnarsi.

Tra l’altro la comoda seduta consente di poter prolungare il bagno quanto si desidera, e aumentare così il livello di comfort e benessere percepiti.

In breve

Dunque, sebbene ogni situazione sia differente dall’altra, al variare dell’autonomia della persona in questione, di base potremmo dire che le vasche con sportello sono da preferire rispetto i box doccia quando in casa è presente una persona con difficoltà motorie.

Cambia certamente tanto a livello di comodità di utilizzo e ritrovata autonomia per la persona, ma ci sono significativi miglioramenti anche per quel che riguarda gli sforzi che l’eventuale persona che offre assistenza deve produrre.

Grazie ad una vasca da bagno per anziani infatti, le operazioni di entrata e uscita dalla vasca stessa sono molto più semplici e dunque non è più necessario dover effettuare particolari sforzi fisici per agevolare gli spostamenti da e per la vasca.

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Proteggere una attività commerciale dai ladri

Mettere in sicurezza la propria attività commerciale è oggi più che mai una necessità di tutti coloro i quali custodiscono della merce particolarmente rilevante dal punto di vista economico all’interno dei locali in cui avviene la vendita.

Subire un furto infatti, il più delle volte comporta perdite per diverse migliaia di euro, il che non è certamente piacevole e in alcuni casi può determinare anche la chiusura dell’attività commerciale stessa. Per evitare questo tipo di problema, si preferisce adottare tutte quelle contromisure che consentono in maniera adeguata di dissuadere eventuali malintenzionati dal commettere un furto.

Quale soluzione è più efficace?

Sicuramente il posizionare delle telecamere rappresenta una soluzione interessante in quanto potrebbe indurre tante persone a rinunciare ai propri loschi intenti. Ad ogni modo, sempre più le cronache riportano episodi di furti avvenuti nonostante la presenza delle telecamere a circuito chiuso, con i malintenzionati che vanno ad indossare maschere e cappucci per rendersi non riconoscibili e dunque eludere questo tipo di misura di sicurezza.

Le inferriate apribili

Tenuto conto di questo, la soluzione migliore è sicuramente quella di provvedere a far installare le inferriate di sicurezza in ferro. Le inferriate di sicurezza, ed in questo caso specifico quelle apribili, rappresentano una barriera veramente solida e resistente, difficile da superare e per questo praticamente perfetta per difendere l’ingresso principale di una qualsiasi attività commerciale.

È statisticamente provato infatti che i malintenzionati, anziché perdere tempo e provare a forzare l’inferriata che si trovano davanti, preferiscano direttamente cambiare obiettivo e prendere di mira una attività commerciale che non presenta una soluzione simile a sua difesa. Tra l’altro grazie alla normativa vigente dell’investimento (il “Bonus Casa”) è al momento possibile portare in detrazione la spesa e dunque recuperare fino al 50% della somma spesa.

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Come potare un albero alto

Gli interventi di potatura sono davvero importanti per garantire agli alberi una buona salute e un aspetto sempre gradevole. Se siamo consapevoli di non avere la giusta esperienza per effettuare la potatura di un albero alto, meglio prima chiedere consiglio ad un esperto o rivolgersi direttamente a una azienda che si occupi della manutenzione giardini.

Nel caso in cui decidessimo di procedere autonomamente, la prima cosa valutare è il tipo di effetto che vogliamo ottenere da questa operazione.

Quando e come effettuare il taglio

Chiaramente la potatura va fatta nel momento in cui la pianta è in riposo vegetativo, dunque in inverno o in autunno. Dopo aver posizionato la scala poggiandola sull’albero, ed essersi accertati che questa sia ben salda a terra, è possibile iniziare a salire sino a raggiungere i rami da tagliare.

È preferibile utilizzare una imbracatura di sicurezza avvolgendo la cinghia attorno all’albero, in maniera da tutelarsi in caso di eventuali cadute. Dopo aver valutato quali siano i rami da tagliare, possiamo procedere con l’operazione di taglio possibilmente applicando dell’ apposito mastice sulle zone in cui abbiamo effettuato il taglio, così da evitare l’insorgere di muffe nell’albero o marciume.

La giusta tecnica

Il consiglio è sempre quello di partire dai rami più piccoli andando così a sfoltire la chioma. Nel caso in cui rami da tagliare siano particolarmente grandi e si renda dunque necessario utilizzare una motosega, è bene chiedere aiuto ad una seconda persona che possa sorreggere questo strumento quando non necessario e dare le giuste indicazioni per il taglio dal basso potendo godere di una visuale migliore.

In alternativa, considera che anche le forbici telescopiche possono essere preziose per le operazioni di taglio, proprio perché puoi allungarle e dunque raggiungere più comodamente il ramo da recidere.

Tenendo conto di queste indicazioni puoi provare ad effettuare autonomamente la potatura degli alberi ad alto fusto. Nel caso in cui dovessi intuire si tratti di una operazione troppo complicata meglio cercare l’aiuto di un esperto, sia per il benessere della pianta che per la tua sicurezza.

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Dispenser d’acqua IWM per l’ufficio: qualità e design

I distributori d’acqua per l’ufficio commercializzati dal ramo aziende di IWM sono il massimo sia dal punto di vista della qualità dell’acqua da bere che per quanto riguarda il loro design. Questi dispositivi di ultima generazione consentono infatti di purificare l’acqua grazie al sistema ad osmosi inversa che li caratterizza, e grazie al quale essi prelevano rendono pura l’acqua che prelevano dalla rete, migliorandone anche la mineralizzazione. A proprio piacimento inoltre, sarà possibile avere dell’acqua liscia o gasata, fredda o calda e del ghiaccio in base ai propri gusti. Tutto un altro modo di bere dunque, rispetto gli scomodi e costosi boccioni d’acqua che è solitamente possibile trovare negli uffici o all’interno delle grandi aziende. I dispenser d’acqua per ufficio IWM ti aiutano dunque anche a risparmiare e contribuire a salvaguardare l’ambiente, oltre che a rendere un buon servizio ai tuoi dipendenti e consentire loro di bere tutta la buona acqua che desiderano durante gli orari di lavoro.

È scientificamente provato inoltre, che idratarsi correttamente consente di mantenere sempre alta la concentrazione, e questo è un grande vantaggio soprattutto sul luogo di lavoro. In ultima analisi, i dispenser che IWM commercializza vantano un design moderno ed accattivante che è in grado di adattarsi perfettamente a qualsiasi tipo di ambiente e arredi. Potrai decidere se acquistare direttamente il tuo dispenser o se noleggiarlo, mentre sarà la stessa IWM ad occuparsi dell’installazione del dispenser e provvedere alla sua manutenzione annuale, così da garantirne sempre la massima efficienza nel tempo. Fidati di chi, come IWM, opera con successo da oltre 30 anni nel campo del trattamento dell’acqua e ha acquisito nel tempo l’esperienza necessaria per proporti soluzioni in grado di soddisfare le tue necessità garantendoti un livello di qualità dell’acqua davvero elevato. Contatta il numero verde 800.685.540 per informazioni di ogni tipo, un consulente IWM ti offrirà volentieri il suo supporto.

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Calzature Bruno Bordese | Qualità e design

Le calzature Bruno Bordese si contraddistinguono per la loro creatività e voglia di osare: dei veri e propri pezzi unici ormai divenuti un must per quanti amano vestire in maniera originale e di tendenza. Presente sul mercato da oltre 25 anni, Bruno Bordese consente sia a lui che a lei di indossare l’eleganza e l’estro oggi irrinunciabili per chi ama mostrare agli altri parte della propria personalità attraverso l’abbigliamento, e mantenere sempre un profilo di tendenza tipico degli artisti o delle persone più brillanti. Queste ottime calzature sono il frutto di una ricerca costante che non riguarda esclusivamente il design e le nuove tendenze, ma anche e soprattutto i materiali più resistenti e performanti, ovvero quelli in grado di garantire il massimo del comfort e grande durata nel tempo.

Gli ambiti dai quali Bruno Bordese trae ispirazione per le sue creazioni sono la streetart e lo stile di vita dei più giovani in particolar modo, ma anche ciò che è possibile ammirare nei più famosi mercatini dell’antiquariato: è proprio grazie a questo eccezionale mix di elementi classici e moderni che è possibile dare vita a prodotti che si distinguono dagli altri ed ispirano artisti e quanti hanno voglia di raccontare qualcosa di sé anche attraverso le calzature che si indossano. Tra le sue creazioni più famose, vi sono le scarpe dal forte richiamo vintage dovuto ad un particolare lavaggio in lavatrice, un trattamento della pelle che ha dato vita ad una linea oggi particolarmente apprezzata e ricercata da chi ama vivere stando sempre al passo con i tempi. Le calzature Bruno Bordese sono dunque trasversali ed in grado di essere apprezzate da persone che appartengono a generazioni differenti, accomunate però dalla necessità di vestire in maniera ricercata senza per questo dover rinunciare ad una scarpa che possa garantire al piede tutto il comfort di cui avvertiamo il bisogno.

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Asciugamani elettrici, ecco perché sono la scelta migliore

In uno spazio pubblico, che sia un ufficio, un ristorante, un albergo o una palestra, la priorità è che l’ambiente bagno risulti sempre pulito, ordinato e assolutamente igienico per gli utenti. Oltre a questa esigenza, però, c’è la necessita dei titolari non solo di rispettare tutte le norme in termini di pulizia e funzionalità, ma anche di gestire correttamente le spese, scegliendo le soluzioni più economiche. E un asciugamani elettrico ad aria può essere la risposta a tutte le domande.

Ordine e igiene, innanzitutto

Installando un asciugamano elettrico appare subito evidente come il bagno risulti sempre pulito. Con questo tipo di apparecchi, infatti, si elimina completamente il problema dei rotoli di carta e del loro smaltimento. Mai più, quindi, cestini traboccanti, carta sul pavimento o peggio sanitari intasati dall’uso improprio della carta asciugamani. Ancora, numerosi test dimostrano che il sistema ad aria è infinitamente più igienico degli asciugamani in tessuto a rullo e, con i modelli attuali, non esistono nemmeno rischi legati a possibili atti di manomissione o vandalismo. In ambienti ad alto traffico di persone, come appunto palestre, aziende, ma anche scuole e luoghi pubblici, la pulizia è una priorità. E un dryer di moderna concezione annulla la necessità di dover ripassare i locali di continuo.

Grande risparmio economico

L’utilizzo della carta significa materiale di consumo. Per il titolare, la scelta di un asciugamani elettrico rappresenta la concreta possibilità di risparmiare su continui approvvigionamenti, oltre che un netto risparmio anche in termini di tempo speso per controlli e riordini. Con l’asciugamani elettrico l’investimento è solo quello dell’acquisto: in un anno, si tratta di costi in meno, rispetto all’uso della carta, valutabili in oltre il 90%. Ancora, va ricordato che con l’asciugamani elettrico il servizio è garantito automaticamente 24 ore su 24 e non c’è nulla da gestire o ricordare, nessuna burocrazia come invece avviene per l’acquisto di salviette di carta.

Anche l’occhio vuole la sua parte

Assodato che praticità e risparmio sono assicurati, la scelta di installare un asciugamani elettrico si dimostra vincente anche sotto il profilo del design. I modelli più recenti, infatti, hanno linee che si integrano perfettamente anche con gli ambienti più esclusivi. Ad esempio i prodotti di Mediclinics, azienda leader del settore, vantano tutti un design moderno e innovativo. Ad esempio Dualflow Plus si distingue quale complemento ideale per ambienti superiori e ricercati, dove l’attenzione all’occhio del cliente è un aspetto fondamentale. E non solo: il filtro EPA che elimina il 99% dei batteri ed il biocote che riveste la cover, evitando il proliferarsi di cattivi odori o muffe, garantiscono la massima igiene.

Una scelta che rispetta l’ambiente

C’è poi un elemento sempre di attualità, ovvero l’impatto ecosostenibile di ogni acquisto. Anche in questo caso, un asciugamani elettrico è la scelta più rispettosa per l’ambiente, perché i modelli moderni non solo utilizzano una quantità davvero ridotta di energia elettrica, ma non impattano sul pianeta. Utilizzare la carta significa consumare alberi e impoverire la natura: con un asciugamani elettrico si risparmiano mediamente 24 alberi in 16 anni.

Eventi climatici estremi: l’Europa non è preparata 

Secondo i risultati della prima valutazione europea dei rischi climatici, l’European Climate Risk Assessment (Eucra), in Europa le politiche e gli interventi di adattamento non tengono il ritmo con la rapida evoluzione di questi rischi.
“In molti casi – si legge nel rapporto -, un adattamento incrementale non sarà sufficiente. Inoltre, poiché numerose misure volte a migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici richiedono molto tempo, possono essere necessari interventi urgenti anche per rischi non ancora critici”.

In base alla valutazione dell’Agenzia europea dell’ambiente, l’Aea, i rischi climatici hanno già raggiunto livelli critici. E potrebbero diventare catastrofici in assenza di interventi urgenti e decisivi.
Di fatto, in Europa i rischi legati ai cambiamenti climatici minacciano la sicurezza energetica e alimentare, gli ecosistemi, le infrastrutture, le risorse idriche, la stabilità economica e la salute dei cittadini. 

Incendi e inondazioni minacciano i territori 

In alcune regioni d’Europa si concentrano rischi climatici multipli. L’Europa meridionale, ad esempio, è “particolarmente a rischio a causa degli incendi boschivi nonché degli effetti delle ondate di calore e della scarsità di acqua sulla produzione agricola, sul lavoro all’aria aperta e sulla salute umana. Le inondazioni, l’erosione e l’infiltrazione di acqua salata minacciano le regioni costiere europee a bassa quota, comprese molte città densamente popolate”.

Secondo Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’Aea, “l’Europa si trova di fronte a rischi climatici urgenti che si acuiscono più rapidamente di quanto le nostre società riescano a prepararsi. Per garantirne la resilienza, i responsabili politici europei e nazionali devono agire immediatamente – aggiunge – sia mediante una rapida riduzione delle emissioni sia con l’attuazione di politiche e di interventi di adattamento forti”.

A rischio ecosistemi, alimenti, salute, infrastrutture, economia, finanza

La valutazione dell’Aea individua in Europa 36 principali rischi climatici nell’ambito di cinque grandi gruppi: ecosistemi, alimenti, salute, infrastrutture, economia e finanza.
Quasi tutti i rischi nel gruppo ecosistemi, poiché presentano un elevato potenziale di ricaduta su altri settori, richiedono interventi urgenti. Soprattutto i rischi per gli ecosistemi marini e costieri.

I rischi dovuti a caldo eccessivo e siccità sono già a livello critico per la produzione agricola nell’Europa meridionale, ma il calore è il fattore di rischio climatico più grave anche per la salute.
Gli eventi meteorologici estremi più frequenti aumentano poi i rischi per le infrastrutture e i servizi critici (energia, acqua, trasporti). E numerosi rischi climatici interessano anche l’economia e il sistema finanziario.

“Sono necessari interventi urgenti e coordinati”

Secondo l’Agenzia, “l’Ue e i relativi Stati membri hanno compiuto notevoli progressi nella comprensione dei rischi climatici e nella preparazione ad affrontare tali rischi. Tuttavia, riporta Adnkronos, la preparazione della società in generale è resa insufficiente dal ritardo nell’attuazione delle politiche rispetto al rapido aumento dei livelli di rischio”.

La valutazione dell’Aea sottolinea che “per affrontare e limitare i rischi climatici in Europa, l’Ue e gli Stati membri devono collaborare coinvolgendo anche i livelli regionali e locali laddove si rivelino necessari interventi urgenti e coordinati”.

Basta acquisti compulsivi: arriva la sfida che fa bene al budget e all’ambiente

Si chiama #nospendchallenge la sfida virale che invita tutti a spendere e a consumare meno. Per i più motivati, l’obiettivo è riuscire a non spendere proprio nulla: e non si tratta di una necessità dovuta a scarse disponibilità economiche, ma di una vero e proprio stile di vita. Una tendenza che unisce quindi due nobili scopi: gestire consapevolmente il denaro in un momento difficile a livello globale e soprattutto ridurre l’impatto ambientale causato dai consumi eccessivi.

Una scelta radicale

Nel contesto attuale, sia nel mondo reale sia in quello virtuale, la #nospendchallenge spicca come una sfida tutt’altro che frivola. Prendersi questo impegno implica una decisione radicale: non acquistare nulla che non sia strettamente necessario per un periodo predeterminato, che può variare da una settimana a un anno. Tuttavia, alcune spese fondamentali, come il mutuo, le bollette, il cibo, i medicinali e gli acquisti obbligati, rimangono escluse dalla sfida.

Una pianificazione attenta

Affrontare la no spend challenge richiede una pianificazione attenta. Vanno infatti stabilite in anticipo le voci essenziali da otto ciò che può essere sacrificato. Ad esempio, gli esperti consigliano di dire no all’acquisto di libri se in casa ce ne sono già molti altri da leggere, riscoprendo invece l’utilità delle biblioteche. Allo stesso modo, dovrebbero essere evitati vestiti, pranzi fuori, cibi non salutari, cosmetici, device elettronici, media in streaming e molti altri acquisti superflui dovrebbero essere evitati.

Consapevolezza sull’impatto ambientale dietro i nostri acquisti

Il cuore della sfida risiede nella consapevolezza dell’impatto ambientale che gli acquisti hanno. La sovraproduzione, soprattutto nell’industria della moda, ha generato costi ecologici incontrollabili. La Generazione Z, attenta alle questioni ambientali, si sta impegnando attivamente in questa sfida come forma di protesta contro il consumismo senza freni e la produzione non sostenibile.

La pandemia ha amplificato il ricorso degli acquisti online, riferisce Adnkronos, con ulteriori conseguenze ambientali derivanti dagli imballaggi e dal trasporto. La “no-spend-challenge” mira a interrompere il circolo vizioso degli acquisti compulsivi, promuovendo l’economia circolare e la consapevolezza delle reali necessità.

Imparare a gestire le finanze

Inoltre, la sfida vuole anche insegnare ai più giovani a gestire in maniera migliore le finanze. I ragazzi della Generazione Z, così come le donne, sono considerati elementi vulnerabili nell’ambito dell’educazione finanziaria. La #nospendchallenge può rappresentare uno strumento per riflettere su ogni acquisto, promuovendo una gestione più consapevole delle proprie disponibilità economiche.

In conclusione, la no spend challenge dimostra che si può vivere con meno, contribuendo al benessere personale, all’ambiente e alla salute finanziaria. La sfida va oltre la mera restrizione economica, fungendo da catalizzatore per cambiamenti positivi nella vita quotidiana.

Le compravendite e i mutui di fonte notarile nel II trimestre 2023

Emerge dai dati notarili: nel II trimestre 2023 gli atti notarili per la compravendita di unità immobiliari in Italia sono 235.725, -4,1% rispetto al trimestre precedente (dato destagionalizzato) e -16,0% su base annua (non destagionalizzato. 

Il 94,0% delle convenzioni stipulate riguarda i trasferimenti di proprietà di immobili a uso abitativo (221.514), il 5,7% quelli a uso economico (13.373) e lo 0,4% le convenzioni a uso speciale e multiproprietà (838).
Il mercato immobiliare però è in diminuzione, e registra percentuali negative su tutto il territorio nazionale: Nord-Ovest -5,4%, Isole -3,2%, Centro -3,0%, Sud -0,6% e Nord-Est -0,4%.

Comparto abitativo: -16,7% rispetto al 2022

Rispetto al II trimestre 2022 le transazioni immobiliari diminuiscono del 16,7% nel comparto abitativo e dell’1,5% nell’economico.
A livello territoriale il settore abitativo segna, su base annua, variazioni percentuali negative in tutto il Paese: Nord-Ovest -21,6%, Centro -17,8%, Sud -14,8%, Nord-Est -13,8% e Isole -5,5%. 

Il settore economico diminuisce nel Nord-Ovest (-6,5%), nel Centro (-6,4%) e nelle Isole (-4,2%), mentre aumenta nel Nord-Est (+6,2%) e al Sud (+4,9%). Nel settore abitativo le compravendite si riducono sia nei grandi sia nei piccoli centri (rispettivamente, -20,9% e -13,5%), in quello economico, diminuiscono nei grandi centri (-6,6%) e aumentano nei piccoli (+2,1%).

Mutui e finanziamenti: -35,3%

Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare sono 78.512. La variazione percentuale calcolata sul dato destagionalizzato è di -7,3% rispetto al trimestre precedente, mentre la variazione su base annua calcolata sul dato non destagionalizzato è di -35,3%.

Il calo interessa tutto il territorio su base sia congiunturale (Sud -9,5%, Nord-Ovest -8,4%, Nord-Est -7,6%, Isole -6,3% e Centro -3,9%) sia annua (Nord-Ovest -40,6%, Centro -36,2%, Sud -32,5%, Nord-Est -30,4%, Isole -27,6%), le città metropolitane -39,5% e i piccoli centri -31,7%.

Andamento in ribasso anche nel I semestre 2023

Nel I semestre 2023 il mercato immobiliare, con 446.416 convenzioni notarili di compravendita, registra un andamento in ribasso rispetto allo stesso periodo del 2022 (-13,7%). La flessione interessa il settore abitativo (-14,4%), con variazioni negative superiori alla media nazionale nel Nord-Ovest (-19,3%) e al Centro (-17,0%), più lieve nel Nord-est -11,1%, Sud -10,2% e Isole -5,2%.

Il settore economico è stabile a livello nazionale, mentre registra un andamento differenziato per area geografica, con una crescita al Sud (+5,2%) e nel Nord-Est (+4,6%) e una contrazione al Centro (-4,2%), nel Nord-Ovest (-3,1%) e nelle Isole (-1,8%).
Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti e altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare (152.094 nel I semestre 2023) sono in forte calo (-33,3%).
Soprattutto al Nord-ovest (-38,7%) e al Centro (-35,1%), più contenuta al Sud -29,2%, Nord-Est -28,1% e Isole -26,6%.

Nel 2023 bollette meno care: luce -34%, gas -27% 

“Nel 2023 abbiamo fatto i conti con bollette meno salate, con l’arrivo del 2024 assistiamo a buoni segnali sul fronte del costo delle materie prime, ma questo non significa che automaticamente le bollette caleranno”, spiega Mario Rasimelli, Managing Director Utilities di Facile.it.
Secondo l’analisi di Facile.it, lo scorso anno tra luce e gas gli italiani hanno infatti pagato, mediamente, 1.633 euro a famiglia: nel 2022 erano 2.349.

In particolare, a parità di consumi, le famiglie italiane con un contratto di fornitura nel mercato tutelato hanno speso, in media, circa 770 euro per la bolletta della luce, e 863 euro per quella del gas. Rispettivamente, il 34% e il 27% in meno rispetto all’anno precedente.

In quale regione si è speso di più per l’energia elettrica? In Sardegna

Considerando la sola energia elettrica e analizzando i dati su base locale, emerge come la Sardegna sia stata la zona d’Italia dove le bollette sono state più pesanti. Nell’Isola il consumo medio a famiglia è stato di 2.835 kWh, che considerando le tariffe dello scorso anno in regime di tutela, corrisponde a un costo di 914 euro, ovvero il 18,7% in più rispetto alla media nazionale.

È bene ricordare che in molte parti della regione non è attivo il riscaldamento con gas di città, situazione che spesso viene compensata utilizzando dispositivi elettrici con conseguenti forti impatti sui consumi.

Sicilia e Veneto completano il podio

Al secondo posto della graduatoria si posiziona la Sicilia, dove lo scorso anno sono stati messi a budget, mediamente, 825 euro a famiglia con un consumo medio rilevato di 2.557 kWh. Chiude il podio il Veneto, area dove si sono spesi 814 euro (2.525 kWh).

Guardando la classifica dal lato opposto, invece, emerge come le aree in cui, a fronte di consumi elettrici più contenuti, le bollette sono state più leggere sono la Liguria (642 euro per un consumo di 1.991 kWh), la Basilicata (662 euro, 2.054 kWh) e il Trentino-Alto Adige (675 euro, 2.093 kWh).

Gas: in Trentino-Alto Adige ne consumano di più

Anche per il gas le bollette variano a seconda dei consumi medi rilevati. Se nel 2023 sul fronte dell’elettricità gli abitanti del Trentino-Alto Adige sono stati tra i più fortunati, la situazione cambia per la fornitura di gas, dal momento che hanno pagato il conto più salato. Mediamente, 976 euro (a fronte di un consumo medio di 1.049 smc). Dati alla mano, il 13% in più di quanto rilevato a livello nazionale.
Seguono, a breve distanza, la Lombardia (968 euro con un consumo medio di 1.040 smc) e l’Emilia-Romagna (958 euro, 1.030 smc).

Le aree in cui, di contro, nel 2023 le bollette del gas sono state più leggere sono la Sicilia (598 euro, 643 smc), la Campania (609 euro, 654 smc) e il Lazio, dove la spesa per il gas è stata di 619 euro (665 smc).

Lavoro: cambia la relazione con il reddito e i propri interessi

Fra il terzo trimestre 2022 e il terzo trimestre 2023 l’occupazione in Italia è aumentata di 470.000 unità. Tutti gli indicatori che riguardano le componenti dell’occupazione, dipendente e indipendente, mostrano un segno positivo. Il solo segno negativo è riconducibile a contratti di lavoro a termine, che si riducono in dodici mesi di 89.000 unità (-2,9%).

Ma per il 62,7% degli italiani il lavoro non è centrale nella vita. E il 76,2% dei giovani scambierebbe solo a caro prezzo un’ora di tempo libero con un’ora di lavoro. 
Per l’80% degli occupati in passato si è chiesto troppo a chi lavora. Ora è giusto pensare di più a sé stessi. È quanto emerge dal Rapporto ‘Il senso del lavoro nella comunità produttiva e urbana di Bologna’, realizzato dal Censis con la collaborazione di Philip Morris.

Il lavoro invecchia

D’altra parte, nel giro di dieci anni, fra il 2012 e il 2022, la base occupazionale formata da giovani con un’età compresa fra 15 e 34 anni si è ridotta di circa 360.000 unità, mentre i lavoratori con almeno 50 anni sono aumentati di 2,7 milioni. 

Inoltre, la mancata partecipazione al mercato del lavoro conta oggi 12 milioni e 434.000 persone (quasi otto milioni donne), che pur essendo in età lavorativa, non lavorano e non sono alla ricerca di un lavoro.
Quasi dieci italiani su cento dichiarano di non partecipare al mercato del lavoro perché scoraggiati dagli esiti negativi della ricerca di un lavoro (prevalentemente donne).

Lavorare per vivere, non vivere per lavorare

Tre quarti degli italiani (76,1%) condividono l’affermazione secondo la quale in Italia il lavoro c’è, ma è poco qualificato e sottopagato.
Il 76,2% dei giovani è convinto che un impegno aggiuntivo di un’ora di lavoro deve avere un compenso tale da giustificare la rinuncia a un’ora di tempo libero, e l’80% degli italiani occupati vede nel lavoro un fattore, che soprattutto in passato, ha portato a trascurare gli interessi personali, tanto da porre il proprio benessere in secondo piano (79,8% giovani, 80,8% 35-64enni).

Fra chi è alla ricerca di un nuovo lavoro, il 36,2% indica come motivazione principale ottenere un guadagno più elevato rispetto a quello corrente, per il 36,1% la ricerca di un nuovo lavoro è stimolata dalla necessità di vedere riconosciuto il livello di competenze acquisito e da una maggiore prospettiva di carriera.

Il senso del lavoro

Il profilo di ciò che rappresenta il lavoro per i dipendenti può essere evidenziato attraverso tre elementi.
Il primo è il lavoro come diritto, ma anche come contributo personale a qualcosa che supera i confini del posto di lavoro e trova un riscontro anche nella collettività (lo afferma un dipendente su quattro).

Il secondo, è il lavoro come fattore di indipendenza (43,2%), con particolare rilevanza per la componente femminile dell’occupazione (57,6%).
Il terzo, il lavoro come fattore di sicurezza economica (41,1%), che possa però essere svolto in un ambiente lavorativo meritocratico (48,6%).

Google: nuova politica sulla condivisione dei dati in Europa

Una nuova politica in risposta all’Atto dei Mercati Digitali della UE (DMA) permette agli utenti di Google di optare per la non condivisione dei dati su tutti, alcuni o nessuno dei servizi offerti dal motore di ricerca. I servizi elencati includono YouTube, Search, i servizi pubblicitari, Google Play, Chrome, Google Shopping e Google Maps.

È questa la modifica alla policy annunciata dal gigante di Mountain View, un provvedimento che permetterà agli utenti in Europa di decidere con precisione quanto e con chi sono disposti a condividere i propri dati.

Previste regole aggiuntive sull’interoperabilità e sulla concorrenza

Tuttavia, la policy non è totale. Google continuerà infatti comunque a condividere i dati degli utenti quando sia necessario per completare un’operazione, come, ad esempio, quella di effettuare un acquisto su Google Shopping tramite Google Pay, al fine di ottemperare alla legge, prevenire frodi o proteggersi dagli abusi.

In realtà non si tratta della modifica più significativa che Google dovrà apportare per conformarsi al DMA, che entrerà in vigore il 6 marzo prossimo. La legge prevede anche regole aggiuntive sull’interoperabilità e sulla concorrenza. Ad esempio, Google dovrà smettere di trattare i propri servizi in maniera più favorevole rispetto ad altri servizi di terze parti nella classificazione di Search.

L’Europa non è l’unica a preoccuparsi

La UE non è l’unica ad avere sollevato preoccupazioni riguardo alle enormi quantità di dati degli utenti raccolte da Google.
Negli Stati Uniti, il Dipartimento di Giustizia ha citato in giudizio la società californiana in quello che è probabilmente il più grande processo antitrust nel paese dal caso contro Microsoft negli anni ‘90.

In uno dei suoi argomenti, il Dipartimento di Giustizia ha sostenuto che la grande quantità di dati degli utenti raccolti da Google nel corso degli anni ha portato a un meccanismo atto a garantire che l’azienda rimanga il motore di ricerca leader nel mondo.

Gli utenti dovranno scegliere tra privacy e comodità

Tuttavia, riferisce Adnkronos, le nuove modifiche introdotte da Google a causa del DMA comporteranno alcuni compromessi per gli utenti che vogliono proteggere i propri dati.
L’azienda ha fatto notare che se un utente decide di scollegare Search, YouTube e Chrome, ciò influenzerà le raccomandazioni personalizzate su YouTube. 

Se invece Search e Maps vengono scollegati, Google Maps non sarà più in grado di suggerire luoghi (come, ad esempio, ristoranti) in base alle attività precedenti.
Gli utenti di Google dovranno scegliere tra la loro privacy e la comodità di avere i servizi Google connessi tra loro. Ma, almeno in Europa, avranno la possibilità di essere più precisi nel definire dove tracciare la linea.

Quali sono i cinque trend del lavoro per il 2024?

Quali sono le cinque tendenze che definiranno il panorama occupazionale nel 2024? Le ha identificate Indeed, il sito globale per chi cerca e offre lavoro, basandosi sui dati e le osservazioni condotte nel 2023.

Il lavoro nel 2024 si preannuncia come un ambiente dinamico, dove adattabilità, innovazione e impatto sociale saranno le chiavi per il successo. Pertanto, i cinque trend che guideranno il mondo del lavoro nel 2024 saranno una crescente domanda di lavoratori altamente qualificati, l’automazione nei processi di recruitment, l’espansione del lavoro ibrido, la necessità di una formazione continua, e una crescente importanza dell’equilibrio tra vita professionale e vita privata.

Formazione continua, nuove tecnologie e flessibilità

Il rapido sviluppo dell’AI, dell’automazione e delle nuove tecnologie richiederà un’adattabilità senza precedenti da parte di lavoratori e aziende.
Il 2024 sarà perciò caratterizzato da una crescente domanda di competenze digitali, in particolare, riguardo AI, robotica e programmazione. Indeed prevede che la formazione continua diventerà una priorità, con un focus crescente su competenze digitali e nuove metodologie di lavoro.

Ma al centro delle politiche aziendali ci sarà anche l’equilibrio tra lavoro e vita personale.
La pandemia ha ridefinito le aspettative dei dipendenti riguardo lavoro flessibile e opzioni di lavoro da remoto.
Le aziende che abbracciano e promuovono un ambiente di lavoro flessibile risulteranno più attrattive.

AI integrata nel recruiting, salute digitale, sostenibilità

La crescente competizione per i talenti porterà a un’innovazione significativa nei processi di assunzione e gestione del personale.
L’integrazione dell’AI nel recruiting diventerà la norma, ottimizzando e automatizzando la corrispondenza tra candidati e posizioni aperte.

Ma i temi emergenti della salute digitale, la tecnologia blockchain e la sostenibilità vedranno un interesse costante anche nel 2024, sia da parte dei datori di lavoro sia di coloro che lo cercano.
Inoltre, le aziende saranno sempre più valutate anche per l’impatto sociale e ambientale. Le organizzazioni che integrano sostenibilità, inclusività e responsabilità sociale nella cultura aziendale attireranno e manterranno talenti di alto livello.

“Trovare il giusto equilibrio tra innovazione tecnologica e umanizzazione”

“Le tecnologie emergenti come l’AI stanno rivoluzionando il modo in cui le aziende assumono e gestiscono i lavoratori, ed è un tema che rimarrà centrale, insieme agli altri aspetti dell’innovazione – commenta Roberto Colarossi, senior sales director di Indeed -. Tuttavia, rimane fondamentale trovare il giusto equilibrio tra l’utilizzo delle innovazioni tecnologiche e l’umanizzazione di tutto il processo di assunzione. Ma non ci sono solo le nuove tecnologie: rimane alta l’attenzione per flessibilità, inclusività e well-being, sempre più importanti per attrarre e trattenere i migliori talenti. Le competenze digitali, anche in settori tradizionalmente non tecnologici, si confermano essenziali, per rimanere competitivi, infatti, sarà fondamentale garantire una formazione continua”.

Abbigliamento, chiusi 9mila negozi. Gli italiani comprano sempre più online

È la fotografia scattata da Unioncamere e InfoCamere: negli ultimi cinque anni il numero di negozi di abbigliamento in Italia è sceso di oltre 9mila unità, attestandosi, al 30 settembre scorso, leggermente al di sopra dei 78.000 esercizi commerciali.

Una frenata che ha inciso pesantemente sulle imprese individuali, pari al 53% del totale del comparto, che tra il 2019 e il 2023 hanno registrato una diminuzione superiore al 12%, ovvero, -5.891 unità in termini assoluti.
Si tratta di una dinamica, che secondo l’associazione delle Camere di commercio guidata da Andrea Prete, riflette anche la forte crescita del commercio online. Sono infatti sempre di più gli italiani che fanno i loro acquisti sulle apposite piattaforme dedicate.

Un’Italia con meno vetrine

Mediamente, il bilancio tra aperture e chiusure di attività nel commercio di articoli di abbigliamento in esercizi specializzati è quantificabile in una riduzione di quasi l’11%.
Insomma, pandemia, cambiamenti nelle abitudini di consumo e fiammate inflazionistiche stanno mettendo a dura prova i negozi di abbigliamento lungo lo stivale. 

E a livello territoriale l’immagine è di un’Italia con meno vetrine in tutte le venti regioni, a eccezione di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, dove si conta una variazione negativa più contenuta in termini percentuali.

A Roma, Ancona, Ferrara e Rieti diminuzioni superiori al 20%

In tutte le altre regioni, a partire da Lazio, Marche, Toscana e Friuli Venezia Giulia, si registrano perdite superiori al 10%.
Lazio, Lombardia e Toscana sono invece le regioni in cui la contrazione degli esercizi è maggiore in termini assoluti. Le tre regioni, infatti, determinano quasi la metà della variazione negativa registrata a livello nazionale: -4.272 attività nel periodo in esame, pari al 46% del totale.

A livello provinciale, le variazioni percentuali più importanti si registrano al Centro-Nord.
A Roma, Ancona, Ferrara e Rieti per il commercio al dettaglio di articoli di abbigliamento si contano diminuzioni superiori al 20% nell’arco dell’intero periodo considerato.

Imprese under35, “rosa” e straniere più colpite

Qualche nota positiva arriva dal Sud, dove Crotone, Ragusa e Siracusa sono le uniche province in cui la variazione di attività dell’abbigliamento nel quinquennio è positiva, rispettivamente, +1,6% e +0,5%.
Ma il declino nei cinque anni ha interessato fortemente le componenti femminili e giovanili.

Rispettivamente, è di oltre 4.700 e 2.500 negozi la perdita registrata nel settore in termini assoluti, corrispondente a una variazione percentuale negativa pari al 10% per le imprese ‘rosa’ e oltre il 26% per quelle under35.
Uno scenario sempre negativo, ma meno significativo in termini assoluti, risulta quello delle imprese straniere (10% sul totale del settore), dove sono state estromesse per sempre dal mercato circa 1.000 attività (-10,4% nel periodo).

In arrivo dalla UE la prima legge al mondo per regolamentare l’AI

Si tratta di una normativa senza precedenti a livello globale, che intende garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti fondamentali e dei valori europei da parte dei sistemi di Intelligenza artificiale immessi sul mercato.
Dopo una maratona di negoziati durata tre giorni il Consiglio UE e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sulla proposta di norme armonizzate sull’Intelligenza artificiale. 

L’idea principale è regolamentare l’AI in base alla capacità di causare danni alla società: maggiore è il rischio, più severe sono le regole.
La stragrande maggioranza dei sistemi di AI rientra però nella categoria del rischio minimo, pertanto, beneficeranno di un ‘free-pass’.

I sistemi considerati ad alto rischio

Le sandbox normative faciliteranno l’innovazione responsabile e lo sviluppo di sistemi AI conformi. Quindi, i sistemi identificati ad alto rischio saranno tenuti a rispettare requisiti rigorosi.

Esempi di sistemi di AI ad alto rischio includono alcune infrastrutture critiche, come nei settori acqua/gas/elettricità, dispositivi medici, sistemi per determinare l’accesso alle istituzioni educative o per reclutare persone, alcuni sistemi utilizzati nei settori delle forze dell’ordine, controllo delle frontiere, amministrazione della giustizia e processi democratici.
Sono considerati ad alto rischio anche i sistemi di identificazione biometrica, categorizzazione e riconoscimento delle emozioni.

La blacklist dei sistemi a rischio inaccettabile

Il rischio inaccettabile riguarda i sistemi di AI considerati una chiara minaccia ai diritti fondamentali delle persone, e saranno vietati.
La blacklist include sistemi o applicazioni di AI che manipolano il comportamento umano per aggirare il libero arbitrio, sistemi che consentono il ‘punteggio sociale’ da parte di governi o aziende, e alcune applicazioni di polizia predittiva.

Alcuni utilizzi dei sistemi biometrici saranno vietati, ad esempio, il riconoscimento delle emozioni sul posto di lavoro, e alcuni sistemi per la categorizzazione delle persone, o il riconoscimento facciale in tempo reale in spazi accessibili al pubblico.

Sistemi a rischi specifici a contrassegno obbligatorio 

L’accordo della UE chiarisce gli obiettivi in cui tale uso è strettamente necessario ai fini dell’applicazione della legge, e per i quali le autorità dovrebbero essere eccezionalmente autorizzate a utilizzare tali sistemi.
L’accordo prevede ulteriori garanzie, limitando le eccezioni alle vittime di determinati reati, prevenzione di minacce reali, come ad esempio, attacchi terroristici, e la ricerca di persone sospettate di gravi crimini.

Vi è poi la categoria dei rischi specifici, quali le ormai famose chatbot.
Quando utilizzano le chatbot, riporta AGI, gli utenti dovrebbero essere consapevoli che stanno interagendo con una macchina. Deepfake e altri contenuti generati dall’AI dovranno essere etichettati come tali.
Inoltre, i fornitori dovranno progettare sistemi in modo che i contenuti audio/video/testo/immagini sintetici siano contrassegnati e rilevabili come generati o manipolati artificialmente.

Coldiretti: ecco la black list dei prodotti alimentari più contaminati 

È quanto emerge da un’analisi della Coldiretti, condotta sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf), e diffusa in occasione dell’apertura del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione: alcuni cibi contaminati e pericolosi per la sicurezza alimentare rischiano di finire nel carrello degli italiani in cerca di risparmio.

Nel 2022, sul totale dei 317 allarmi rilevati, 106 riguardavano importazioni da stati dell’Unione Europea (33%), 167 da Paesi extracomunitari (53%) e solo 44 (14%) erano prodotti con origine nazionale.
In pratica, oltre otto prodotti contaminati su dieci provengono dall’estero (86%), in particolare, fichi turchi, pistacchi iraniani, spezie indiane e litchi cinesi.

Dai fichi secchi turchi al pollo polacco: attenti a tossine, batteri e pesticidi

I pericoli maggiori per la salute dei consumatori italiani provengono dai fichi secchi della Turchia, contaminati dalle aflatossine, dal pesce spagnolo, per l’alto contenuto di mercurio, dalla carne di pollo polacca, contaminata da salmonella, e da cozze e vongole spagnole, sempre con salmonella insieme al batterio dell’escherichia coli.

Molto pericolosi anche i pistacchi di Turchia, Iran e Stati Uniti per l’elevato contenuto di aflatossine cancerogene, erbe e spezie indiane e litchi cinesi, per la presenza di pesticidi oltre i limiti consentiti, e anche ostriche francesi al norovirus, che provoca violente gastroenteriti.
È un’emergenza che non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo, ma che si estende anche a quelli più ricchi.

Cibi stranieri oltre dieci volte più pericolosi di quelli italiani

Insomma, cibi e bevande straniere sono oltre dieci volte più pericolosi di quelli Made in Italy, con il numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari oltre i limiti di legge pari al 6,4% del totale, rispetto alla media dello 0,6% dei campioni di origine nazionale.

In caso di allarme alimentare le maggiori preoccupazioni sono però determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio. Con il rischio di generare un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi, e che spesso mette in difficoltà interi comparti economici.

Indicare la provenienza anche di vegetali, semi e funghi in busta

Grazie alla battaglia della Coldiretti arriva l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine anche per frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole e altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano.

Un risultato ottenuto con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’UE del regolamento delegato 2023/2429, che avrà piena attuazione a partire dal 1° gennaio 2025.
Tuttavia, la provenienza resta sconosciuta in diversi casi: dai succhi di frutta alle marmellate, dai legumi in scatola al pane fino ai biscotti, senza dimenticare l’esigenza di arrivare anche nei ristoranti a indicare la provenienza della carne e del pesce serviti a tavola.