Italia al 3° posto dei Paesi più… “contraffatti”

Il 15,1% del valore dei beni contraffatti sequestrati a livello mondiale è a danno di marchi registrati in Italia. Un dato che ci colloca al terzo posto della classifica dei Paesi più colpiti dalla contraffazione, dietro Stati Uniti (24%) e Francia (16,6%), e che ci fa perdere 88.000 posti di lavoro, pari al 2,1% dei lavoratori impiegati nei settori più colpiti dalla contraffazione.

“L’ennesimo segnale di come la situazione stia declinando in maniera allarmante”, spiega Mario Peserico, Presidente di Indicam, l’associazione italiana per la tutela della proprietà intellettuale. Secondo il quale “la prospettiva peggiora anno dopo anno”.

In Europa in un anno importati prodotti contraffatti per oltre 120 miliardi di euro

Secondo i dati del Report di Euipo (Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale) e Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sulle Tendenze del commercio di prodotti contraffatti e usurpativi il mancato gettito tributario causato dalla contraffazione ammonta a 10,3 miliardi di euro, una cifra equivalente al 3,2% del totale delle tasse riscosse, e allo 0,62% del Pil. Mentre per il mancato pagamento dell’Iva sono stati persi 4,3 miliardi di euro.

“Leggere questi numeri dà la percezione della realtà con la quale ci confrontiamo ogni giorno – aggiunge Peserico -. Non è ammissibile che in Europa siano stati importati in un anno prodotti contraffatti per oltre 120 miliardi di euro, una stima aumentata di 30 miliardi in soli tre anni”.

La Cina è il primo Paese di origine o passaggio delle merci contraffatte

La Cina continua a essere il primo tra i Paesi di origine o passaggio delle merci contraffatte, coprendo quasi il 60% del totale, seguita da Hong Kong, un Paese prevalentemente di transito dei beni, e Turchia.

“I Paesi che sono all’origine dei prodotti contraffatti sono sempre gli stessi da anni. Le nostre imprese non possono più assistere impotenti di fronte a tutto ciò – prosegue il presidente Indicam -. Il problema deve essere affrontato alla radice, gli Stati e l’Unione Europea devono imporre a questi Paesi l’obbligo di un maggiore rispetto della proprietà intellettuale”.

Soprattutto l’Italia, che dovrebbe avere più interesse di altri ad alzare il tono della discussione, adottando una politica più forte a sostegno della proprietà intellettuale.

Aggiornare le regole del mondo online

Le norme ci sono, riporta Askanews, ma devono essere adattate all’evoluzione della contraffazione. “L’Italia deve giocare un ruolo di primo piano e non restare più nelle retrovie – sottolinea Peserico -. È sempre più urgente un rafforzamento nelle nostre Ambasciate nei Paesi più critici, con l’inserimento di esperti dedicati a supportare la tutela della proprietà intellettuale”.

Occorre quindi che gli Stati all’origine della contraffazione siano messi sotto pressione, che le regole del commercio online siano aggiornate. “I consumatori e gli imprenditori meritano una tutela migliore di quella finora ricevuta – puntualizza il Presidente Indicam -. È necessario non scendere più a compromessi con chi, Stato o operatore, arreca danni così ingenti al nostro tessuto sociale ed economico”.