Dal mercato immobiliare inequivocabili segnali di “appannamento”

È quanto emerge dal 2° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2023 di Nomisma: il mercato immobiliare italiano mostra inequivocabili segnali di appannamento. All’interno dello scenario macroeconomico le famiglie si trovano improvvisamente più fragili, con una propensione al risparmio crollata su valori nuovamente esigui. A ciò si accompagna il continuo rialzo dei tassi d’interesse, che preclude a molti la possibilità di accedere al necessario sostegno creditizio. La conseguenza dell’accresciuta rischiosità associata dalle banche agli impieghi immobiliari porta a un calo delle erogazioni, con inevitabili ricadute sull’attività transattiva in tutti i comparti. Nel primo semestre 2023 la risposta dei valori immobiliari è improntata alla rigidità: +1% per le abitazioni. E l‘andamento dell’inflazione fa sì che l’incremento non sia riuscito a garantire un’effettiva salvaguardia in termini reali.

Calano i prezzi a Venezia, non a Milano 

La lieve variazione positiva che investe i valori immobiliari delle abitazioni è piuttosto l’esito di aspettative di crescita dei prezzi da parte dell’offerta. Questo suggerisce la presenza sul mercato di una domanda ancora disponibile a interiorizzare gli aumenti imposti dalla parte offerente.
Tuttavia, all’interno dei vari mercati, l’andamento dei valori mostra differenze dovute principalmente allo sfasamento temporale che caratterizza le fasi di inversione del ciclo immobiliare. Ad esempio, se a Venezia Laguna i prezzi calano per il terzo semestre consecutivo, a Milano la variazione risulta doppia rispetto a quella media (+2,2% semestrale). Inoltre, l’indagine evidenzia come in media per vendere un’abitazione siano necessari 5,2 mesi. 

Locazioni a +1,7%

Considerando invece il mercato della locazione, emerge una crescita per il quarto semestre consecutivo (+1,7%).  Complessivamente le abitazioni locate nel 2022 ammontano a poco meno del 6% dello stock disponibile. Nello specifico, le locazioni di medio-lungo periodo segna una flessione di oltre il 4% per i contratti ordinari e -1,5% per quelli di tipo agevolato. La componente di breve periodo, al contrario, aumenta del +0,6% gli immobili locati a canone libero.  Le variazioni più importanti riguardano Bologna (+3,7%), Cagliari, Catania, Padova e Torino (+2%).  L’aumento più sostenuto dei canoni ha comportato un innalzamento dei rendimenti medi, che in media sono dell’ordine del 5,2% lordo annuo.

Crollano gli investimenti stranieri

La domanda composta da famiglie, lavoratori, studenti e turisti compete a un’offerta privata troppo esigua e sempre più orientata a privilegiare soluzioni più remunerative, come gli affitti brevi.
Gli investitori istituzionali potrebbero coprire almeno in parte il fabbisogno in locazione, anche se al momento continuano a manifestare un interesse decisamente tiepido verso il settore residenziale.
Quanto alla componente corporate l’orientamento è improntato alla prudenza da parte degli investitori stranieri. Che determina un crollo degli investimenti, passati dai 6,2 miliardi di euro del primo semestre 2022 ad appena 2 miliardi di euro nel primo semestre 2023. 

La matematica? Mette l’ansia anche all’Intelligenza Artificiale 

Un recente studio ha evidenziato come GPT-3, GPT-3.5 e GPT-4, modelli di intelligenza artificiale, associno la matematica a concetti negativi, alimentando l’ansia e la difficoltà che molti studenti italiani affrontano durante gli studi superiori, soprattutto in vista degli esami di maturità. Secondo lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Big Data and Cognitive Computing, anche i grandi modelli di linguaggio come GPT-3, GPT-3.5 e persino GPT-4 associano la matematica ad aspetti fortemente negativi, come “difficile”, “frustrante” o “noioso”.
Questo comportamento è stato misurato attraverso le reti di “forma mentis comportamentale”, una sorta di mappa cognitiva che permette di comprendere la percezione di un concetto analizzando le sue associazioni con altri concetti. I risultati sono stati sorprendenti: GPT-3 e GPT-3.5, nella loro capacità di diffondere conoscenza, hanno associato la matematica a concetti noiosi, ansiosi, problematici e negativi, come un noioso viaggio su un’isola deserta, senza alcuna connessione positiva con le sue applicazioni reali e avventurose. 

Chat Gpt percepisce la matematica come… uno studente

“Questo risultato è in linea con le percezioni negative sulla matematica che abbiamo riscontrato negli studenti italiani delle scuole superiori”, afferma il professor Massimo Stella, co-autore dello studio e docente di psicometria presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento. “A differenza dei professionisti che intraprendono carriere scientifiche e vedono la matematica come un tesoro creativo e pratico, questi modelli la considerano come qualcosa di astratto, distante dai progressi scientifici e dalla comprensione del mondo reale”.
Questa tendenza a percepire la matematica in modo negativo potrebbe avere gravi conseguenze, creando uno squalo nel tranquillo mare della conoscenza. Questi modelli di linguaggio agiscono come specchi psico-sociali, riflettendo pregiudizi e atteggiamenti che sono stati incorporati nel loro “DNA” linguistico durante il processo di allenamento. La mancanza di trasparenza rende difficile monitorare l’effetto delle risposte fornite da questi modelli. Non è ancora chiaro se queste associazioni negative possano influenzare negativamente alcuni utenti, aggravando l’ansia matematica già esistente.

Il rischio di estremizzare sentimenti negativi

Gli autori dello studio ritengono che le interazioni sociali con questi modelli potrebbero esacerbare gli stereotipi o le insicurezze preesistenti riguardo alla matematica tra gli studenti e persino tra i genitori. Potrebbero confermare atteggiamenti negativi già presenti o alimentare messaggi subliminali che la matematica è difficile per certi gruppi specifici. Questo fenomeno, noto come “minaccia dello stereotipo”, può influenzare le performance accademiche. Tali atteggiamenti negativi possono ostacolare l’apprendimento delle competenze tecniche in matematica e statistica, come una tempesta che impedisce di raggiungere l’isola della conoscenza.

Le paure dei modelli di linguaggio

Questo ci avverte che i modelli di linguaggio, nonostante la loro potenza, hanno anche le loro paure. Come noi, possono essere intimiditi dalla matematica. La sfida per il futuro è navigare attraverso queste tempeste, correggendo tali pregiudizi, in modo che questi modelli possano guidarci verso un mare di conoscenza più sereno e proficuo.

Quali strumenti di visual merchandising utilizzare per evidenziare i prodotti e stimolare gli acquisti impulsivi?

Il visual merchandising è l’insieme di quelle operazione di marketing che utilizza l’allestimento visivo dei prodotti e dell’ambiente di vendita per attirare l’attenzione dei clienti e stimolare gli acquisti.

L’utilizzo di strumenti di visual merchandising efficaci, come è facilmente intuibile, può fare una grande differenza nelle vendite di un negozio.

In particolare, ci sono strumenti di visual merchandising più efficaci di altri e che puoi utilizzare per evidenziare i prodotti del tuo negozio e stimolare gli acquisti impulsivi. Vediamo quali.

Vetrine accattivanti

Le vetrine del negozio sono la prima cosa che i clienti vedono quando passano davanti al tuo negozio, per questo sono uno degli strumenti di visual merchandising più importanti.

Una vetrina accattivante può attirare l’attenzione dei passanti e spingerli ad entrare nel tuo locale commerciale.

Puoi utilizzare manichini, luci, oggetti scenici, video e altri elementi per creare una vetrina che catturi l’attenzione e l’immaginazione dei tuoi clienti.

Manichini

I manichini sono uno strumento di visual merchandising molto efficace per mostrare abiti e accessori in modo realistico.

Puoi utilizzare manichini a grandezza naturale o a metà busto per mostrare i prodotti in modo più dettagliato. Chiaramente, puoi utilizzare manichini di diversi colori e forme per creare una presentazione più interessante.

Luci

Le luci sono uno strumento molto interessante per evidenziare i prodotti e creare un’atmosfera accogliente in negozio. Puoi utilizzare luci di diverse intensità e colori per creare effetti visivi interessanti.

Inoltre, puoi provare ad utilizzare le luci per evidenziare i prodotti in promozione o i prodotti di punta del tuo punto vendita.

Posizionamento dei prodotti

Il posizionamento dei prodotti all’interno del negozio è un altro argomento importante quando si parla di visual merchandising.

Puoi utilizzare il posizionamento strategico dei prodotti per evidenziare quelli in promozione o i prodotti che ritieni di punta. Inoltre, puoi posizionare i prodotti in modo da guidare i clienti attraverso il negozio e fargli scoprire nuovi prodotti.

Schermi LED

Puoi utilizzare schermi LED o display per evidenziare i prodotti in promozione o quelli sui quali hai maggior margine di guadagno. Gli schermi possono essere posizionati in punti strategici del negozio per attirare l’attenzione dei clienti.

Espositori

Gli espositori sono un ottimo strumento di visual merchandising per evidenziare i prodotti e stimolare gli acquisti impulsivi. Puoi utilizzarli per mostrare i prodotti in modo accattivante e per evidenziare le offerte speciali del tuo negozio.

Espositori a terra

Gli espositori a terra sono un ottimo strumento per evidenziare i prodotti in promozione o quelli in offerta. Puoi utilizzare gli espositori in cartone per creare una presentazione interessante dei prodotti e per attirare l’attenzione dei clienti.

Espositori a parete

Gli espositori a parete sono un ottimo metodo per mostrare i prodotti in modo accattivante e per risparmiare spazio in negozio. Gli espositori di questo tipo ti consentono di evidenziare i prodotti in promozione o quelli sui quali desideri spingere maggiormente.

Musica e profumi

Anche musica e i profumi sono strumenti di visual merchandising, dato che concorrono a creare un’atmosfera più accogliente in negozio e favorire gli acquisti.

Puoi utilizzare la musica per creare un’atmosfera rilassante o energizzante a seconda del genere di prodotti che vendi. Inoltre, puoi utilizzare i profumi per associare un’emozione positiva ai tuoi prodotti.

In breve

Il visual merchandising è una importante strategia di marketing che consente di attirare l’attenzione dei clienti e stimolare gli acquisti impulsivi.

Ricorda chiaramente che ogni negozio è diverso dagli altri e che fai bene a scegliere gli strumenti di visual merchandising sia in base alle tue esigenze specifiche che in relazione al tipo di attività commerciale e prodotti proposti.

In vacanza con Micio e Fido: 6,5 di italiani viaggiano con i pet

Micio e Fido non si lasciano in pensione, si portavano in vacanza. La tendenza è confermata da un’indagine commissionata da Facile.it e condotta dall’istituto di ricerca EMG Different, che ha rivelato che gli animali domestici sono membri effettivi della famiglia anche durante le ferie estive. Tra i proprietari di cani e gatti, più di 6,5 milioni di persone decideranno di trascorrere le loro vacanze, interamente o in parte, in compagnia dei loro fedeli amici.

Il cane è il perfetto compagno di viaggio

Per quanto riguarda i cani, più della metà dei proprietari (il 69%) li porterà con sé durante il viaggio, mentre la percentuale scende drasticamente per i gatti, con solo un terzo dei proprietari (33%) che viaggerà con il proprio felino. Nonostante l’inflazione che ha messo a dura prova le famiglie nell’ultimo anno, più del 70% dei proprietari di animali domestici (il 73%) ha dichiarato di essere disposto a spendere di più per l’alloggio al fine di garantire servizi adeguati al proprio amico a quattro zampe.

Seconde case e affitti stagionali le sistemazioni preferite

L’indagine ha rivelato che tra coloro che partiranno con i loro animali, la maggioranza preferirà alloggiare in una casa di proprietà (32%), seguita dall’affitto di una proprietà (25%), e da strutture ricettive come alberghi, agriturismi, hotel e B&B, scelti da 3,2 milioni di proprietari di cani o gatti (24%). Per quanto riguarda i mezzi di trasporto, quasi il 90% dei proprietari (11,8 milioni di italiani) si sposterà in auto, mentre il 10% opterà per l’aereo, percentuale che sale al 14% nel caso dei viaggi con i gatti.

Sicurezza in auto: non tutti sono attenti

Nonostante molti proprietari scelgano di viaggiare con i loro amici a quattro zampe, c’è ancora una percentuale di padroni che trasporta gli animali in modo improprio: il 4% (oltre 270.000 italiani) invece di utilizzare i dispositivi di sicurezza previsti dalla legge, terrà il proprio animale sulle gambe. Oltre a essere illegale e pericoloso, sia per l’animale che per i passeggeri, è importante ricordare che in caso di incidente, un’eventuale assicurazione per l’animale non coprirebbe le lesioni subite. Ancora, molti proprietari non pensano di proteggere i loro animali con un’assicurazione che li metta al riparo da eventuali imprevisti durante le vacanze. Secondo i dati dell’indagine, solo il 29% dei proprietari (quasi 5,5 milioni di persone) ha sottoscritto una polizza assicurativa, un aumento rispetto all’anno precedente (20,4%), ma comunque un dato ancora basso. La percentuale sale al 36% per i cani e scende al 17% per i gatti. Eppure le assicurazioni oggi sono facilmente accessibili e proposte a prezzi contenuti.

Le bevande analcoliche? In Italia ci sono 100 stabilimenti e 84mila addetti 

Un’industria con radici storiche e tradizione italiana, ma orientata verso l’innovazione. Resiliente e laboriosa, profondamente legata al territorio e ai suoi sapori e profumi, accompagna da sempre la vita degli italiani con prodotti che rappresentano il Made in Italy nel mondo, creando occupazione e indotto. Questa è la descrizione di un settore, quello delle bevande analcoliche in Italia, che emerge durante l’Assemblea annuale di Assobibe, l’Associazione di Confindustria che rappresenta il comparto nel paese, con il tema “Socialità, gusto e tradizione Made in Italy nel mondo: il valore delle bevande analcoliche”.
L’evento ha visto la presentazione della ricerca “Bevande analcoliche: immagine, valore, tradizione e significato” realizzata da Euromedia Research per Assobibe. 

5 miliardi di euro di valore

L’industria delle bevande analcoliche è presente in Italia con circa 100 stabilimenti, tra multinazionali radicate nel territorio e piccole e medie imprese, che impiegano complessivamente 84.000 persone e generano un valore di mercato di 5 miliardi di euro. Ogni euro di valore prodotto dalle imprese del settore genera 5,4 euro lungo la filiera e per ogni lavoratore impiegato nelle aziende di produzione si creano 14 posti di lavoro indiretti (3 a monte e 11 a valle). È un settore saldamente radicato nel territorio che esporta prodotti per un valore complessivo di 421 milioni di euro.

Vicini agli italiani nei momenti di relax e di festa

“Il nostro settore, come emerge dalla ricerca che stiamo presentando oggi, rappresenta una componente importante del tessuto produttivo e sociale del nostro paese”, dichiara Giangiacomo Pierini, Presidente di Assobibe. “Le nostre imprese portano lavoro e crescita al territorio e i nostri prodotti rappresentano la tradizione e il gusto Made in Italy nel mondo. Siamo sempre stati al fianco degli italiani nei momenti di festa, relax e vacanza; soddisfiamo la loro sete di spensieratezza e socialità e per questo dobbiamo essere in grado di guardare avanti, investire e continuare a offrire prodotti che incontrino i gusti dei consumatori, che permettano loro di ritrovare i propri ricordi e le proprie radici, ma in modo sempre nuovo”.

Sono un’espressione della tradizione tricolore

Secondo la ricerca di Euromedia Research per Assobibe, oltre il 78% degli italiani riconosce le bevande analcoliche come espressione della tradizione italiana e ritiene che contribuiscano a valorizzare il Made in Italy nel mondo. Quasi il 90% degli italiani ritiene importante la presenza delle imprese del settore sul territorio per lo sviluppo e l’occupazione che generano.
“Agli italiani piace stare insieme, sono un popolo conviviale ricco di tradizioni”, spiega Alessandra Ghisleri, Direttrice di Euromedia Research, presentando i dati della ricerca. “In questo contesto, le bevande analcoliche svolgono un ruolo fondamentale come trait d’union tra le persone e simboleggiano ricordi felici dei momenti più belli della vita. Sono un simbolo di festa per giovani e adulti. Dalle celebrazioni di compleanno alle estati con gli amici, dai pranzi alle cene in compagnia, le bevande analcoliche sono sempre presenti, in una forma o nell’altra”.

Cola e aranciata le preferite

La ricerca analizza anche i gusti degli italiani e il loro rapporto con le bevande analcoliche. Emerge che in Italia si consumano prevalentemente cola, aranciata, tonica, tè freddo, aperitivi analcolici, chinotti e bevande gassate. Per l’85% degli intervistati, le pause relax e i momenti di festa e convivialità hanno il sapore di una bevanda, anche se i consumi sono moderati: l’80% degli italiani beve 1-2 bicchieri solo occasionalmente. Oltre il 70% è soddisfatto dell’offerta di bevande “zero” (senza zucchero, caffeina, teina), che secondo il 64,4% degli intervistati, favoriscono un consumo più consapevole in termini di apporto calorico.

Lavoro: a giugno 568mila assunzioni previste dalle imprese 

A delineare lo scenario per la domanda di lavoro nel trimestre estivo è il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal. Turismo e manifatturiero (rispettivamente con oltre +7mila e +4mila assunzioni) sostengono la domanda di lavoro, mentre registrano una flessione costruzioni, servizi alle persone, servizi finanziari e assicurativi, e servizi informatici e delle telecomunicazioni. Più in generale, a giugno sono circa 568mila le assunzioni a tempo determinato o indeterminato previste dalle imprese, e quasi 1,4 milioni tra giugno e agosto. Si tratta di oltre 9mila unità in più rispetto a giugno 2022 (+1,5%) e circa +37mila sul trimestre corrispondente (+2,8%).
Anche per giugno però si conferma elevata la difficoltà di reperimento del personale. Sono difficili da reperire quasi la metà dei lavoratori ricercati (+6,8%).

L’industria cerca 348mila lavoratori entro agosto

Nel suo complesso a giugno l’industria ricerca circa 134mila lavoratori, e 348mila nel trimestre giugno-agosto. Per il manifatturiero (89mila lavoratori nel mese e 237mila nel trimestre) le maggiori opportunità di lavoro riguardano le industrie della meccatronica, che ricercano 22mila lavoratori nel mese e 58mila nel trimestre. Seguono le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (circa 18mila e 45mila) e quelle alimentari (13mila e 46mila). Per il settore delle costruzioni sono programmate 44mila assunzioni nel mese e circa 111mila assunzioni nel trimestre. Sono invece 434mila i contratti di lavoro previsti dal settore dei servizi nel mese in corso, e oltre 1 milione quelli per il trimestre giugno-agosto.

Il turismo traina la domanda, e più contratti a tempo indeterminato 

Ed è il turismo a offrire le maggiori opportunità di occupazione, con oltre 164mila lavoratori ricercati nel mese e circa 353mila nel trimestre, seguito dal comparto dei servizi alle persone (71mila e 165mila) e dal commercio (69mila e 171mila). In aumento poi la previsione per i contratti a tempo indeterminato (+14,8 %), anche come effetto dell’elevata difficoltà di reperimento del personale, mentre meno rilevante è l’incremento per i contratti a termine e stagionali (+ 2,3%). Diminuiscono invece le previsioni per i contratti di collaborazione occasionale e a partita IVA (-40,5%), e i contratti in somministrazione (-2,9%).
Ma cresce ancora la domanda di lavoratori immigrati, con 114mila ingressi programmati nel mese (+18mila), pari al 20,1% del totale.

Ancora elevato il mismatch: il 46,0% del personale non si trova 

La difficoltà di reperimento conferma il dato elevato di maggio, attestandosi al 46,0%. Il Borsino delle professioni del Sistema Informativo Excelsior segnala difficile reperimento tra le professioni tecniche e ad elevata specializzazione: specialisti nelle scienze della vita (80,3%), tecnici in campo ingegneristico (68,9%), tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (68,5%). Tra le figure degli operai specializzati si distinguono gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (72,5%) e fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria metallica (70,7%). Sotto il profilo territoriale, il mismatch è più elevato per le imprese nel Nord-Est, per le quali sono difficili da reperire circa il 52% dei profili ricercati. Seguono le imprese del Nord-Ovest (47,1%), del Sud e Isole (42,5%), e del Centro (42,4%).

Generazione Z, il 57% degli italiani boccia lo slang

La Generazione Z, con il suo slang e le sue espressioni, viene bocciata dal 57% dei cittadini italiani. Questo è quanto emerge da un’indagine condotta da Preply, che ha intervistato circa 1.600 madrelingua italiani. Sono diverse le parole che vengono comunemente utilizzate dai giovani ma che non piacciono ai loro genitori e concittadini più grandi. Tra i termini meno apprezzati, in cima alla lista delle abbreviazioni, acronimi, idiomatismi e inglesismi che possono rendere una conversazione incomprensibile per molti, c’è “Bro”, abbreviazione di “brother” in inglese, usata come termine di affetto tra coetanei. Seguono l’immarcescibile “Scialla”, che indica una situazione di tranquillità, e “boomer”, utilizzato per indicare la “lentezza” con cui i soggetti tra i 60 e i 70 anni si adattano alle trasformazioni tecnologiche.

“Postare” è il termine slang più utilizzato

Secondo il rapporto, l’89% degli italiani ammette di utilizzare qualche termine dello slang, ma solo il 18% lo fa abitualmente nella maggior parte delle conversazioni. Tra le espressioni gergali più conosciute, troviamo “postare”, “un botto” e “spoilerare”, che sono diventate comuni anche tra i “boomer”. Altre espressioni difficili da digerire per alcuni sono “Che sbatti”, che significa non avere voglia di fare nulla, “Gls”, abbreviazione di “già lo sai”, e il classico “amò”, abbreviazione affettuosa di “amore”. Alcune frasi gergali meno conosciute includono “abbuco”, “bibbi”, “bae” e “simp”, che richiedono una certa dimestichezza con lo slang per comprenderle.

Si impara su Internet e sui social

Ma dove si impara lo slang? Secondo il 59% degli intervistati, lo slang viene assorbito da Internet o dai social media, mentre il 43% lo apprende dagli amici e il 18% dalla famiglia. Sebbene il 13% degli italiani pensi che sia appropriato utilizzare lo slang anche in contesti professionali, solo il 4% avrebbe il coraggio di farlo davanti al proprio capo.

Ogni generazione ha il suo linguaggio

In conclusione, l’indagine evidenzia una disparità di comprensione e utilizzo dello slang tra le diverse generazioni. Mentre i giovani si esprimono liberamente con il loro linguaggio informale, molti adulti faticano a seguirli e considerano queste espressioni estranee e poco comprensibili. Tuttavia, è importante sottolineare che l’utilizzo dello slang può variare a seconda del contesto e delle relazioni interpersonali, e che ogni generazione ha il suo modo di comunicare e di esprimersi.

Frena la richiesta di credito delle imprese, risalgono i tassi di default

Emerge dai dati elaborati di EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF: il I trimestre 2023 vede in frenata la domanda di credito presentata dalle imprese italiane, che risulta del -3,6% rispetto al periodo corrispondente del 2022.
Il trend generale di flessione delle richieste si rispecchia anche nell’analisi per tipologia di impresa. Infatti, la domanda di credito da parte delle Imprese individuali mostra una contrazione del -6%, mentre le Società di capitali subiscono una flessione del -2,4%.
Al contrario, si registra un incremento a doppia cifra per l’importo medio richiesto, salito al +27,8%, pari a un ammontare di 146.845 euro. In particolare, per entrambe le tipologie di imprese: +27,4% per le Società di capitali (193.363 euro) e +21,3% per le Imprese individuali (49.717 euro).
E dopo 10 anni torna a salire il tasso di default delle imprese, che nel 2022 tocca il 2%.

Aumenta il rischio di un mancato rimborso del prestito

“Con l’aumento del costo del denaro è quasi inevitabile che anche le imprese provino a richiedere meno soldi in prestito, e che il rischio di un mancato rimborso del prestito stesso aumenti”, spiega Simone Capecchi, Executive Director di CRIF. 
Pertanto, il tasso di default risultava in costante calo dal 2013, delineando negli anni una rischiosità sempre minore delle imprese e uno scenario favorevole per le banche e l’industria del credito. In particolare, questo indicatore è passato da picchi del 7-8% fino a un minimo dell’1,5% nel 2021. Successivamente, la linea discendente si è prima appiattita per poi tornare a crescere dal 2022.

Fluttuazioni della domanda per Servizi, Commercio, Costruzioni

Dallo studio CRIF, che mette a confronto la distribuzione della domanda di credito delle imprese dei diversi settori economici, dopo il picco registrato nel I trimestre 2021 emerge un progressivo riassestamento dei volumi di richiesta del credito ai livelli pre-pandemia.
I settori che hanno maggiormente risentito della fluttuazione di questi anni di ‘permacrisi’ sono stati i Servizi, il Commercio e le Costruzioni.
Entrando nel dettaglio, l’innalzamento delle richieste fino al I trimestre 2021 ha subito un considerevole slancio per i Servizi, che rispetto al 2019, nei primi tre mesi del 2021 segnavano una crescita del 7,6%. Lo stesso è accaduto per il settore Commercio, che ha raggiunto lo zenit nel primo trimestre 2021, con un +7,5% in più rispetto ai livelli pre-pandemia. Una conferma di quanto le conseguenze economico-finanziarie della pandemia abbiano accentuato il bisogno di liquidità del comparto.

Food&Beverage: -13,7% di richieste

Il picco è stato significativo anche per le Costruzioni, con un aumento del 7,4% rispetto al 2019. Il comparto ha infatti beneficiato degli incentivi governativi, come Bonus Facciate o Superbonus 110%, che hanno rivitalizzato la domanda.
Le fluttuazioni della domanda di credito nell’arco temporale degli ultimi cinque anni sono state invece molto più contenute per settori quali le Telecomunicazioni e l’Energia. Viceversa, il comparto del Food&Beverage ha subito negli anni un forte ridimensionamento della domanda, passando da un livello pre-pandemia del 15,7% di richieste fino a segnare solamente un 2% nel I trimestre 2023 (-13,7%).

Gli italiani e l’Europa, che rapporto c’è?

Il 9 maggio di ogni anno si celebra la Giornata dell’Europa, una festa che celebra la pace e l’unità in Europa. In vista di questo evento nel 2023, Ipsos ha condotto una ricerca sulle opinioni degli italiani riguardo all’Unione Europea. Nonostante la fiducia degli italiani nell’UE sia diminuita negli ultimi anni, il rapporto tra l’Italia e l’UE non sembra essere compromesso. Molti italiani ritengono l’appartenenza dell’Italia all’Unione una cosa positiva (più di quattro su 10) e la maggioranza degli intervistati si esprimerebbe a favore del remain in caso di un referendum sull’uscita dell’Italia dall’UE o dall’euro.

Quali sono gli aspetti critici secondo gli italiani

Tuttavia, molti italiani hanno una visione critica dell’UE e delle sue istituzioni. Le istituzioni europee sono percepite come “lontane” dal 51% degli intervistati e troppo influenzate da Francia e Germania. Gli italiani si aspettano che l’UE evolva in un vero stato federale europeo, in modo da diventare più funzionale. Gli “Stati Uniti d’Europa” sono la chiave per far funzionare davvero l’UE secondo il 54% del campione (il 23% si dichiara invece in disaccordo). 

Una gestione unitaria sui grandi temi

Uno Stato federale che dovrebbe mettere al centro innanzitutto una gestione unitaria dell’immigrazione (il 31% la indica come una delle priorità europee) e una comune lotta al cambiamento climatico (29%). Anche sul conflitto in Ucraina occorrerebbe un cambio di passo: per il 54% gli Stati membri dell’Unione dovrebbero sviluppare una posizione politica comune tra loro, anche distinta dagli Stati Uniti se necessario a favorire la pace (il 21% ritiene invece che dovrebbero mantenere il più possibile una linea comune con gli Stati Uniti, il 25% non si esprime).

I passi da fare e il futuro

In generale, l’UE non entusiasma molti italiani, ma la maggioranza riconosce che l’Italia avrebbe meno importanza nel mondo se dovesse uscire dall’Unione Europea. L’UE potrebbe fare molti passi avanti per riconquistare il cuore degli italiani e diventare un’istituzione più amata. Per quanto concerne il futuro dell’Ue, prevale un certo scetticismo. Alla richiesta di immaginare l’Unione Europea tra dieci o vent’anni gli italiani si dividono sostanzialmente in tre blocchi: il 25% ritiene che l’UE sarà più forte e solida rispetto ad oggi, una percentuale identica pensa invece che si andrà nella direzione opposta (un’Unione più debole e divisa). Il restante 50% ritiene che non ci saranno grandi cambiamenti (21%) o non ha un’opinione a riguardo (29%).

Per fare un figlio bastano da 500 a 1.000 euro al mese

Qual è secondo gli italiani la misura di sostegno più convincente, che farebbe, decidere alle coppie di allargare la famiglia? Tra bonus vigenti, detassazione, rafforzamento degli attuali sostegni sociali, come ad esempio, per l’acquisto di libri, rate degli asili, o congedi parentali, e un contributo di 500-1.000 euro a figlio le coppie italiane non hanno dubbi. Per fare un figlio vorrebbero avere un’entrata mensile tra i 500 e i 1.000 euro al mese, a seconda del reddito, almeno fino al termine della scuola primaria del bambino. Non servono quindi meccanismi fiscali o sostegni complessi. È quanto è emerso da un sondaggio realizzato dalla Società di diagnosi prenatale e medicina materno fetale a 425 persone, di cui 270 donne in età fertile e 155 coppie, durante consulenze cliniche ginecologiche avvenute da gennaio 2023 a oggi.

Bonus vigenti, detassazione e sostegni sociali sono irrilevanti

Secondo il sondaggio, i bonus vigenti sono stati considerati assolutamente insufficienti, come insufficiente è considerata la detassazione e irrilevanti i sostegni sociali. Il contributo di 500-1.000 euro a figlio ha avuto invece il 100% dei consensi.
“È apparso evidente che le giovani coppie hanno le idee chiare su cosa permetterebbe loro di decidere di mettere al mondo un bambino – ha commentato Claudio Giorlandino, ginecologo e presidente della Società di diagnosi prenatale e medicina materno fetale -: ovvero un sostegno economico serio per ogni figlio”. 

Le coppie si dovrebbero sostenere con denaro nelle “tasche”

Invece di erogare euro a pioggia, “si dovrebbero sostenere con denaro nelle tasche per ogni figlio quelle 50.000, 100.000 coppie che, per oggettivi limiti reddituali, non si possono permettere un bambino – ha aggiunto Giorlandino -. I figli sono una ricchezza, oltre a garantire il futuro, muovono l’economia. Si comincerebbero a vedere, di nuovo, per le strade le pubblicità dei prodotti dell’infanzia che stanno scomparendo, sostituite da una pletora di cartelloni gallows humor, macabri e imbarazzanti richiami per agenzie di pompe funebri”.

Un grave problema di natalità insufficiente

Giorlandino ha invitato quindi a “non dimenticare che nascono solo 300.000 italiani a fronte di circa 800.000 decessi: stiamo perdendo oltre 500.000 connazionali all’anno. Tra pochi decenni non ci saranno più italiani. Si perderà quel meraviglioso popolo che da oltre 2.000 anni è un faro di civiltà, cultura e progresso per tutta l’umanità. Qui non si tratta di evocare una complottistica ‘sostituzione etnica’, ma è evidente che stiamo scomparendo”.