Flessibilità è la parola chiave per 8 professionisti su 10

DoveVivo Lab è l’osservatorio che indaga le tendenze e lo stile di vita della community internazionale di studenti e giovani lavoratori di DoveVivo, la coliving company europea presente in 14 città. Nel suo secondo sondaggio sono stati intervistati i lavoratori per capire come hanno affrontato lo smart working durante la pandemia e indagarne le aspettative per il futuro. E secondo più della metà dei professionisti intervistati si tornerà a lavorare stabilmente in ufficio. Il 67% dichiara infatti che con la pandemia alle spalle si ricomincerà a lavorare in presenza. Anche se la parola d’ordine del futuro per gli intervistati è flessibilità.

L’80% vorrebbe andare in ufficio 1 o 2 volte a settimana

Per il 18% degli intervistati lo smart working sparirà completamente, lasciando il posto a una settimana in ufficio 5 giorni su 5. Il 33% dichiara invece che immagina un futuro in cui lo smart working rimarrà un’abitudine stabile, con almeno 3 giorni a settimana in cui sarà possibile lavorare da casa. Quanto alle preferenze, però, emerge una situazione molto diversa: la parola chiave più amata dai professionisti è flessibilità. Il 80% di loro dichiara infatti che vorrebbe andare in ufficio 1 o 2 volte a settimana, oppure vorrebbe poter scegliere se fare smart working giorno per giorno. Il restante 20% invece vorrebbe tornare in ufficio tutti i giorni.

Positiva l’esperienza con le riunioni da casa

Generalmente positiva, comunque, l’esperienza con le riunioni da casa per 7 lavoratori su 10. Il 50% dichiara di aver capito che lo smart working è efficace come il lavoro in presenza, mentre il 31% lamenta una comunicazione poco empatica attraverso lo schermo del pc e la difficoltà nel riuscire a trovare il tempo per fissare le riunioni. La possibilità di gestire il tempo in maniera differente è l’aspetto più apprezzato dello smart working: il 51% dei lavoratori ha dichiarato, infatti, di essere riuscito a trasformare il tragitto casa-ufficio in tempo dedicato alle passioni. La comodità della casa, invece, ha permesso al 24% di lavorare meglio. Il 19% poi ha apprezzato la possibilità di aver potuto condividere più tempo con la famiglia, o la presenza di coinquilini o partner (6%).

Tra difficoltà e più tempo a disposizione

Ma lo smart working ha generato anche difficoltà. Secondo il 32% si è sentita la mancanza delle occasioni di viaggiare, conoscere nuovi colleghi e lanciare progetti. Aspetto altrettanto negativo (31%) la difficoltà di separare la giornata lavorativa dalla vita privata, mentre secondo il 19% l’aspetto peggiore è stato l’isolamento, e il 18% non ha gradito la scomodità della ‘postazione lavorativa domestica’.
Nonostante la possibilità di avere più tempo a disposizione il 21% ha dichiarato di aver lavorato ancora più del solito. Il 58%, però, ha affermato di aver dedicato il tempo guadagnato a interessi personali e affetti, mentre il 21% si è reso conto dell’importanza dell’aggiornamento professionale e ha colto l’occasione per partecipare a corsi di formazione.