Quando Fido va in ufficio, e non solo

In Italia l’amore per gli animali va al di là delle mura domestiche: sono sempre di più i lavoratori che si recano in ufficio con il proprio “pet”, perché sempre più spesso le aziende consentono ai dipendenti di portare con sé il proprio animale da compagnia.

Il riconoscimento dei pet, quindi, va ben oltre l’ambito familiare. Gli amici a quattro zampe sono ormai membri riconosciuti delle nostre comunità, in cui godono di nuove possibilità e servizi e dove, sempre più, forniscono anche un proprio contributo. È quanto emerge dal compendio annuale sul mondo dei pet, curato da Assalco (Associazione Nazionale tra le Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia) e da Zoomark International, con il contributo di Centro Studio Sintesi, di IRI Information Resources e dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (ANMVI).

“Una crescente sensibilità rispetto al ruolo sociale dei pet”

“Il Rapporto restituisce la fotografia di un Paese che denota una crescente sensibilità rispetto al ruolo sociale dei pet, radicata al punto da tradursi in richieste di una maggiore riconoscimento anche a livello giuridico ed economico”, spiega Gianmarco Ferrari, Presidente di Assalco .

Qualche esempio del ruolo sociale dei pet? Oltre a fornire assistenza ai non vedenti, i cani prestano soccorso in situazioni di emergenza, o possono “aiutare” le persone affette da diabete grazie alla loro capacità di identificare le variazioni di glucosio nel sudore o nella saliva. Inoltre, contribuiscono, ai percorsi di riabilitazione negli ospedali, nelle carceri e nelle terapie di supporto a ragazzi vittime di bullismo.

La situazione legislativa…

Tea il 2013 e il 2018 parlamentari di tutti gli schieramenti hanno presentato 58 Ddl legati ai temi della tutela dei pet. Nessuno, però, è stato approvato, anche se le richieste avanzate sono state molteplici. A partire da questioni legate allo status, come l’inserimento dei pet nello stato di famiglia, o l’introduzione nella Costituzione italiana del principio della tutela degli animali.

A livello amministrativo, poi, da più parti si auspica la realizzazione di un’anagrafe nazionale degli animali d’affezione, che tenga traccia di passaggi di proprietà, trasferimenti e decessi. Che rappresenterebbe uno strumento utile anche nella lotta al randagismo e all’abbandono.

… e quella fiscale

Tra le varie proposte emerge anche l’esigenza di riduzione della pressione fiscale. A oggi, infatti, l’aliquota Iva è al 22% per prestazioni veterinarie, farmaci e alimenti per animali da compagnia, al pari quindi un bene di lusso, e tra i più alti livelli in Europa, andando a penalizzare i bilanci delle famiglie.

Considerando che nelle case degli italiani si stima vivano 30 milioni di pesci, poco meno di 13 milioni di uccelli, 7,5 milioni di gatti, 7 milioni di cani e 3 milioni tra piccoli mammiferi e rettili, per un totale di circa 60 milioni e 400 mila pet, l’impatto economico del nostro amico non umano sul bilancio familiare risulta decisamente considerevole.