Intelligenza artificiale, quanto ne sappiamo noi italiani?

Anche i doppiatori italiani si sono uniti allo sciopero contro i turni massacranti e l’uso dell’Intelligenza Artificiale. Nel frattempo, un noto quotidiano italiano ha deciso di sfidare i propri lettori ogni giorno, pubblicando un articolo scritto con ChatGPT e mettendo in palio abbonamenti e champagne per chi riuscirà a individuarlo tra le pagine del giornale. Tuttavia, l’IA sembra aver scalzato il metaverso dal podio della notiziabilità. I prompt, ovvero i programmi che creano testi e contenuti in modo automatico, stanno diventando sempre più diffusi e rischiano di sostituire lavori ripetitivi che non richiedono la creatività e la passione dell’uomo. Ma quali sono i reali numeri del fenomeno in Italia?

Il 48,5% degli italiani non ha mai sentito parlare di ChatGPT

Per rispondere a questa domanda, la digital intelligence company The Fool ha condotto una ricerca basata su una survey fatta a 1.000 persone tra i 16 e i 64 anni in Italia nel mese di febbraio, utilizzando i dati di GWI. La survey ha evidenziato che il 48,5% degli intervistati non ha mai sentito parlare di ChatGPT, il sistema di intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI. Solo l’8% degli intervistati ha dichiarato di usarlo, mentre il resto ne ha solo sentito parlare o non ne conosce le caratteristiche. Tuttavia, il 34% degli intervistati ha mostrato un qualche livello di interesse verso ChatGPT.

La maggior parte di chi lo usa lo trova utile

Tra coloro che utilizzano ChatGPT, la maggior parte lo fa almeno una volta a settimana, se non tutti i giorni. I casi d’uso principali sono il miglioramento o l’integrazione del lavoro già svolto, la sperimentazione e il divertimento, e la ricerca di informazioni e fatti. Il 75% degli utilizzatori trova ChatGPT utile.
Tuttavia, la survey ha anche rivelato che il 58% degli intervistati è preoccupato che gli strumenti di intelligenza artificiale possano essere usati per scopi poco o per niente etici, come la disinformazione o per aiutarsi nei compiti scolastici. Il 41% è preoccupato per l’impatto che gli strumenti di intelligenza artificiale possono avere sugli artisti e i creativi, mentre il 40% crede che i progressi nei tool di AI possano migliorare il lavoro. Infine, il 26% degli intervistati non è preoccupato per come gli strumenti di intelligenza artificiale possano essere sviluppati.

C’è ancora una bassa consapevolezza degli strumenti di IA

In conclusione, la ricerca di The Fool su ChatGPT e l’intelligenza artificiale ha rivelato una bassa consapevolezza dell’esistenza di ChatGPT tra gli intervistati, ma anche un discreto interesse tra coloro che ne hanno sentito parlare. La maggior parte degli utilizzatori lo trova utile per migliorare o integrare il proprio lavoro. Tuttavia, una percentuale significativa di intervistati ha espresso preoccupazioni sull’utilizzo etico degli strumenti di intelligenza artificiale.