Turismo e ristorazione, il 2021 si chiude in rallentamento

Il settore dei servizi, in linea con quanto era già emerso da altri indicatori, ha chiuso il 2021 in forte rallentamento. I dati testimoniano i ritardi nel recupero dei livelli di attività pre-crisi sia dei servizi di alloggio che di ristorazione, le cui dinamiche appaiono decrescenti anche rispetto al terzo trimestre del 2021. Lo riferisce Confcommercio in base ai dati appena diffusi dall’Istat.

Crescita congiunturale nel quarto trimestre

I dati diffusi dall’Istituto di Statistica evidenziano per il quarto trimestre 2021 una crescita del 2,1% sul trimestre precedente per l’indice destagionalizzato del fatturato dei servizi. L’indice generale grezzo registra un aumento, in termini tendenziali, del 13,6%. Nel quarto trimestre 2021 si evidenzia una crescita congiunturale in quasi tutti i settori. Incrementi si registrano per le Agenzie di viaggio e i servizi di supporto alle imprese (+4,7%), per i Servizi di informazione e comunicazione (+3,4%), per il Commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+2,3%), per il Trasporto e magazzinaggio (+1,4%) e per le Attività professionali, scientifiche e tecniche (+0,8%). Si registra una diminuzione solo per le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (-1,0%). L’indice del fatturato dei servizi nel quarto trimestre 2021 registra variazioni tendenziali positive in tutti i settori. Aumenti consistenti contraddistinguono le Attività dei servizi di alloggio e ristorazione, con una crescita dell’81,3%, il Trasporto e magazzinaggio (+25,6%), le Agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+12,7%) e il Commercio all’ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+10,0%). L’incremento è più contenuto per i Servizi di informazione e comunicazione (+8,1%) e per le Attività professionali, scientifiche e tecniche (+5,3%).

Ritardi nel recupero dei livelli di attività pre-crisi

Secondo l’Ufficio Studi Confcommercio, i dati diffusi dall’Istat testimoniano i ritardi nel recupero dei livelli di attività pre-crisi sia dei servizi di alloggio che di ristorazione, le cui dinamiche appaiono decrescenti anche rispetto al terzo trimestre del 2021. Nel complesso, lo scorso anno ha mostrato un’inaspettata capacità di reazione del tessuto produttivo nel complesso, le cui dinamiche aggregate hanno superato ogni più rosea previsione. Tuttavia, resta l’elemento di debolezza costituito dalle differenti performance settoriali, conseguenza della diversa distribuzione degli shock della pandemia e delle restrizioni tra i diversi comparti produttivi. I più colpiti nel terziario di mercato sono quelli che manifestano a tutt’oggi difficoltà che rischiano di essere prolungate e acuite tanto dalla crisi energetica quanto dalle tensioni geopolitiche, i cui potenziali riflessi negativi sul nostro turismo non devono essere sottovalutati.

Italiani, torna la voglia di viaggiare: ma in Italia e in modo sostenibile

Voglia di viaggiare, soprattutto nel nostro Paese e con un occhio attento alla sostenibilità: ecco i desideri degli italiani rispetto al viaggio, sia esso per vacanza o per lavoro. Dopo le limitazioni imposte dalla pandemia, i nostri connazionali ora hanno voglia di ritornare a muoversi: lo evidenzia l’osservatorio EY “Future Travel Behaviours” effettuato su un campione di oltre 1.000 soggetti. I risultati, ottenuti sia con rilevazioni esplicite che attraverso tecniche di neuroscienze cognitive, hanno permesso di individuare le intenzioni e le attitudini degli italiani nel 2022 e di delineare nuovi profili dei viaggiatori. Infatti,  i comportamenti non sono più quelli che conoscevamo prima del Covid.

L’auto il mezzo di trasporto preferito

L’Osservatorio evidenzia che nel 2021 ben l’80% degli italiani ha ripreso a viaggiare, soprattutto per leisure. E per il 2002 le previsioni sono rosee, con il 60% che afferma di voler tornare alle abitudini di viaggio pre-pandemia e 1 su 4 che desidera addirittura aumentare il numero di viaggi. Due intervistati su tre dichiarano di voler viaggiare nel nostro Paese, mentre un 6% di italiani ha pianificato di lavorare da remoto in un luogo di villeggiatura.  Tra i mezzi di trasporto preferiti per i viaggi nel 2021, l’auto privata è sempre al primo posto sia per andare in vacanza (64% del campione) che per viaggi di lavoro (60%). Tra i fattori che influenzano maggiormente le scelte dei viaggiatori, comodità e prezzo rimangono ai primi posti, ma ben il 74% degli interpellati dichiara di aver effettuato scelte di viaggio con un occhio di riguardo all’ambiente. A livello di trasporti, l’aereo è percepito come mezzo meno ecosostenibile, con una relativa crescente attenzione alle iniziative di riduzione dell’impatto ambientale di tale tipologia di viaggio: ad esempio 2/3 degli intervistati è disposto a pagare un sovraprezzo per garantire la compensazione delle emissioni di CO2 dei propri viaggi a medio e lungo raggio. Se dall’analisi delle scelte esplicite emerge che il 46% considera importante o molto importante l’impatto delle proprie scelte sull’ambiente, i test impliciti confermano la crescita di ansia verso i problemi ambientali, evidenziata nel 75% del campione (era il 67% nella scorsa edizione).

L’Italia è la meta più gettonata

Rispetto al 2020 si è ridotta di quasi 10 punti la percentuale di coloro che hanno dichiarato di non aver effettuato alcun viaggio, mentre raddoppia la percentuale di chi ha viaggiato più di 5 volte all’anno. Per coloro che hanno ripreso a viaggiare l’Italia rimane la meta preferita dal 67% del campione, ma è in aumento anche la percentuale di coloro che desiderano trascorrere le vacanze all’estero (33%). Anche per i viaggi di lavoro il nostro Paese è la meta preferita: 89% contro l’11% che immagina di dover trascorrere un periodo all’estero per questioni professionali. 

Dall’inizio della pandemia gli italiani hanno uno stile di vita più green 

La pandemia ha indirizzato i consumatori verso scelte più sostenibili, soprattutto sull’uso della plastica, il packaging e il tema della riciclabilità. Da quando è iniziata la pandemia la sensibilità da parte dei consumatori sui temi relativi alla sostenibilità è aumentata. Il 66% degli italiani conduce infatti uno stile di vita più sostenibile, e il 36% sarebbe disposto a spendere di più per prodotti green. Lo rivela il sondaggio The Green Response Survey 2021, condotto da Essity, azienda attiva nei settori dell’igiene e della salute, sull’impatto della pandemia sui comportamenti di consumo sostenibile.

Si presta più attenzione all’impatto ambientale dei prodotti

Quando acquista prodotti per l’igiene, un italiano su 5 presta attenzione al loro impatto ambientale, e il 17% cerca prodotti facilmente riciclabili. Per i prodotti green e sostenibili cambia anche la propensione a spendere, il cosiddetto ‘willingness to pay’. Gli italiani, infatti, accetterebbero di pagare un prezzo più alto per prodotti che possono essere riciclati o compostati dopo l’uso (36%), composti da materiali rinnovabili (31%) o da materiale di origine naturale (31%), con imballaggi fatti di materiali riciclati o rinnovabili (29%) o realizzati localmente (27%).

Abbattere la distanza tra intenzioni e comportamenti sostenibili

Anche il cambiamento climatico rientra tra gli interessi dei consumatori italiani. In particolare, aumenta l’ottimismo per l’azione individuale dei singoli. Secondo il Green Response gli italiani sono tra i più ottimisti al mondo quando si parla del proprio impatto positivo sul cambiamento climatico. Il 70% crede infatti che i comportamenti più rispettosi per l’ambiente possano rallentare il riscaldamento globale. Tuttavia, continua a essere presente una distanza tra intenzioni e comportamenti di acquisto/stili di vita sostenibili. Per questo Essity approfondirà il tema insieme a Legambiente, che a partire da febbraio 2022 affiancherà l’azienda in un progetto di informazione e sensibilizzazione sugli stili di vita sostenibili per ridurre questo gap, riferisce Adnkronos.

Scelte dei consumatori determinanti per la transizione ecologica delle aziende

“Negli ultimi anni, la sensibilità delle persone alle tematiche ambientali è cresciuta a una velocità senza precedenti – afferma Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente -. La pandemia e la crisi climatica sempre più evidente hanno senz’altro accelerato questo processo. La sfida di oggi è quindi trasformare questa crescente attenzione nel protagonismo di un numero sempre maggiore di persone a fare la propria parte. Questo processo ci aiuterà a migliorare la nostra qualità della vita e a tutelare gli equilibri del Pianeta. Una maggiore consapevolezza nelle scelte dei consumatori è un fattore determinante anche per la transizione ecologica delle aziende, spingendo al costante miglioramento ambientale di prodotti e servizi, e di sollecitazione delle Istituzioni nell’adottare sempre più strumenti in grado di accompagnare questo cambiamento necessario”.

Nuovo bonus mobilità sostenibile, ecco come fare per usufruire dell’agevolazione

Il successo di monopattini elettrici, ebike e altri mezzi “green” è sicuramente in gran parte da attribuire al bonus mobilità sostenibile, l’incentivo fiscale introdotto dal Governo l’anno passato. Un vantaggio che torna anche nel 2022, con alcune novità. In estrema sintesi, ci sono nuove regole per chi ha sostenuto spese per l’acquisto di mezzi e servizi di mobilità a zero emissioni e ha rottamato un vecchio veicolo di categoria M1. Le ultime regole in merito alla richiesta dell’incentivo sono contenute nel provvedimento recentemente firmato dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate che definisce i criteri e le modalità di fruizione dell’agevolazione prevista dal Decreto Rilancio (art. 44 comma 1-septies del DL n. 34/2020) e approva il modello di comunicazione che i contribuenti dovranno trasmettere alle Entrate a partire dal 13 aprile e fino al 13 maggio 2022. Il credito, utilizzabile esclusivamente nella dichiarazione dei redditi, è fruibile non oltre il periodo d’imposta 2022.

Bonus mobilità sostenibile, di cosa si tratta

Come spiega una nota di Adnkronos, il bonus è un credito d’imposta, nella misura massima di 750 euro, riconosciuto alle persone fisiche che, dal 1° agosto 2020 al 31 dicembre 2020, hanno sostenuto spese per l’acquisto di biciclette, monopattini elettrici, ebike, abbonamenti al trasporto pubblico, servizi di mobilità elettrica in condivisione (sharing) o sostenibile. Per accedere all’agevolazione, nel limite complessivo di spesa di 5 milioni di euro, è necessario aver consegnato per la rottamazione, nello stesso periodo, contestualmente all’acquisto di un veicolo, anche usato, con emissioni di CO2 comprese tra 0 e 110 g/km, un secondo veicolo di categoria M1 rientrante tra quelli previsti dalla normativa in materia (art. 1, comma 1032 della legge n. 145/2018).

I passaggi per ottenere l’agevolazione

Per fruire del bonus mobilità occorrerà comunicare alle Entrate, dal 13 aprile al 13 maggio 2022, l’ammontare delle spese sostenute e il credito d’imposta richiesto inviando il modello approvato con il Provvedimento di oggi utilizzando il servizio web disponibile nell’area riservata del sito o i canali telematici dell’Agenzia. Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente nella dichiarazione dei redditi in diminuzione delle imposte dovute e può essere fruito non oltre il periodo d’imposta 2022. Entro 10 giorni dalla scadenza del termine di presentazione dell’istanza sarà resa nota la percentuale di credito d’imposta spettante a ciascun soggetto richiedente, sulla base delle richieste ricevute e tenuto conto del limite di spesa di 5 milioni.

Covid e lavoro: rallenta la crescita occupazionale

I dati Istat indicano che il Covid ha rallentato la crescita del tasso di occupazione: se dal 2016 al 2019 il tasso di occupazione è cresciuto costantemente, nel 2020 la pandemia ha fatto scendere il dato al 58,1%. Ma quali sono i settori più colpiti dalla pandemia e quali quelli in ripresa? Quanti i rapporti di lavori cessati e attivati? E quali le nuove professioni più richieste? A queste domande rispondono Adnkronos ed Expleo attraverso l’analisi dei dati del Ministero del Lavoro, dell’Istat, di Unioncamere-Anpal, Sistema Informativo Excelsior, e di OECD, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Nel 2020 i rapporti di lavoro attivati diminuiscono del 20%

Dai dati del Ministero del Lavoro sui primi tre trimestri tra il 2017 e il 2021 risulta che nel 2020 si è registrata una diminuzione del 20% nei rapporti di lavoro attivati. La tendenza è tornata però positiva nei primi tre trimestri del 2021, con una ripresa del 15%. Per contro, il 2020 ha registrato un numero decisamente più contenuto di rapporti di lavoro cessati. Un dato legato anche al blocco dei licenziamenti introdotto dal Governo, prorogato fino ad aprile 2022.
Complessivamente, nei tre anni considerati sono stati attivati l’8% in meno di contratti di lavoro. E a livello di tipologia di contratto domina il tempo determinato, che nel 2021 rappresenta il 70% del totale, contro il 15% del tempo indeterminato.

Meno lavoro in quasi tutti i settori

Il 2020 ha portato poi un calo considerevole nei rapporti di lavoro attivati quasi in tutti i settori, a eccezione del personale domestico, che nei primi tre trimestri dell’anno segna un aumento del 37%. Nel 2021 invece la maggior parte dei rapporti è stata attivata nel settore PA, Istruzione e Sanità (16,3% del totale). Significativa anche la ripartenza del settore alberghiero e ristorazione, che segna +11% di contratti attivati rispetto all’anno precedente.
Dal primo trimestre 2018 al terzo trimestre 2021 i dati Istat segnalano però un aumento generalizzato del tasso di posti vacanti, che si attesta attorno allo 0,7%-0,8%. Solo nei primi sei mesi del 2020 si registra un decremento del tasso dei posti vacanti, attestato tra 0,5% e 1%, contro il 2-2,1% del terzo trimestre 2021.

Competenze digitali e green domineranno le professioni del futuro 

Il settore che registra un più alto tasso di posti vacanti è quello delle costruzioni (3,3%), seguito da alloggi e ristorazione (2,9%), e attività professionali, tecniche e scientifiche (2,4%). Ma in linea con la transizione ecologica e la digitalizzazione, le figure professionali maggiormente richieste nei prossimi anni saranno quelle con specifiche competenze digitali (circa 2 milioni di lavoratori) e quelle con competenze green (circa 2,3 milioni).
In ogni caso, dal 2013 al 2020, si nota un costante seppur minimo incremento nel grado di soddisfazione degli occupati. E i più soddisfatti sono i lavoratori del Trentino Alto Adige, con un valore medio del 7,9, seguiti da quelli della Valle d’Aosta (7,7) e della Lombardia (7,6).

I lavori in somministrazione più richiesti nel 2022

Le oscillazioni dell’attività economica registrate in questi due anni di pandemia hanno determinato problemi di scarsità di manodopera in diverse aree, e un turnover più o meno forzato che ha prodotto, per chi cerca lavoro oggi, numerose opportunità di inserimento. Jobtech ha condotto un’analisi sulle cinque professioni più richieste nel 2022 tra gli annunci in somministrazione nel mondo del retail, logistica, call center, hospitality e Ho.Re.Ca. Secondo Jobtech, un fenomeno in enorme crescita sono i dark store, i punti vendita che si occupano esclusivamente dello shopping online. I dark store rappresentano un ambito pronto ad assumere migliaia di dipendenti in tutta Italia: è prevista infatti la creazione di micro centri di distribuzione di quartiere in cui lavoreranno solo rider, ‘picker’, persone deputate alla preparazione degli ordini, e ‘packer’ (magazzinieri) e store manager.

Responsabili della logistica focalizzati sulla soddisfazione del cliente finale

Il responsabile della logistica in un’azienda diventerà un ‘responsabile della soddisfazione del cliente’. Quindi dovrà occuparsi dell’analisi e l’automazione nei centri di evasione ordini, pianificazioni di percorsi, conferma della disponibilità del cliente a ricevere la spedizione. Tutto ciò richiede personale formato, digitale ed esperto, riporta Italpress.

Camerieri e operatori di contact center da remoto

La pandemia ha stravolto il comparto, producendo un drastico turnover della forza lavoro. Ciò comporterà, per il 2022, una spinta alle assunzioni di camerieri, barman, chef e pizzaioli. Le opportunità non mancheranno soprattutto per professionisti con esperienza, a cui si devono però garantire tutele e diritti. Ma una delle cause della Great Resignation è la richiesta un miglior bilanciamento tra vita e lavoro. I sostenitori della Yolo Economy (You Only Live Once, si vive una volta sola), potranno quindi contare sulle numerose opportunità da remoto offerte dal mondo dei call center.

Contabili esperti di sostenibilità

Quello della contabilità è un settore che si è rivelato particolarmente appetibile per chi cerca un lavoro nel 2021. Prima di tutto le donne e chi cerca opportunità di remote working. Nel 2022 ci saranno opportunità soprattutto per chi, oltre alle skill richieste dal settore, vanterà competenze nella sostenibilità. I contabili saranno sempre più strategici per l’approccio green di un’azienda.
“Il lavoro in somministrazione rappresenta spesso il punto di partenza, o di ripartenza, della forza lavoro – dichiara il fondatore di Jobtech -. Ed è una buona notizia che per loro il mercato offra numerose opportunità di inserimento. Colmare il mismatch tra domanda e offerta rappresenterà per il 2022 la vera sfida da affrontare per dare spinta allo sviluppo del Paese. In un momento storico di profondo cambiamento il lavoro del futuro dovrà essere ibrido, in parte remoto e in parte in presenza, digitale e sicuro”.

Export lombardo a 33,2 miliardi di euro: torna ai massimi

Ottime notizie e altrettanto ottime performance per l’export lombardo. Come rivela il rapporto di Unioncamere Lombardia sul commercio estero nel terzo trimestre 2021, la Regione tocca i valori massimi. Il valore delle esportazioni originate dalla Lombardia rimane oltre i 33 miliardi di euro e le importazioni si attestano oltre i 36 miliardi complessivi, anche a causa dell’aumento dei prezzi, per cui il deficit commerciale sale a 3,1 miliardi di euro. L’analisi dell’andamento delle quantità scambiate conferma che c’è un “effetto prezzi” sull’incremento dei dati in valore. Infatti l’export registra per le quantità una flessione congiunturale del 12,8% e l’import del 4,5%, entrambe superiori alle corrispondenti flessioni congiunturali dei dati in valore.

I settori che trainano la ripresa
Tra i settori produttivi più dinamici, quello legato ai metalli e alle loro produzioni si conferma forte motore della ripresa (+34,6% su base tendenziale) con effetti positivi sulla performance della maggior parte delle provincie. Altri contributi significativi derivano dall’export dei mezzi di trasporto (+29,7%) grazie alla ripresa dell’export di aeromobili e delle sostanze e prodotti chimici (+23,0%). Finalmente recuperano i livelli pre-crisi anche i prodotti tessili, pelli e accessori (+17,0% tendenziale e un dato superiore del +4,3% rispetto al 3° trimestre 2019). Buono l’andamento di computer e apparecchi elettronici (+12,9%) mentre restano in negativo gli articoli farmaceutici (-2,5% tendenziale) che non hanno ancora recuperato i livelli 2019 (-9,5%).

Le migliori performance a livello provinciale
L’incremento tendenziale interessa tutte le provincie lombarde. Rispetto al terzo trimestre 2019 gli aumenti più rilevanti sono quelli di Varese (+29,4% grazie a un forte incremento dell’export di mezzi di trasporto/aeromobili), Sondrio (+17,6% trainato dai prodotti alimentari e chimici, Cremona (+19,7%), Brescia (+18,9%), Mantova (+15,9%) e Lecco (+11,6%), queste ultime spinte dell’export di metalli di base e prodotti in metallo. Buona la crescita della provincia di Monza e Brianza (+7,2%) anch’essa trainata dai metalli di base e prodotti in metallo. Crescono anche Bergamo (+6,9%) grazie alle sostanze e prodotti chimici e Milano (+3,1%) sostenuta dalla ripresa dell’export di prodotti tessili, abbigliamento pelli e accessori. Como si attesta attorno ai livelli 2019 (+0,1%) con le migliori performance per mobili, attrezzature mediche e sostanze e prodotti chimici. Scontano ancora un gap negativo con il 3° trimestre 2019 Lodi (-5,0%) a causa del rallentamento dell’export di computer e apparecchiature elettroniche e Pavia (-10,8%) con segni negativi diffusi alle principali tipologie di prodotto dell’export provinciale.

Italiani e società: in Italia si leva l’onda dell’irrazionale

Accanto alla maggioranza ragionevole e saggia in Italia si leva un’onda di irrazionalità: per il 12,7% degli italiani la scienza produce più danni che benefici, e per il 5,9%, pari a circa 3 milioni di persone, il Covid semplicemente non esiste. Inoltre, per il 10,9% il vaccino è inutile e per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie. È la società irrazionale: una sorta di sonno della ragione, una fuga fatale nel pensiero magico che pretende di decifrare il senso occulto della realtà. E se si osserva una irragionevole disponibilità a credere a superstizioni premoderne, pregiudizi antiscientifici, teorie infondate e speculazioni complottiste, la ‘colpa’ non è solo della pandemia. 

L’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale

Dalle tecno-fobie, con il 19,9% degli italiani che considera il 5G uno strumento per controllare le menti delle persone, al negazionismo storico-scientifico, per il quale il 5,8% è sicuro che la Terra sia piatta e il 10% è convinto che l’uomo non sia mai sbarcato sulla Luna, stiamo precipitando nell’irrazionalità.
La teoria cospirazionistica del ‘gran rimpiazzamento’ ha invece contagiato il 39,9% degli italiani, certi del pericolo della sostituzione etnica, e tutto ciò accade per interesse di presunte élite globaliste. L’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale, sia le posizioni scettiche individuali, sia i movimenti di protesta, e si ritaglia uno spazio non modesto nel discorso pubblico, conquistando i vertici dei trending topic nei social network, scalando le classifiche di vendita dei libri, occupando le ribalte televisive.

L’insoddisfazione sociale genera la ricusazione del paradigma razionale

L’irrazionale che oggi si manifesta nella società non è una distorsione legata alla pandemia, ma ha radici socio-economiche profonde, seguendo una parabola che va dal rancore al sovranismo psichico, e che evolve diventando il gran rifiuto degli strumenti con cui in passato abbiamo costruito benessere e progresso: scienza, medicina, farmaci, e innovazioni tecnologiche. Questo perché siamo entrati nel ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali. Bassa crescita economica e ridotti ritorni in termini di gettito fiscale innescano infatti la spirale del debito pubblico, una diffusa insoddisfazione sociale e la ricusazione del paradigma razionale.

“Si viveva meglio in passato”

Di fatto, la fuga nell’irrazionale è l’esito di aspettative soggettive insoddisfatte. Infatti, l’81% degli italiani ritiene che oggi sia molto difficile per un giovane vedersi riconosciuto nella vita l’investimento di tempo, energie e risorse nello studio. Tanto che il 35,5% è convinto che non conviene impegnarsi in una laurea o in una specializzazione, per poi ritrovarsi invariabilmente con guadagni minimi e rari attestati di riconoscimento. Inoltre, per due terzi degli italiani, il 66,2%, nel nostro Paese si viveva meglio in passato. Segno, questo, di una corsa percepita verso il basso.

Recupera l’industria di Milano, Monza Brianza e Lodi: livelli superiori al pre lockdown

L’area di Milano, Monza Brianza e Lodi conferma la sua vocazione di zona ad alto tasso di produttività e resilienza: lo dimostra, nel caso ce ne fosse bisogno, l’andamento dell’economia locale, che a settembre 2021 mette a segno risultati migliori di quelli pre lockdown. L’unica, vera criticità è data le difficoltà di approvvigionamento sui mercati che riflettono – attraverso l’incremento dei prezzi – il disallineamento tra crescita della domanda e rigidità dell’offerta.

Industria, congiuntura positiva

Come evidenziato dalle elaborazioni del Servizio Studi della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, i dati della congiuntura dell’industria relativa al terzo trimestre 2021 appaiono positivi. Nell’area lombarda in esame sono in aumento, rispetto a due anni fa, produzione, fatturato e ordini. Tanto che nel terzo trimestre 2021 hanno superato i livelli dell’analogo periodo del 2019, quando ancora non si parlava di lockdown. E, proprio per evitare l’effetto distorsivo indotto dalle chiusure,  l’analisi confronta i dati con i valori registrati nel terzo trimestre 2019, sia rispetto alla dinamica produttiva sia per fatturato e degli ordini. A livello congiunturale – rispetto al secondo trimestre 2021 – crescono l’area metropolitana milanese e brianzola, mentre si registra un calo per la provincia di Lodi. Permangono tra i segnali negativi le difficoltà di approvvigionamento sui mercati che riflettono – attraverso l’incremento dei prezzi – il disallineamento tra crescita della domanda e rigidità dell’offerta.

Milano, bene l’industria cittadina

Per quanto riguarda il capoluogo di Regione, si registra nel terzo trimestre 2021 un aumento congiunturale rispetto al secondo trimestre 2021 della produzione industriale e del fatturato milanese (+1,3% e +1% destagionalizzato), inferiori però al dato lombardo (rispettivamente +2,5% e +1,9%). come si legge nel rapporto, “Per gli ordini, la progressione congiunturale è invece molto più marcata per l’industria milanese rispetto alla manifattura regionale sia per il mercato interno (rispettivamente +5,3% e +3% destagionalizzato) che estero (+4,7% e+1,3% destagionalizzato). Passando all’analisi tendenziale, il terzo trimestre 2021 ha consentito all’area metropolitana milanese – con riferimento alla produzione – di superare il livello pre-pandemia del terzo trimestre 2019 (+6,6% in due anni). Se si considera la crescita netta del fatturato, sempre raffrontata al terzo trimestre 2019, l’aumento è del +10,5%. In relazione al portafoglio ordini, si registra un livello superiore a quello relativo al terzo trimestre 2019 (+16,6% in due anni), con performance migliore della manifattura lombarda (+13,3%). I mercati interni hanno ripreso la crescita in modo molto più incisivo (+17,9%) rispetto alla componente estera (+14,2%)”.

Isee 2022, cosa cambia per il calcolo e le prestazioni richieste

Nel 2022 si stima un boom di richieste dell’Isee, l’Indicatore della situazione economica equivalente, sia perché saranno ammesse alcune agevolazioni per le quali l’Isee non era previsto sia perché la platea degli aventi diritto a vecchi e nuovi bonus dovrebbe allargarsi. A causa del Covid crisi la economica e il mercato del lavoro hanno infatti ‘castigato’ le famiglie abbassando il loro reddito. Ne consegue un sensibile ridimensionamento anche del loro Isee, e verosimilmente, anche un aumento delle richieste. Come ricorda laleggepertutti.it, nel 2022 oltre a un aumento del numero delle prestazioni, ci sarà un altro modo di calcolare la dichiarazione sostitutiva unica che porta alla definizione dell’Indicatore. 

Come ottenerlo per avere diritto a bonus e detrazioni

L’Isee stabilisce la ricchezza di un nucleo familiare attraverso i dati relativi al reddito e al patrimonio dei componenti del nucleo e tiene conto di altri fattori, come la presenza di eventuali portatori di handicap. Questo indicatore viene richiesto per numerose prestazioni socio-assistenziali, cioè per avere diritto a bonus e detrazioni. Per ottenere l’Isee è possibile rivolgersi a un centro di assistenza fiscale (un Caf), o accedere con il proprio Spid al sito dell’Inps e compilare la dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) per la richiesta dell’Isee.

Assegno unico dei figli, superbonus 110%, bonus acquisto prima casa per under 36

Dal 2022 viene allargato il numero delle prestazioni per le quali l’Isee sarà richiesto come requisito indispensabile per poterne beneficiare. Tra le prestazioni per le quali, finora, veniva richiesto l’Isee a una determinata soglia a seconda del bonus o della detrazione in oggetto, rientravano il reddito di inclusione (Rei), il reddito di cittadinanza, la pensione di cittadinanza, le prestazioni socio-sanitarie, la riduzione della tariffa per mensa scolastica e asilo nido, il bonus per i libri scolastici, la riduzione per tasse universitarie e borse di studio, il bonus per luce, gas e acqua, la riduzione per la tassa rifiuti, il bonus bebè. A queste prestazioni dal 2022 si aggiungono l’assegno unico dei figli, il superbonus 110% per le villette (limite a 25mila euro), e il bonus sull’acquisto della prima casa per gli under 36 (limite a 40mila euro).

Novità sul concetto di nucleo familiare

Dal 2022 per ottenere l’Isee alcuni passaggi resteranno identici a quelli previsti in passato, mentre altri sono stati modificati. Si parte sempre dall’individuazione del numero dei componenti del nucleo familiare su cui calcolare l’indicatore. Il riferimento è quello della famiglia anagrafica al momento della presentazione della Dsu, e i figli vengono calcolati nell’Isee del genitore con cui convivono, anche se risultano fiscalmente a carico dell’altro genitore. Ma l’arrivo dell’assegno unico sui figli porterà in alcuni casi delle novità sul concetto di nucleo familiare, e quindi, sul calcolo dell’Isee. Se finora l’assegno familiare (Anf) aveva come riferimento il reddito, e non l’Isee, del richiedente, che poteva essere un solo genitore, con il nuovo assegno unico andranno sommati i redditi e i patrimoni mobiliari e immobiliari di entrambi i genitori.